Il gioco di Fugatti sulle risorse

Il gioco di Fugatti sulle risorse

di Ugo Rossi

Dopo tanta baldanza, un anno di ascolto, promesse a tutti di fare tutto e sconti vari, ora si annuncia la legge di bilancio della Provincia e il presidente Fugatti comincia a mettere le mani avanti: «Mancheranno risorse», dice. Peccato che le risorse di cui parla sono i famosi «gettiti arretrati» che sin dal 2009 si sapeva che sarebbero finiti.

Fugatti avrebbe potuto e dovuto saperlo sin dalla campagna elettorale e anche nel suo primo anno di mandato. Oltretutto per 10 mesi di questo primo anno c’era un governo “amico”. Chissà se avrà  scritto per “battere cassa” anche all’ex governo della Lega - Salvini?
Intendiamoci, che il presidente della Provincia manifesti ora l’intenzione di aggiornare il patto di garanzia per provare ad avere più risorse è una buona cosa, persino doverosa direi, visto che il patto stesso, pur avendo fissato per sempre i principi, prevede un aggiornamento dei conti proprio nel 2022. Bene dunque, ma si tratta di un atto dovuto, e non di chissà che novità!

Vedremo di capire con che logica si cercherà di aggiornare i patti, anche se per avere più risorse pare inevitabile cercare di ridurre il nostro concorso, e ciò non potrà certo avvenire lamentando il venire meno degli arretrati (vista la loro natura di arretrati finiscono per definizione) come invece ha detto il presidente.

Intanto, facciamo un po’ di memoria e, quindi, con la massima semplicità possibile, un po’ di ordine, speriamo utile per farsi un’idea su come stanno le cose. Con il patto di Milano del 2009 la Pat lascia allo Stato 568 milioni di euro (per una parte acquisisce in cambio competenze dello Stato, ma deve pagarsele). Lo Stato si impegna a versare soldi spettanti alla Pat che invece si tratteneva negli anni: ecco i “gettiti arretrati” che lo Stato ha versato alla Pat dal 2010 in poi e che si riducono a 50 milioni nel 2022 per poi finire, ovviamente, in quanto, appunto, sono arretrati e non entrate di competenza.

Subito dopo il patto di Milano i governi (tutti i governi, quindi Berlusconi/Lega, Monti, Letta) ad ogni manovra di bilancio aggiungono milioni, che si trattengono, ai 568 del patto di Milano. I bilanci dello Stato piangono (abbiamo rischiato il default con Berlusconi) e allora ne trattengono tanti, fino ad arrivare nel 2014 a 593 che, sommati ai 568 del patto di Milano fanno 1.161.

Allora, per mettere fine a queste continue trattenute che violavano lo Statuto e il patto di Milano, nel 2014, assieme al presidente Kompatscher, abbiamo stipulato il patto di garanzia. Si chiama così perché ha messo uno stop ai prelievi statali, garantendo appunto stabilità e certezza ai nostri bilanci.

Con questo accordo la Pat contribuisce al risanamento del debito dello Stato con 593 milioni, che però si riducono a 379 dal 2019 in poi. Questo anche perché bisognava tenere conto del venir meno dei gettiti arretrati e quindi, bilanciare le entrate.

Quindi, per esempio nel 2022 avremo un calo di gettiti arretrati di 200 milioni ma anche (dal 2019 in poi) maggiori entrate per 214, dovute al minor concorso.
Il patto di garanzia del 2104 ha poi stabilito che allo Stato (come certificato dalla Corte Costituzionale) è ora impedito di aumentare il sacrificio (concorso al risanamento) della Provincia autonoma di Trento. Questo è l’importantissimo elemento di garanzia che rende certe le finanze e che ha dato il nome al patto.

Guardando poi ad altre dinamiche di finanza pubblica, per quanto riguarda l’evoluzione delle entrate, si può tenere conto di un fatto positivo e cioè che si prevede un aumento delle stesse, dovute al miglioramento dell’economia trentina (un stima di almeno 30/40 milioni annui) ma anche di uno negativo per circa 80 milioni di euro di minori entrate, dovuto alla introduzione della flat tax.

Riguardo poi ai rapporti non risolti con lo Stato vi sono altri “gettiti arretrati” e sono almeno 30 milioni annui di accise non corrisposte dallo Stato e a noi dovute.

Un ultimo elemento: il debito della Pat è circa il 6,5% del nostro Pil (quello dello Stato supera il 130%!) e questo è un ulteriore strumento di cui tenere conto per impostare la programmazione finanziaria dei prossimi anni. Noi non siamo una regione ordinaria che vive di trasferimenti nazionali ma un “piccolo stato” che conta sulla ricchezza prodotta sul suo territorio e che quindi deve poter utilizzare, se necessario, anche la “leva” del debito.

Come si vede, e come ho cercato di illustrare, fa bene il presidente Fugatti ad essere ora prudente e pensare ad un aggiornamento del patto di garanzia ma vi sono molti altri aspetti che devono essere approfonditi e affrontati e la prossima legge di bilancio ce ne darà l’opportunità.

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