I 5 Stelle contro l'autonomia

I 5 Stelle contro l'autonomia

di Lorenzo Dellai

Leggo - per nulla stupito - le argomentazioni con le quali l’onorevole Riccardo Fraccaro cerca di dare un senso alla cancellazione del sistema elettorale maggioritario per l’elezione dei parlamentari della nostra Regione.

Sappiamo che l’effetto del tanto sbandierato emendamento (opera della premiata coppia Biancofiore-Fraccaro) è praticamente nullo. La proposta di legge infatti, dopo questo «incidente/ pretesto», è stata rinviata in commissione e tutto lascia pensare che da lì - almeno in quella formulazione e col vecchio accordo tra i «quattro» - non uscirà tanto facilmente. La legge oggi vigente - l’Italicum corretto dalla sentenza della Consulta - conferma nella nostra Regione i collegi uninominali maggioritari sia per il Senato (come peraltro nelle elezioni del 2013) sia per la Camera.

Vedremo se matureranno intese per modificarla e in che termini. Vedremo se questa previsione specifica cambierà oppure no.
Tuttavia, mi interessa riprendere alcune argomentazioni esibite per motivare le eroiche gesta. Innanzitutto, la questione della democrazia. Tolti i collegi per riportare la democrazia in Regione, si è sentito dire.

Assurdo: poter votare il proprio deputato o il proprio senatore direttamente nell’ambito del territorio in cui si vive e vedere eletto chi prende più voti degli altri sarebbe contrario alla democrazia? Mentre sarebbe più democratico il pateracchio del Parlamento dei nominati dai partiti, che i grillini certo non hanno inventato (c’era già col Porcellum e sopravvive con l’Italicum) ma che comunque era confermato nel testo base approdato in Aula con i voti anche del M5S?

Un altro motivo sbandierato: così anche da noi si vota come nel resto d’Italia. Siamo o non siamo in Italia? Mentre si discuteva del famoso emendamento, alla Camera, sentivo in lontananza l’eco di antiche e mai sopite posizioni nazionaliste: siamo in Italia, perbacco! Cos’è questa pretesa di avere regole diverse? Allucinante e di pessimo auspicio per il futuro.

Invece, una ragione validissima per avere regole anche elettorali diverse c’è eccome, per Trento e Bolzano. Non è solo una questione di rappresentanza dei gruppi linguistici minoritari a livello nazionale, aspetto costituzionalmente tutelato e poco garantito nel testo risultante dalla approvazione dell’emendamento Biancofiore-Fraccaro.

C’è anche una questione più generale, attinente la specialissima Autonomia della nostra Regione. La delegazione parlamentare regionale ha avuto, ha ed avrà un ruolo particolare in ragione del «patto» che regola i rapporti tra lo Stato e le nostre Autonomie. Questo «patto» si esprime attraverso intese dirette tra i Governi (come quelle che riguardano le partite finanziarie di cui al Titolo VI dello Statuto o quelle che si traducono in Norme di Attuazione).

Però, in via di fatto - non di diritto, naturalmente - anche il voto della delegazione parlamentare regionale, se riguarda aspetti decisivi per gli interessi dell’Autonomia, assume caratteri di tipo pattizio. Non per nulla, di regola, nei passaggi più delicati, la delegazione parlamentare regionale si incontra con i Presidenti delle due Province Autonome per concertare le iniziative e concordare le posizioni e lo fa con una «intensità» istituzionale molto diversa da quella che si esprime nelle analoghe iniziative di raccordo tra gli altri parlamentari e i rispettivi territori. Più il sistema elettorale regionale avvicina i parlamentari di Trento e di Bolzano ai territori, esaltandone il legame di rappresentanza - pur senza negare appartenenze a schieramenti politici anche nazionali - più questo loro ruolo peculiare viene aiutato e valorizzato.

La regola dei collegi uninominali veri (non taroccati come erano quelli previsti dal falso modello tedesco fermatosi alla Camera) rappresenta certamente, da questo punto di vista, una soluzione di grande efficacia.
È vero ovviamente che essa non è prevista nell’Accordo di Parigi (nessuno ha mai detto una fandonia del genere); tuttavia, nello spirito di un progetto autonomistico che non si vuole ridotto a pura dimensione amministrativa, il sistema «anomalo» dei collegi per la nostra Regione ha una grande importanza, proprio perché asseconda un ruolo «anomalo» della nostra delegazione parlamentare e stimola la sua «appartenenza plurima».

Nell’ultima fase della nostra storia politica locale, la leadership di questo sistema è stata interpretata, per volontà chiara degli elettori, dall’alleanza formata da centro sinistra autonomista e Svp. Anziché cercare di demolire il sistema, i grillini dovrebbero provare - se ci riescono - a sostituire, attraverso il voto, gli attori politici fin qui premiati dai cittadini.

Questa a me pare Democrazia e Autonomia.

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