Turismo trentino: le nuove frontiere

Turismo trentino: le nuove frontiere

di Alessandro Franceschini

La Borsa del turismo montano si è conclusa segnando un’edizione da record: sette conferenze tra Trento e Rovereto, cento relatori, quasi mille partecipanti tra operatori del turismo, amministratori, professionisti, studenti medi e universitari all’interno una manifestazione che ha consolidato il suo ruolo di «incubatore» di idee,  luogo di discussione e di confronto sul mondo del turismo montano e sul futuro di quest’importante comparto dell’economia trentina.

Il tema scelto quest’anno, «I Tesori della montagna», intendeva pensare ai territori di montagna come ad un insieme variegato di eccellenze e di nicchie, caratterizzate da autenticità e originalità ma con una scarsa messa a sistema e una carente valorizzazione sul mercato. I temi affrontati in queste «Giornate» sono stati molti e tutti estremamente attuali, per chi ha a cuore il futuro del turismo montano.

A partire da quello della dotazione ambientale di cui è caratterizzata la nostra provincia, contraddistinta da una ricca stratificazione di segni umani accumulati nel tempo e capaci di creare un dialogo serrato con il sistema naturale circostante. In questa prospettiva, gli Ecomusei, attraverso i quali, da circa vent’anni, il nostro territorio è organizzato, rappresentano un baluardo di grande significato, capace di coinvolgere la comunità locale nella gestione e nella promozione del territorio. Soprattutto nelle sue specificità nascoste, che spesso sfuggono alle guide e agli itinerari ufficiali.

Tra queste eccellenze poco conosciute, un posto di grande interesse è rivestito anche dal sistema di quelli che sono stati definiti come «I cammini del silenzio»: una vera e propria rete di sentieri che s’innerva nel territorio e che riesce a mettere in connessione spazi e luoghi distanti tra loro ma dotati di una medesima attenzione al «sacro». Anche l’architettura può diventare una delle protagoniste di questa nuova visione del territorio: che sia antica, storica o contemporanea, l’architettura può diventare una delle attrattive dei territori di montagna, grazie al dialogo che essa costruisce con la tradizione (o la modernità) e con il paesaggio.

A patto che si sappia puntare sulla qualità del progetto, vero e proprio garante di una differenza sostanziale nella percezione dei luoghi.  
Al termine delle molte iniziative messe in campo per il centesimo anniversario dalla conclusione della Grande guerra, la Borsa si è anche interrogata sulla valorizzazione del patrimonio ereditato da quell’evento bellico e che caratterizza molte parti del Trentino. Una dotazione enorme, unica nel suo genere, che può diventare un originale attrattore di flussi turistici, purché sia aperta alla promozione del tema della Pace e guardi all’Europa come luogo di connessione e di dialogo. Anche l’agricoltura riveste un ruolo significativo nella promozione del turismo, non solo per la sua imprescindibile funzione nella costruzione del paesaggio, nella coltivazione e produzione di prodotti tipici, ma soprattutto per la sua vocazione per l’accoglienza dell’ospite, grazie ad un sistema di agriturismo sempre più in crescita in termini di numeri e di qualità dell’accoglienza.

Durante la Borsa è emerso chiaramente questo concetto: per capire le potenzialità dei nostri territori dobbiamo invertire il «cannocchiale» con il quale siamo soliti guardare al fenomeno del turismo. In questa prospettiva, i territori minori possono svelare grandi potenzialità attrattive, grazie ai tanti piccoli «tesori» di cui sono dotati, capaci di muovere gruppi significativi di turisti. Con la consapevolezza che l’ospite di oggi è un soggetto attento, esigente e curioso, che cerca di vivere esperienza autentiche, a contatto con la natura e dentro un sistema territoriale dinamico e contemporaneo. Chi fugge dalla frenesia delle città cerca, almeno per qualche giorno, un contesto assolutamente diverso. I territori di montagna sono i luoghi naturalmente vocati a questa diversità. A patto che sappiano essere realmente autentici nella proposta e che sappiano valorizzare le nostre potenzialità naturali, storiche e culturali.

Queste edizione della Bitm si è  trasformata, quindi, in una sorta di grande mappa concettuale delle esperienze, molto diversificate, messe in campo negli ultimi anni in Trentino per la valorizzazione del turismo montano. Facendo emergere un messaggio su tutti: il turismo nella nostra provincia potrà crescere ancora se saprà lavorare su più livelli, affiancando alla proposta classica dello sci invernale anche quella estiva (e fuori stagionale) delle eccellenze territoriali, valorizzando e mettendo a sistema i tanti piccoli tesori di cui è dotato il nostro territorio: l’archeologia militare della Grande guerra, i sentieri etnografici e gli ecomusei, i sentieri per i pellegrinaggi laici e religiosi, le architetture alpine tradizionali e contemporanee, i prodotti enogastronomici locali e l’accoglienza autentica del sistema alberghiero e degli agriturismi. Tanti piccoli «ingranaggi» che – se opportunamente messi a sistema – possono generare una straordinaria «macchina» di attrazione turistica.

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