L’intervento / Femminicidi

Conzatti: “Educazione a scuola, progetti depotenziati”

La senatrice di Italia Viva: "Trento era all'avanguardia, la Provincia ha fermato tutto”

Addolorata per l’omicidio-suicidio avvenuto in Val di Fiemme. Allo stesso tempo amareggiata perché, a suo giudizio, per prevenire la violenza sulle donne non si sta facendo a livello locale tutto quello che si dovrebbe e potrebbe. La senatrice di Italia Viva Donatella Conzatti (in foto), segretaria della Commissione femminicidio, da tempo si batte contro la violenza sulle donne.

«Ogni due giorni – spiega la parlamentare trentina – nella nostra nazione una donna viene uccisa in un contesto familiare. In Italia e in Trentino una donna su tre nel corso della propria vita subisce una qualche forma di violenza: segregazioni, privazioni economiche, minacce, intimidazioni, percosse, violenza sessuale. Non sono raptus, sono una escalation. E ancora, in Trentino ci sono oltre 600 denunce all’anno. Solo il 10% delle donne denuncia e questo significa che i casi potrebbero essere oltre 6mila».

Ad ogni reato si assiste ad una pioggia di cordoglio e indignazione.

«Non basta più rammaricarsi. Soprattutto chi ha le deleghe e la responsabilità per agire deve farlo. La verità è che si deve e si può fare di più per prevenire. A livello nazionale le risorse sono più che raddoppiate: oltre 60 milioni sono a disposizione degli interventi integrati per il contrasto alla violenza domestica e di genere. Ma proteggere le vittime e punire gli autori di reato con il carcere non basta. Bisogna intervenire per tempo sugli uomini autori di violenza».

In Trentino come siamo messi?

«Il legislatore nazionale procede mentre la Provincia retrocede. La nostra area era all’avanguardia, c’erano i percorsi di educazione al rispetto nelle scuole e gli attuali governanti li hanno tolti. C’erano i percorsi di rieducazione degli uomini maltrattanti e li hanno definanziati. C’era una cabina di regia sulla violenza che prendeva in carico i casi a più alto rischio, monitorava le situazioni. E’ stata depotenziata».

Quindi cosa chiede alla Provincia?

«Ritengo che chi gestisce la cosa pubblica debba farlo con l’ottica di chi prevede e previene, non di chi usa i drammi delle persone per sopprimere interventi. Sono certa che i dirigenti provinciali siano aggiornati sull’evoluzione normativa e regolamentare approvata negli ultimi due anni a livello nazionale, spetta alla giunta e alla assessora delegata il nulla osta per procedere nel solco tracciato dalla Convenzione di Istanbul anche a livello territoriale. Una politica populista non serve più a nessuno e in nessun campo, men che meno serve a fermare gli autori di violenza e a proteggere le vittime».

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