Partire da Milano per sciare tra i sassi

Partire da Milano per sciare tra i sassi

di Lucio Gardin

Dicono, pare, si mormora che la neve sia alle porte. Speriamo non arrivi solo alle porte ma anche alle piste. D'altra parte la aspettiamo tutti. A metà dicembre amici di Milano mi hanno detto che volevano venire a sciare. Ho fatto lo gnorri e gli ho detto: vi porto io! Sono salito sulla loro auto e ci siamo diretti lungo la valle, ma invece di trovare la neve, man mano che salivamo aumentava la temperatura. Prima hanno spento il riscaldamento della macchina, dopo qualche tornante si sono tolti anche il maglione e dopo qualche chilometro hanno abbassato i finestrini.

Abbiamo proseguito su un asfalto secco fra paletti rossi e blu alti due metri che avevano indicato la via alle generazioni passate. A un certo punto abbiamo trovato un po' di neve lungo la strada, ma si capiva che era stata sistemata col badile dagli addetti dell'APT sotto le direttive del Dallapiccola. Arrivati in albergo, il proprietario ci è venuto incontro allargando le braccia sconsolato, «non vi ho detto niente per telefono perché mi fa male la gamba e quando mi fa male arriva sempre la neve». Il milanese ha sorriso «fa lo stesso, si viene in montagna anche per la compagnia».

La sera a cena mentre in pantaloncini corti stavamo mangiando anguria sul terrazzo, un torinese dell'anno prima si avvicina e, a bassa voce, ci rivela che in cima un po' di neve c'è, qualche sciata tra i sassi si riesce a farla. Ma bisogna stare zitti perché se si diffonde la voce è la fine, ci si scanna e si gratta via tutto in poche ore.

Per qualche giorno siamo andati a sciare di nascosto, come i carbonari. Ci davamo appuntamento nella lavanderia dell'albergo e uscivamo in fila indiana vestiti da servitù spingendo dei cesti pieni di biancheria, come fanno nei film americani per evadere di prigione. Eravamo una decina, qualche volta qualcuno si faceva prendere dal nervosismo «se scia in quel modo raschia via tutto, stia più attento!», ma per il resto c'era armonia.

Abbiamo sciato in punta di sci su una esile lingua bianca, quando si rovinava cadendo, cercavamo di rattopparla con le mani. Se arrivava una faccia nuova la guardavamo male, eravamo spietato come naufraghi che si sono razionati i viveri. Però è stato bello ugualmente, anche senza neve. Dopotutto credo sia il sogno di ogni donna di città poter esibire doposci firmati senza la seccatura di dover fare prima lo sci.

www.luciogardin.it

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