Un bambino senza respiro E un altro che respirerà a Trento

di Matteo Lunelli

È trascorso meno di un anno dalla foto di Aylan, il bambino con i pantaloncini corti e la maglietta rossa, morto in mare e rinvenuto su una spiaggia, cullato dalle onde dell'indifferenza. Dopo di lui tanti altri: bambini, donne, uomini. Solo numeri per il civile occidente, solamente cifre di un bollettino funebre che non si è mai fermato. Corpi fermi, bocche senza un respiro, occhi chiusi: nessuno conosce la loro storia, il loro nome. Nessuno indaga sui perché. Forse, ma forse, ci indigniamo giusto il tempo di un post su Facebook o di una faccina con le lacrime.

Oggi è arrivata un'altra foto. Un altro numero per il civile occidente. Ma forse quella foto porterà una storia, spero che porti una storia. Perché, forse, solo raccontando i morti si può capire quello che fanno i vivi. Perché, forse, solo raccontando un bambino morto di un anno si possono convincere i vivi a fare qualcosa di meglio. Perché, forse, solo guardando una fotografia che è vergognoso pubblicare si può capire quello che i vivi non vogliono capire.

Mi chiedo cosa è successo, cosa è cambiato dalla foto di Aylan a quella del bambino di un anno senza un nome, senza respiro, senza futuro. Sono cambiati di sicuro i numeri, quelli che il civile occidente continua a conteggiare preoccupato. E poi? La politica non è cambiata. Chi governa continua a dire che farà, vedrà, interverrà, capirà, chiederà, fermerà. Chi non governa continua a riversare odio. Chi gestisce il futuro del mondo dalla propria pagina Facebook continua a urlare che "tanto lì non c'è una guerra", che "tanto qui non c'è posto" e che "tanto ci penseranno i buonisti a ospitarli a casa loro". E poi? La nostra percezione non è cambiata: i numeri sono numeri, e quindi sono freddi e non empatici. Li leggiamo con indifferenza e i giornalisti fanno cifra tonda: "Morti 200 migranti". Che poi siano 207 o 223, che differenza fa? Sono migranti, non persone.

Noi civili occidentali scriviamo il nostro blog, leggiamo distrattamente qualche titolo, condividiamo qualche articolo e guardiamo qualche urlata trasmissione tv. Speriamo che non arrivino al Brennero o che in Trentino non ne arrivino altri. Ieri a Trento ne sono arrivati altri 25: numeri. In tutto ce ne sono 1.085. Numeri. Il tetto è 1.172. Numeri. Arrivano dalla Nigeria (mi piace vincere facile e scommetto nel commento "Ma che guerra c'è in Nigeria?"). Tra di loro una donna incinta: partorirà al Santa Chiara e potrà tenere in braccio la sua creatura. La terrà in braccio proprio come l'uomo barbuto qui sotto. Solo che quel bambino respirerà: un piccola differenza, no?

(Ecco la foto, che in maniera vergognosa e irrispettosa pubblico. Guardatela anche se fa malissimo. Anzi, guardatela proprio perché fa malissimo. E vergogniamoci, almeno un po'. Almeno il tempo di proseguire con i conteggi...)

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