Un'altra maggioranza per Ugo Rossi

Liti tra Patt e Pd, l'analisi della situazione

di Luisa Maria Patruno

Per un governatore come Ugo Rossi, per il quale non ha più senso parlare di destra e sinistra, perché «le categorie politiche classiche appaiono ampiamente superate», e che sogna un partito di raccolta dei trentini, modello Svp, le coalizioni sono per definizione temporanee e mutevoli nel tempo.
L'unico motivo per cui si sta insieme è raggiungere i numeri necessari per vincere le elezioni, sulla base di un minimo di obiettivi comuni da realizzare al governo, senza troppi spazi a cambi di programma in corsa, che diventano spesso ingestibili - per assenza di politica - o richiedono il ricorso alla complicità delle minoranze.
In questo contesto, si possono comprendere meglio le fibrillazioni continue nel centrosinistra autonomista e le insofferenze dell'Upt e soprattutto del Pd - il primo partito della coalizione - già in questo primo anno di legislatura. Il governatore, del resto, non ha fatto nulla fino ad ora per rassicurare gli alleati e smorzare le polemiche. Anzi, è apparso spesso indifferente, ostinato e inutilmente provocatorio, come nell'ultimo caso dei grandi elettori sul quale forte dei voti Svp, ha lasciato che si arrivasse allo strappo con Il Pd. Perché?
L'impressione è che Ugo Rossi sia consapevole che se nel 2013 gli è andata di lusso, perché è riuscito ad approfittare delle liti interne al Pd a della debolezza dell'Upt senza Dellai, vincendo alle primarie la candidatura alla presidenza della Provincia, nel 2018 difficilmente il Partito democratico gli concederà il bis senza batter ciglio.
È evidente che il Pd cercherà di riaggiudicarsi la presidenza della Provincia. Ecco dunque che se vuole restare in sella per un altro mandato, Rossi deve assicurarsi: primo, che il Patt riesca a rafforzarsi il più possibile, magari mangiandosi l'Upt o parte di questa, come sta cercando di fare, e proseguendo con la «campagna acquisti» a destra. Secondo, deve precostituirsi un'alternativa, ovvero proporsi a capo di una coalizione diversa - senza il Pd - che verrebbe sostituito da Progetto Trentino e civiche varie, e magari persino Forza Italia, oggi rappresentata dall'ex sodale Giacomo Bezzi, a cui deve l'avvio della sua carriera politica. Il lavorio, gli ammiccamenti, il «dialogo costruttivo», con un'opposizione che ha ormai perso la speranza di diventare maggioranza, e che vede nel cambio di fronte del Patt la sua unica chance, è già in corso. E chissà che non torni utile già in questa legislatura.
Nulla vieta, infatti, al presidente, di cambiare maggioranza. In fondo, può sempre dire che è colpa del Pd: tutti lo vedono che è il Pd che con tutte queste polemiche gli impedisce di lavorare. E potrà sempre dire che lo fa per il bene del Trentino. L.P.

Twitter: @patrunoladige


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