Comincia a dare i suoi frutti l’esperienza berlinese degli Exercoma. La band di Trento - formata da Tommaso Lapiana, Federico Demattè, Alessandro Beso, Nicola Lunelli, Davide Berghi e Michelangelo de Cia - ha pubblicato il suo primo cd in terra di Germania, l’Ep Loite che si lega alla parola tedesca “leute” che significa “persone”.

Gli Exercoma hanno già lanciato on line anche i video di tre brani come Foonesta, Marwin e Dizzy.

«Il titolo del nuovo EP - raccontano i musicisti di Trento - rappresenta il nostro obiettivo di descrivere, attraverso queste canzoni, le storie vere di persone molto diverse tra loro e di sottolineare come ogni persona che ci circonda abbia una storia da raccontare. I video sono quindi dei videoclip documentari che raccontano tre vite vere senza l’utilizzo di alcun filtro o costruzione».

L’idea per questo progetto è nata durante uno dei molti viaggi in metro, poco tempo dopo il loro arrivo a Berlino: «Ci siamo accorti di come la metropolitana sia un punto di incrocio e non di incontro, un luogo in cui vite diverse si sfiorano per pochi secondi per poi separarsi definitivamente. In uno spazio piccolo sono quindi racchiuse migliaia di storie diverse, che vengono però minimamente percepite e per la maggior parte del tempo ignorate, storie che hanno qualcosa da insegnare e che vale la pena ascoltare». Ecco dunque la scelta di girare queste clip per dare una voce a quelle storie che altrimenti andrebbero dimenticate: «Ci siamo messi in contatto, attraverso post online, con il maggior numero possibile di persone, abbiamo fatto dei casting e abbiamo scelto tre persone che non solo avessero qualcosa da raccontare, ma che fossero anche tra loro il più diverse possibile».

I video documentari accompagnano quelle che sono anche le loro prime canzoni in inglese, registrate nello studio di Fabio de Pretis a Mattarello poco prima della partenza per Berlino, città dove però ha preso forma concreta l’idea di “Loite”.

«Questi video e canzoni - concludono gli Exercoma -  possono essere considerati un momento di svolta per noi, non solo perché sono per la prima volta in una lingua diversa dall’italiano, ma anche perché rappresentano il primo risultato della nostra piccola grande esperienza fuori dall’Italia».

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