La cena ingrassa, la colazione no

La cena ingrassa, la colazione no

di Michele Pizzinini

Daniela Jakubowicz è una ricercatrice israeliana dell’università di Tel Aviv che da alcuni anni, con una serie di ricerche cliniche, sta dando una dignità scientifica al detto «Colazione da re, pranzo da principe e cena da povero».

In un recente lavoro ha dimostrato che l’orario dell’assunzione di un pasto, più che la sua composizione, influenza notevolmente: il senso di fame nel corso della giornata, la perdita di peso e soprattutto il mantenimento della perdita di peso sul lungo periodo.

Nel lavoro in questione 93 donne di altezza media di 164 cm per 87 kg sono state divise in due gruppi. Ad entrambi i gruppi veniva fornita una dieta di 1.400 calorie, con la stessa composizione in proteine, grassi e carboidrati, distribuite però in maniera diversa.  Al primo gruppo veniva proposta una colazione abbondante di circa 700 calorie, un pranzo da 500 calorie e una cena di 200.

Al secondo gruppo, al contrario, veniva proposto uno schema alimentare con una colazione di 200 calorie, uguale il pranzo e la cena di 700 calorie.

In sostanza, nei due gruppi l’apporto energetico era uguale, sia quantitativamente che qualitativamente, ma distribuito in maniera diversa. Il programma comprendeva anche delle sessioni di attività fisica uguale per entrambi i gruppi.

Già al primo controllo, a distanza di 12 settimane, la perdita di peso dei soggetti appartenenti al gruppo «colazione ricca» era di circa 4 chili maggiore rispetto all’altro gruppo, ma le sorprese si sono presentate al secondo controllo, dopo un periodo di sei mesi. Qui i risultati sono stati molto diversi: i soggetti del primo gruppo, che avevano mantenuto una «colazione ricca» erano ulteriormente dimagriti, quasi 7 chili a testa, mentre i soggetti dell’altro gruppo avevano già incominciato a recuperare peso e a distanza di un anno dall’inizio della dieta, i soggetti che si erano «premiati» con una colazione buona ed abbondante erano riusciti a stabilizzare meglio la perdita di peso, avvertivano un maggior senso di sazietà durante tutto il giorno e «smangiucchiavano» meno.

La ricercatrice ed i suoi collaboratori hanno giustificato questo sorprendente risultato con il fatto che il pasto del mattino fornisce l’energia per l’attività lavorativa della giornata, «attiva» il metabolismo, e sostenevano che la colazione è cruciale per perdere peso e non ingrassare di nuovo. Secondo la loro opinione, la colazione è il pasto principale in grado di ridurre la produzione di grelina. La grelina, un ormone di recente scoperta, prodotto dallo stomaco quando è vuoto, stimola il senso di fame agendo sul sistema nervoso centrale.

In sostanza, una colazione buona ed abbondante permette di sottrarre calorie alla seconda parte del giorno, ed in particolar modo alla cena, quando il nostro corpo è più orientato all’accumulo. Se un soggetto ha un fabbisogno energetico di 2.000 calorie al giorno e riesce ad assumerne 1.800 durante il giorno, quando l’organismo è in piena attività, riuscirà a smaltirle, arriverà alla sera meno affamato e riuscirà a gestire il pasto serale con maggior attenzione.

In genere quando una persona vuole dimagrire inizia a restringere l’apporto calorico a partire dal mattino; a pranzo cerca di accontentarsi di un’insalata o di un piccolo panino, o addirittura salta il pranzo, per «risparmiare» calorie, e la fame tende ad accumularsi alla sera. La fame è come il sonno. Se un soggetto non dorme per due giorni il terzo giorno si addormenta dappertutto. Così è per la fame: se mangio poco durante il giorno «accumulo» fame, e questo favorirà una maggior assunzione di cibo al pasto serale.

Quello che era ritenuto un assioma inconfutabile: se mangio poco dimagrisco e se mangio tanto ingrasso, non si è dimostrato sempre valido, perché i lavori scientifici oggi ci dicono che un’abbondante colazione non fa ingrassare mentre una cena abbondante sì!
La ricercatrice israeliana ha voluto verificare se una diversa distribuzione del cibo nella giornata avesse un effetto anche sul nostro metabolismo ed ha eseguito dei lavori simili con gruppi di diabetici.

Ebbene anche i diabetici che facevano un abbondante colazione ed una cena più parca controllavano meglio i valori di glicemia dopo i pasti e i bassi valori di glicemia si mantenevano durante tutto il giorno, con un netto miglioramento dell’emoglobina glicata, il valore che esprime il controllo della glicemia durante un periodo di almeno due mesi.

E non è finita, poche settimane fa, anche l’American Heart Association, l’associazione dei cardiologi americani, ha ribadito che una sana prima colazione riduce nettamente il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari.

Ci tengo molto a ribadire l’importanza della colazione soprattutto per i ragazzi, perché le statistiche ci dicono che il 15% dei ragazzi italiani non mangia nulla al mattino, peggiorando il grado di concentrazione, in particolare nella seconda parte della mattinata e soprattutto acquisendo abitudini alimentari poco salutari. Raccomando dunque alle mamme di insistere con i loro figli per far iniziare loro la giornata con il piede giusto.

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