Il conforto offerto dai piccoli negozi

Il conforto offerto dai piccoli negozi

di Sandra Tafner

I carrelli del supermercato non sono più stracolmi, non c’è più il timore della carestia. Come ai tempi della guerra - raccontano i vecchi - quando mancava tutto e talvolta la fame non si profilava solo come uno spettro ma era realtà.

Molta gente aveva trovato riparo nelle vallate cominciando a vivere la vita di quei paesi che erano ancora a misura d’uomo, la chiesa, la piazza, l’osteria, la cooperativa. E spesso anche il caseificio o il contadino con tre-quattro vacche nella stalla che riforniva gli sfollati di latte, di burro, di formaggio.

Al resto pensavano i piccoli negozi, dove si poteva comprare anche la conserva nella carta oleata o la farina da polenta e qualche volta anche un etto di “bombi” per i bambini. Adesso le botteghe stanno scomparendo. Molte sono già scomparse anche nei borghi più piccoli e con loro se ne sono andate le facce amiche dietro il banco, punto di ritrovo dove le donne si scambiavano le notizie del giorno, dove fare la spesa diventava spesso l’unico svago. E c’era tutto un profumo quando tagliavano le fette di salame o riempivano una carta di sgombri.

Qualcuna è tenacemente sopravvissuta allo spopolamento della montagna, gli anziani sono rimasti nelle vecchie case e i giovani tornano a trovarli ma poi se ne vanno e il silenzio diventa ogni volta più pesante. È un posto indispensabile il negozio, raccontano, non solo per comprare il pane fresco alla mattina presto, giusto in tempo per la colazione, ma anche per trovare un paio di calze o una camicia da notte o qualche fazzoletto e il filo e gli aghi o un gomitolo di lana.

Purtroppo è una realtà che nei paesi, là dove è resistita, diventa un’eccezione e ancora più nelle città, dove i negozi di quartiere sono un presidio da considerarsi addirittura un privilegio. Negli ultimi dieci anni in Italia si è registrata una perdita di circa 200 mila negozi di quartiere, non soltanto addetti alla vendita di prodotti alimentari. E dire che quando le cose cambiano, come sono cambiate adesso sotto i colpi del virus, sono visti come un’àncora di salvezza che permette di evitare le code davanti al grande supermercato, di avere un rapporto diretto con chi prepara la merce e confeziona i pacchetti, di non sentirti un numero della catena di montaggio, tutto in fretta e avanti un altro.

C’è anche un altro modo per fare la spesa, per comprare qualsiasi cosa scelta su un catalogo, c’è l’acquisto on line, comodo non c’è che dire, offerte d’ogni tipo, scegli, clicca e la merce arriva direttamente a casa. Gli anziani, la gran parte degli anziani, non lo sa fare.
Intanto la primavera avanza e la campagna andrebbe preparata per dare frutti, poi arriverà il momento del raccolto.

E qui saranno guai seri visto che normalmente - e parliamo solo del Trentino - gli stagionali fra aprile e ottobre sono circa 13 mila, dei quali il 75 per cento stranieri che per la maggior parte arrivava dall’est, sui 370 mila braccianti addetti al raccolto in tutta Italia. Ma prima gli italiani - dice qualcuno fiero di imbonire schiere di seguaci - e gli altri se ne stiano a casa loro. Se sono sui barconi in mezzo al mare? Che se li prenda qualcuno, noi prima gli italiani. E allora nei campi, a raccogliere i pomodori, dovranno andare gli italiani, magari alle stesse condizioni riservate agli immigrati che adesso se ne staranno finalmente a casa.

Chissà che il virus riesca a far ragionare gli uomini, c’è soltanto da sperare. Intanto, dopo quasi un mese agli “arresti domiciliari”, qualcuno ha già dato fondo alle scorte di pazienza e comincia a scalpitare, forse perché l’impatto con la paura si è attutito e ci si aggrappa alle poche e prudenti parole di ottimismo degli scienziati sulla prossima curva che dovrebbe far intravvedere l’inizio della discesa o forse perché cifre e statistiche propinate ogni giorno restano soltanto cifre, non hanno più l’impatto della novità. Ma proprio in questo momento è da augurarsi che la ragione prevalga sull’istinto. Nessuno può decidere da solo, quindi è indispensabile organizzarsi la vita con la maggiore tranquillità possibile, con alcune attività che diventano routine - come fare la spesa - e con altre che sono strettamente personali, hobby, impegni domestici, letture ed ogni tipo di svago compatibile. Passerà, rialzeremo la testa. E allora il giorno sembrerà più luminoso e la notte più stellata.

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