Trento è "green", ma non basta

Trento è "green", ma non basta

di Paolo Micheletto

C’è un filo verde che unisce il netto successo di Salvini (con Meloni e Berlusconi) nell’ex Umbria rossa al primo posto di Trento nella classifica di Legambiente sugli ecosistemi urbani. Un filo verde che porterà alle prossime comunali, con il sogno nemmeno tanto nascosto (e tantomeno impossibile) del centrodestra di conquistare le maggiori città del Trentino nel 2020. Verde inteso come colore storico della Lega, anche se Salvini punta sempre più sul blu come connotazione cromatica del suo strabordante successo tutto personale.

Verde come l’ambiente: e se è vero che - nel pieno della presa di coscienza mondiale dell’emergenza climatica grazie anche al movimento giovanile capitanato da Greta Thumberg - il primo posto di Trento tra le città più “green” fa piacere, è anche vero che si può sempre migliorare, anche perché l’affermazione è nella classifica generale, ma Trento non può vantare alcuna vittoria nelle graduatorie specifiche, come le ciclabili o la raccolta differenziata. Insomma, bene ma non benissimo.

L’Italia è quel Paese nel quale anche un’elezione in una regione di 880mila abitanti può provocare conseguenze politiche pesantissime. Di sicuro, dopo il fallimento della prima coalizione composta dal Movimento 5 Stelle e dal Partito democratico, l’esperienza non verrà ripetuta. Né alle prossime elezioni regionali in Italia né tantomeno alle comunali trentine, anche se all’ombra delle Dolomiti questa ipotesi è sempre stata molto lontana dal realizzarsi. I 5 Stelle, quindi, torneranno nel loro isolamento e il Partito Democratico dovrà faticare a fondo per trovare alleati alla sinistra o al centro.

Ma le elezioni umbre “arriveranno” anche in Trentino? Sì, nel senso che è stato superato in maniera definitiva il pasticcio legato a un ipotetico dialogo tra M5S e Pd. E sì, perché le ultime elezioni regionali (tutte, ma proprio tutte) non hanno fatto altro che rafforzare il peso politico di Matteo Salvini, il quale - risultati e sondaggi alla mano - non ha perso elettori con la sua scelta di passare all’opposizione. Anzi, è sempre più forte.

Il 2020 sarà un anno molto importante sui territori: il 26 gennaio si voterà in Emilia-Romagna, poi (con data ancora da definirsi) in Campania, Liguria, Marche, Puglia, Toscana e Veneto. E la conquista da parte della Lega (con Fratelli d’Italia e Forza Italia in ordine d’importanza) anche della regione “rossa” per eccellenza (l’Emilia Romagna) potrebbe dare una spallata definitiva al governo giallorosso guidato da Giuseppe Conte: andare alle comunali di Trento, Rovereto, Pergine, Arco e Riva (solo per citare i centri più grandi, il cui voto avrà una connotazione partitica) con un governo dimissionario potrebbe dare una spinta ancora maggiore alla Lega e ai suoi alleati. Per non parlare poi di un possibile election day tra le comunali trentine (che si terranno in maggio) e le elezioni politiche nel 2020: ma questo si vedrà più avanti.

Di sicuro c’è un sentiero verde che porta alle prossime comunali. Tutto sembra apparecchiato perché sulla Torre Civica di Trento arrivi a sventolare la bandiera della Lega. Dopo la Provincia il Carroccio si preparare ad agguantare il capoluogo.
Davvero il libro è già stato scritto? Dopo Andreatta arriverà un primo cittadino di centrodestra? La città è stata ben amministrata dai sindaci Dellai, Pacher e Andreatta, come dimostrano le diverse classifiche sulla vivibilità e sui servizi della città e come conferma l’incremento turistico. Ma la normale amministrazione non basta più. C’è voglia di cambiare, anche a Trento, e questo desiderio è motivato anche da temi che non riguardano solo la città, ma sono soprattutto nazionali: le battaglie martellanti sulla criminalità e sull’immigrazione che le tv berlusconiane conducono tutte le sere alla fine finiscono per avere effetti anche nelle zone dove quei problemi non esistono, oppure sono ridotti al minimo.

Sì, il centrosinistra potrebbe compiere l’impresa di consegnare agli avversari una città che ha saputo far crescere e portare in testa alle classifiche. Del resto, oggi c’è una folla di possibili candidati ma non si sanno nemmeno i confini di quella che sarà la coalizione di centrosinistra. E le domande sono tantissime: il Pd punterà su un nome nuovo o sugli assessori uscenti? Il Patt cosa farà? L’area che faceva riferimento alla Margherita e all’Upt dove è finita? Quale sarà il ruolo di Futura, unica novità politica degli ultimi anni?
Forse sarà meglio - per il centrosinistra - rispondere a queste domande. E forse non sarà sufficiente, per opporsi all’ondata verde. Trento è ai primi posti nelle graduatorie della vivibilità e dei servizi pubblici ma la coalizione che governa non è certo favorita per le prossime elezioni e c’è la possibilità di un vero ribaltone. Possibile? Di più: probabile.

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