La vera accoglienza parte dai bambini

La vera accoglienza parte dai bambini

di Sandra Tafner

Si chiama «Orchestra Fuoritempo» ed è un’associazione di promozione sociale nata nel 2009, ha sede nella casa parrocchiale di Martignano e d’estate ospita una sessantina di ragazzi dai 12 ai 18 anni nella colonia di Segonzano.

C’è una stradina che da La Magnola sale attraverso un bosco di conifere, è fresco e in alto un grande edificio dai balconi in legno custodisce il prato dove è prevista la prova generale dei prossimi concerti. Prima però un momento di riflessione. «Indovina chi viene a cena stasera?» è la domanda proposta da direttore e presidente, Massimiliano Rizzoli e Fausto Dauriz, che invitano un ospite a parlare su un tema che ogni volta diventa il filo conduttore della serata. Quest’anno adozioni, immigrazione, solidarietà.

Di solidarietà si parla molto in questi tempi, a proposito e a sproposito, e spesso i fatti di cronaca sembrano dimostrare che non se ne conosce proprio il significato. Solidarietà per i grandi eventi ma anche nella vita di tutti i giorni, nelle cose che appaiono fin troppo semplici e invece sono determinanti per costruire una società migliore.

È un seme gettato su terreno fertile, perché con i giovani bisogna parlare, discutere, ascoltare. I giovani non apprezzano gli slogan ma vanno al sodo, per loro accogliere vuol dire essere amici della bambina con la quale giocano senza accorgersi che la pelle ha un colore diverso, perché il colore non ha significato. Gli adulti sanno che questo non basta, ma tocca a loro trovare le soluzioni, perché la realtà è atto quotidiano e impegno che non si esaurisce nel bosco. Qui però c’è la speranza per un futuro aperto, dove l’accoglienza non diventi motivo di conflitto.

La vacanza, lassù, si fa azione sociale senza che nessuno debba spiegare perché. C’è anche la musica che unisce, è un linguaggio universale. Lezione al mattino e al pomeriggio, il metodo didattico trasmette serietà col sorriso sulle labbra così come dovrebbe essere nella vita. E sul tema scorrono le note che commentano la storia di Furaha, la bambina che in un villaggio del Congo è sfuggita alla ferocia degli assassini. Una storia che diventa spettacolo musicale di solidarietà - grazie all’apporto dell’associazione «Tribù nel mondo» - per tutti i bambini ospiti di Casa Marisa a Kinshasa, in quelle terre d’Africa dove vorrebbero vivere in pace .
L’immigrazione, un po’ alla volta, sta assumendo la fisionomia di un esodo. In ritardo si stanno muovendo i governi che forse non ne hanno capito in tempo la portata.

Nel frattempo sono stati innalzati i muri. Muri materiali per fermare l’onda e muri psicologici che rifiutano, mal tollerando chi è disposto a condividere. Gli egoismi non accettano contraddittorio. E allora è proprio sui giovani che bisognerebbe agire, in tanti modi, senza concessioni a buonismi acritici. Le iniziative non mancano, ma l’urgenza del fenomeno richiede che si moltiplichino nei modi ritenuti più opportuni, a cominciare dalla scuola che deve assumere sempre più un ruolo educativo essenziale dialogando con le famiglie, perché alla società possa arrivare la scossa. Le decisioni ufficiali altrimenti non bastano.

Intanto l’Orchestra Fuoritempo lancia messaggi sul rigo musicale. E verso Ferragosto i ragazzi partiranno per un viaggio lungo la via Franchigena toccando Brescia, San Miniato, Nomadelfia, San Salvo. La strada, dicono, i cammini. Sono l’opposto dei muri, fanno incontrare le persone. Tante altre Furaha, purtroppo, avranno nel frattempo una sorte peggiore. Tanti barconi trasporteranno disperati che scappano alla ricerca di un mondo meno crudele. Esuli tra i quali possono nascondersi i disonesti - così come si nascondono anche tra chi non è costretto a fuggire - scafisti tra i quali possono nascondersi approfittatori, Paesi che trafficano armi fingendosi solidali, affari d’oro travestiti da aiuti umanitari.

Nessuno si illuda, la strada e i cammini saranno lunghi. Però questa non è una fiaba, è un seme nel terreno sul quale potrebbero crescere gli uomini di domani.

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