Due geografi e un nemico comune: l'Austria

Due geografi e un nemico comune: l'Austria

di Luigi Sardi

Due uomini diversissimi per credo politico ma con la geografia e l’alpinismo come profonda passione comune. Due personaggi entrati di prepotenza nella storia in quell’epoca che vedeva l’Europa scivolare dalla «belle epoque» nell’inutile strage poi chiamata Grande Guerra: Giuseppe Perrucchetti, monarchico, fondatore del Corpo degli Alpini e Cesare Battisti, socialista, tenente delle Penne Nere. Due esistenze quasi parallele a cominciare da quell’essere nati sotto l’Austria.

Infatti Perrucchetti nacque nel luglio del 1839 a Cassano D’Adda quando in Lombardia c’erano gli austriaci e Battisti era nato nel 1875 nella Trento Austriaca; il lombardo se ne andò dalla sua terra nel 1859 e si rifugiò nel Piemonte dei Savoia e il trentino, abbandonata l’Austria, entrò con regolare passaporto nel Regno d’Italia il 12 agosto del 1914, nei primi giorni del conflitto «per assumere nel Regno il più alto compito di banditore della guerra all’Austria» (pag. 238 di Trentino, maggio 1935, XIII E.F. rivista fondata dalla Legione Trentina).

Tutti e due ebbero come imperatore Francesco Giuseppe poi come re Vittorio Emanuele III. Entrambi ricoprirono cariche parlamentari: Battisti era deputato per la città di Trento al Parlamento di Vienna e Perrucchetti venne nominato Senatore del Regno nel 1912 dal Re d’Italia quando per raggiunti limiti di età fu posto in «posizione ausiliaria».

Combatterono tutti e due come tenenti, l’uno a Custoza nel 1866 e Battisti sul monte Corno nel 1916 dove, tradito da due disertori, venne catturato. Appunto il 1916. Il 12 luglio Battisti veniva ucciso nella tragica fossa del Castello del Buonconsiglio e il 5 ottobre Perrucchetti cessava di vivere nella sua casa di Courgnè nel cuore del Piemonte per un improvviso malore.

Un altro punto in comune: Perrucchetti cominciò le sue escursioni nel Tirolo Meridionale per esaminare il terreno, tracciare mappe, disegnare la dislocazione dei forti austriaci, studiare gli usi e i costumi dei trentini residenti nelle zone di confine con il Regno d’Italia. Lo stesso lavoro venne compiuto, era il 1913, da Battisti entrato a far parte del nascente Servizio Informazioni del Regio Esercito fin dal 1902.  Anche lui studiò, misurò, disegnò le zone di confine fra il Trentino e la Lombardia.

Perrucchetti trascrisse i suoi studi nel volumetto intitolato «Il Tirolo, saggio di geografia militare» stampato a Torino nel 1874. Anche Battisti pubblicò i suoi studi geografici nella Guida militare n.12 stampata a cura dell’Ufficio di Stato Maggiore del Regio Esercito un anno prima che nell’Europa scoppiasse la guerra.  Anche se è comune lo spirito risorgimentale che vedeva nell’Austria il «secolare nemico», la differenza è abissale.

Perrucchetti era italiano nel Piemonte dei Savoia, usciva dalla Regia Militare Accademia di Ivrea e fece la carriera alla scuola di guerra di Torino. Era ufficiale del Regio Esercito e il suo era il lavoro del soldato.  Battisti era austriaco e giornalista nella Trento austriaca. Appunto quell’essere giornalista gli vietava tassativamente di essere informatore attorno ai progetti militari austriaci nel Trentino.

L’ufficiale del Regio Esercito spiegava nel prologo del suo lavoro intitolato Il Tirolo, di aver preso in esame «la configurazione del teatro di guerra [con l’Austria], considerando la disposizione delle linee che segnano i limiti fra esso e gli Stati finitimi» poi illustrava «la sua struttura fisica, distinguendo le regioni o zone ricche e di facile praticabilità che agevolano lo svolgimento delle operazioni militari, da quelle che vi arrecano impedimento» e infine elencava «la rete delle strade ordinarie e ferrate».

Lo studio militare, molto dettagliato e complesso, appare come difensivo ma nel capitolo intitolato Generalità sullo scacchiere del Tirolo, quello spingersi verso il fiume Inn può far pensare anche al profano dell’arte militare, come a un piano offensivo. Indicando che l’Austria «può, a piacimento, sboccare nel Tirolo verso la Lombardia o verso il Veneto» e spiegando «la comoda rete stradale e ferroviaria della pianura lombardo-veneta», tracciava tre direttrici utili per trasferire soldati e armi a fronteggiare l’invasore o invadere le terre di Francesco Giuseppe.

Una di queste partendo da Venezia e passando per Treviso e Conegliano arrivava a Vittorio (Veneto venne aggiunto negli anni Venti) dove l’esercito austro ungarico subì nel 1918 la sconfitta decisiva.
Incentrato su finalità militari, lo studio di Perrucchetti è, dal punto di vista geografico, molto preciso ma, ovviamente, è meno intenso e meno importante del saggio di geografia fisica e antropogeografia Il Trentino di Cesare Battisti stampato il 9 settembre del 1898 dove l’autore (p.29 della prima edizione curata dallo stampatore Giovanni Zippel, nda) sembra enunciare quel credo che lo accompagnerà nella sua lotta all’Austria: «Gli studi etnografici, del pari che la dialettologia, il folklore e l’antropologia, ebbero inizio nel Trentino non tanto come ricerca scientifica quanto come strumenti di lotta dei germanofili, che tendenziosamente cercavano di dimostrare la prevalenza dell’elemento germanico nella formazione delle popolazioni del Trentino e che da questa pretesa prevalenza traevano argomenti per vantare dei diritti. Questi studi – determinati da lotte più o meno palesemente politiche – non potevano non riuscire inquinati da spirito di parte, specie nei primi decenni della seconda metà del secolo, quando più acuto era l’antagonismo fra la razza italiana e la germanica. Di qui le esagerazioni che si ebbero da una parte e dall’altra, la varietà degli argomenti assai spesso cavillosi, la retorica imperante al posto della critica, il degenerare degli studi in astiose polemiche personali».

Il grandioso e completo studio sul Trentino di oltre 100 anni fa, colloca il geografo Battisti fra gli scienziati con interessi profondamente sociali. Fu lui a scoprire il Trentino per i trentini, ricostruire forse per la prima volta il corso di torrenti e fiumi, studiare il minifondo, i problemi delle malghe, della mezzadria, delle servitù militari accentuate dall’Austria man mano che da parte del Regno d’Italia, nel crescere del «fastidio» conseguente all’alleanza con Vienna. Era quella l’epoca dove a nord di Borghetto si accennava al «perfido nemico del sud» e nelle piazze a sud del borgo di confine si gridava contro «il barbaro nemico del nord». Da sottolineare in questo cinquantesimo anniversario dell’alluvione del 4 novembre 1966, le ricerche su acque, fiumi, torrenti, sorgenti compiute da Battisti sono stati capitoli letti quando si trattò di affrontare il dopo alluvione e, per così dire, ricostruite il Trentino in attesa della prossima, inevitabile catastrofe metereologica.

Nelle sue intrusione nel Tirolo, Perrucchetti aveva perfettamente scoperto e capito lo spirito delle compagnie Schὓtzen del Welschtirol e aveva compreso due necessità: poter riunire ed armare i difensori delle Alpi in luoghi più prossimi alla frontiera e portare la forza di questi difensori a un numero più elevato i battaglioni formati da montanari provinciali, cioè persone esperte del territorio sul quale dovevano combattere. Eccolo riprendere l’ordinamento militare usato dall’Austria nel Tirolo e fondare i «riparti alpini» ideati da quell’esperto di topografia, strategia militare e difesa dei confini, padre di un corpo militare reclutato nelle stesse vallate alpine da difendere. Era un’idea rivoluzionaria in un’epoca dove la recluta piemontese veniva inviata in Calabria o in Sicilia e dove le reclute delle regioni del sud venivano trasferite al nord con lo scopo di far conosce l’Italia agli italiani. Il progetto di Perrucchetti si concretizzò nel 1872 quando il Ministero della Guerra creò le prime compagnie alpine.

Lo scorso 24 settembre a Courgnè si è idealmente saldata – anche se nessuno in Piemonte e nel Trentino se ne è accorto – la storia dei due geografi. Nella borgata piemontese è stato commemorato, con una sfilata di Penne Nere e l’intervento del sindaco Beppe Pezzeto, il centenario della morte del generale e nello stesso giorno è stato celebrato il novantacinquesimo anniversario della fondazione della sezione Ana di Ivrea e gli 86 anni del Gruppo Alpini di Courgnè.

Manifestazioni sobrie e piene di pubblico. Il giorno prima a Trento, nel teatro Santa Chiara e patrocinato dall’Ana, veniva presentato con la partecipazione del Coro della Sat, il quinto lavoro teatrale attorno alla morte di Battisti. Nelle settimane precedenti c’erano stati, per commemorare il secolo dalla morte, il Requiem di Verdi al Teatro Sociale magistralmente condotto addirittura da tre cori, la mostra al Castello del Buonconsiglio sulle opere d’arte attorno alla figura di Battisti, un film e sempre al Buonconsiglio la celebrazione ufficiale accompagnata e seguita da altre manifestazioni come quelle – sono 7 – organizzate a Rovereto.

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