Comunità di valle, solo costi e disservizi

di Carlo Stefenelli

Il dibattito sul futuro delle Comunità di Valle, provocato dall'autorevole ed incisivo editoriale del direttore del giornale l'Adige dell'altra domenica, ha messo a nudo una certa ritrosia da parte dei massimi esponenti della nuova coalizione del centro-sinistra autonomista nel prendere posizioni decise e chiare sull'argomento in questione.

Accanto ad alcuni interventi tesi a ribadire la ormai ineludibile necessità di abolire il livello istituzionale intermedio, primo fra tutti quello del professor Gianni Bonvicini, per motivi di natura economica e per ridare il giusto peso alla centralità dei comuni, emergono ancora posizioni di difesa dell'istituzione fra le quali spicca quella dell'attuale Presidente del Pd Roberto Pinter. Il dibattito si sviluppa in un momento storico cruciale per il nostro Paese, qual è quello della ormai imminente elezione, attraverso il meccanismo delle «primarie», del nuovo segretario del Pd nazionale.
Ed è veramente singolare che nel momento in cui Matteo Renzi mette al primo posto della sua agenda elettorale la riduzione dei costi della politica eliminando fra l'altro tutti gli enti intermedi fra comuni e regioni, nella nostra provincia esponenti anche autorevoli del Pd, che si richiamano idealmente al primo cittadino di Firenze, continuino a non prendere posizione contro un ente intermedio che, da quando è stato istituito, ha provocato lievitazione dei costi oltre a disservizi se non paralisi amministrativa. Ma da dove vogliamo cominciare a ridurre i costi della politica in Trentino?
La strada più diretta per aggregare funzioni amministrative e servizi sarebbe quella dell'istituzione della cosiddetta «Unione di Comuni» disciplinata dalla legge 142/1990 e successivamente dalla legge 265/1999 e dal conseguente DL 267/2000: in base a tale normativa l'unione è possibile fra comuni con popolazione inferiore ai 5000 abitanti con la partecipazione di un unico comune con popolazione superiore ai 5000 abitanti.
La peculiare situazione del Trentino caratterizzata dalla frammentazione in microcomuni, alcuni dei quali costituiti da poche decine di abitanti, rende forse difficile l'applicazione immediata di quanto previsto dalla normativa nazionale. Peraltro si potrebbe pensare ad un meccanismo che porti alla gestione di funzioni e servizi in forma associata istituendo delle forme di coordinamento di tali funzioni e servizi affidate a livello politico alla conferenza dei sindaci ed a livello burocratico ad una sorta di «conferenza dei segretari comunali» coordinata da uno degli stessi segretari (quello del comune più grande oppure su base elettiva fra i diversi segretari comunali).
In altri termini si tratterebbe di ridisegnare la geografia politica del Trentino sostituendo le attuali comunità di valle con aggregazioni vaste di comuni che, mantenendo la propria individualità, si impegnerebbero alla gestione associata di funzioni e servizi per ambiti territoriali minimi di 10.000 abitanti.
Auspico che anche il Pd trentino, nell'imminenza dell'elezione dei prossimi vertici provinciali nella primavera del 2014, sappia uscire da una posizione «conservatrice» rispetto all'attuale assetto istituzionale seguendo la strada della riduzione dei costi della politica e della semplificazione amministrativa indicata da Matteo Renzi.
Carlo Stefenelli
Già sindaco di Levico Terme e candidato Pd per il Consiglio provinciale

comments powered by Disqus