Alcol: una piaga da combattere

di Renzo Dori

L’Adige ha più volte fornito dati sull’uso di bevande alcoliche nella realtà trentina. Il quadro evidenzia una realtà territoriale a più alto consumo pro capite di bevande alcoliche in Italia. Il fenomeno interessa trasversalmente praticamente tutte le età da quelle più giovani (15-18 anni), a quelle adulte, agli anziani e i generi sia maschile che femminile.

Sempre più spesso si beve fuori dai pasti principali e sempre più spesso aumenta tra i giovani e non solo il binge drinking (letteralmente abbuffata alcolica) l’assunzione di diversi tipi di alcolici in breve tempo che porta alla «sbornia» con possibile complicanza fino al così detto coma etilico.

Nella provincia di Trento, nella fascia di età compresa fra i 18 e i 69 anni, una quota di consumatori definiti, a maggior rischio, è pari al 30% a cui corrispondono ben 108.575 persone; sempre in quella fascia d’età i consumatori binge di alcolici è pari al 14% a cui corrispondono 51.424 persone. Se scomponiamo quella fascia d’età in sottogruppi scopriamo che i consumatori di alcol a maggior rischio sono per il 68% fra i 18 e i 24 anni (oltre 21.000 giovani), sono per il 49% fra i 25 e 34 anni (circa 28.000 persone), scendono al 24% nell’età compresa fra i 35 e i 49 anni (circa 30.000 persone) e scendono ancora al 17% fra i 50 e i 69 anni (24.600 persone). Di tutte queste persone il 40% sono uomini e il 20% sono donne.

Questi dati sfatano un luogo comune che vede le persone anziane o comunque avanti con gli anni fra quelle più dedite a consumare alcolici individuando invece nell’età giovane-adulto la percentuale più significative e l’origine attraverso la quale si arriva poi all’alcol dipendenza. Una ricerca di qualche anno fa ha indagato le motivazioni che spingono un giovane al consumo smodato o frequente di bevande alcoliche dando questi risultati: il 36% lo faceva perché risultava divertente, il 25% perché disinibisce ci si sente più «liberi», il 25% perché rende felici, il 14% perché fa dimenticare i problemi e percentuali più basse legate a problemi di socializzazione e erotismo. C’è molto di effimero e di illusorio in quelle risposte che assegnano ad una sostanza (alcol) il “potere” di risolvere problemi che sono e rimangono legati alla persona e al suo essere non facilmente delegabile. Sono motivazioni o atteggiamenti che in qualche modo si incarnano con la fase adolescenziale, ma che poi lasciano un segno pesante sulla salute e rischiano di avviare il giovane all’uso continuato e eccessivo di alcol anche negli anni a seguire generando una sorta di dipendenza.

Troppo spesso non vi è consapevolezza dei danni provocati dall’uso eccessivo e/o continuativo di bevande alcoliche e degli effetti dannosi che provoca sulla persona e sui vari sistemi che caratterizzano il corpo umano: da quello neurologico, a quello cardiaco, da quello gastrointestinale a quello ematico e immunitario, da quello endocrino a quello muscolo-scheletrico. Uno studio su un milione di persone pubblicato recentemente su Lancet Public Health evidenzia come il consumo eccessivo di alcolici possa triplicare la propensione a sviluppare forme di demenze precoci e fra queste quella di Alzheimer. Su 57.000 casi di demenza a esordio precoce (prima dei 65 anni), il 57% era correlato a un continuo e significativo consumo di alcol corrispondente a più di 60 grammi medi al giorno per gli uomini e 40 grammi per le donne.

Il consumo eccessivo di alcool è conseguentemente uno fra i principali obiettivi di sanità pubblica e da più parti del mondo scientifico si auspica una revisione dei parametri utilizzati per definire la soglia di un consumo giornaliero (UBA unità di bevanda alcolica) non nocivo per la salute. L’Osservatorio Nazionale Alcol dell’Istituto Superiore di Sanità ha costruito un indicatore per monitorare il consumo a rischio nella popolazione italiana tenendo conto delle seguenti indicazioni: sotto i 18 anni evitare qualsiasi consumo; per le donne e per gli anziani (oltre 65 anni) il consumo giornaliero non deve superare 1 Unità Alcolica (UA) pari a 12 grammi di alcol (corrispondente a un bicchiere di vino o una lattina di birra); per la persona adulta la quantità non deve superare le 2 UA.

Il binge drinking e sempre sconsigliato a qualsiasi età. Uomini e donne che hanno superato gli attuali limiti hanno mostrato all’età di 40 anni, secondo uno studio dell’Universiy of Cambridge in Inghilterra, una aspettativa di vita più breve rispettivamente di 2,7 anni e di 1,3 anni. Questa evidenza fa a pugni con il dato rilevato in provincia di Trento che solo una piccola minoranza, pari al 6% dei consumatori a maggior rischio, riceve dal proprio medico il consiglio di ridurre il consumo di alcol. Diviene irrinunciabile quindi sostenere, promuovere e incrementare attività mirate a far aumentare la consapevolezza nella popolazione in generale e in quella a rischio in particolare che l’alcol rappresenta una sostanza dannosa per la salute in quanto psicotropa, tossica, cancerogena e induttrice di dipendenza.

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