Se il caldo spinge il vicino a salutarti

Se il caldo spinge il vicino a salutarti

di Lucio Gardin

Ed è arrivato anche settembre, ultimi giorni di vacanza e poi si riprende il trantran. A mio parere questa è una delle estati più calde che abbiamo avuto quest’anno. Ha fatto così caldo che nei cinema invece dei popcorn davano una pannocchia, tanto, prima che finissero i titoli di testa scoppiava da sola.

Il problema è che a volte è un caldo umido e a volte è un caldo secco, e quindi non sai come regolarti. Per il secco servirebbe un umidificatore e per l’umido un deumidificatore. Nel dubbio li ho comprati entrambi e li ho messi in salotto. Ma hanno iniziato a litigare tra di loro.

La cosa positiva di questo caldo, è che al supermercato gli anziani non tentano di passarti davanti alla cassa. Se ne stanno tranquilli, appoggiati al frigo dei surgelati con aria appagata. E quando dici loro «prego, è il suo turno», rispondono «ah, el vaga avanti lù.. che mì son drio a far do conti sui piselli». Infatti, ci sono proprio seduti sopra. Il lato negativo di questo caldo è che influisce sul comportamento delle persone più fragili. Per dirne una, ad agosto il mio vicino di casa (che solitamente quando ci incrociamo assume le sembianze dell’intonaco della casa pur di non salutare) mi ha fatto un leggero cenno del capo per ben due volte. Gli ho fatto scrivere dall’avvocato: o si mette un condizionatore in casa, oppure se mi saluta un’altra volta lo denuncio per stalking.

Come non bastasse il caldo vero, c’è anche il caldo percepito, che si calcola sulla base del numero di persone che ti si avvicinano boccheggianti e, con tono di falsa domanda, ti dicono «alo sentì che calt?» che ti verrebbe da rispondere «no, no ho sentì perché gò l’Amplifon smorzà».

Hanno calcolato che ogni persona che ti dice «alo sentì che calt» alza di circa 4 punti percentuali il range di riferimento del caldo percepito. Se poi la stessa inizia una dissertazione tecnica sul caldo, tipo «è colpa dell’effetto serra: daverzi e serra, l’era bella da veder» o «l’è i venti che ven su dall’Africa», a quel punto dal caldo percepito si passa alla canicola e alla cremazione percepita.

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