I contadini tirolesi e la fedeltà all'Austria nel nome di Andreas Hofer

di Luigi Sardi

Il nome di Andreas Hofer e le gesta dei contadini tirolesi nel 1809 vennero agitati come spauracchio nella primavera del 1919 da Ettore Tolomei, lo storico nemico del Tirolo in uno scritto intitolato “Notizie pei Comandi delle truppe operanti nel Trentino e nell’Alto Adige, relative allo stato d’animo e ai sentimenti delle popolazioni indigene”. Tolomei aveva ipotizzato che “di fronte alla presa di possesso dell’Italia e all’apparire delle nostre truppe, i tirolesi si sarebbero sollevati e l’Alto Adige avrebbe rivissuto le gesta dell’Andreas Hofer”. Invece, “l’occupazione del paese, dai centri maggiori ai minori… si compì in via pacifica senza dar luogo né a resistenza armata, né ad ostilità palese”.
Negli anni successivi, fra i primi a raccontare agli italiani la storia di Hofer fu il professor Umberto Corsini famoso studioso del Risorgimento Italiano quando con Rudolf Lill docente di storia a Colonia e Passau, diede alle stampe – era il 1988 – il libro “Alto Adige 1918-1946” voluto dieci anni prima dal Consiglio provinciale di Bolzano per “elaborare e pubblicare uno studio scientifico sulla storia e sugli effetti del Fascismo e del Nazionalsocialismo in Alto Adige”.
Alcune pagine tese a dimostrare lo spirito di indipendenza del popolo tirolese, sono dedicate appunto alle vicende del 1809 e alla figura di Hofer. Scrive il prof. Corsini: “Il movimento dei contadini tirolesi alla guida di Andreas Hofer aveva preso l’avvio nel 1809 dalla sollevazione dell’Austria contro il dominio di Napoleone. A più riprese si rivolse dapprima contro l’odiata politica di radicale secolarizzazione e l’eccessivo fiscalismo del governo bavarese, ma poi prese di mira gli stessi francesi, ai quali diede filo da torcere. Questa rivolta tirolese, la prima in tutta la Germania contro il dominio straniero, era dettata da motivi socio-conservatori, patriottici e nazionali; ha contribuito a porre il Tirolo in particolare evidenza nell’ambito del nascente nazionalismo tedesco e a fare di Andreas Hofer una figura simbolica nota in tutti gli stati tedeschi”.
Continua lo studio di Corsini professore al Liceo scientifico “Galileo Galilei” poi ordinario di storia del Risorgimento all’Università Ca’Foscari di Venezia: “Dalla tradizione sorta dall’epopea del 1809 si è sviluppata in Tirolo una forma di patriottismo tedesco caratterizzato da un modo di pensare e di agire fortemente cattolico che si è espresso – ad esempio nel 1848 – in numerose adesioni ai progetti di una più efficace unificazione politica di tutti gli stati tedeschi e nel 1866 nella ripulsa dell’ostracismo all’Austria imposto dalla Prussia. Questa tradizione ha prodotto dopo il 1919, quindi subito dopo la fine dalla Grande Guerra e l’occupazione dell’Italia della terra compresa fra Cadino e il Brennero, le più forti energie per l’affermazione della propria identità nazionale”.
Ecco perché i Tirolesi, nonostante la vicinanza all’Italia e i molteplici rapporti economici e culturali con essa, non sono mai stati un popolo di confine in bilico fra due nazioni. Sono invece, sempre stati una stirpe tedesca radicata in un contesto statale tedesco e si sono sempre considerati Austriaci. Anche i Ladini – anche questo è stato scritto dal prof. Corsini – hanno nutrito per secoli sentimenti Tirolesi. Nel 1919 si sono opposti con determinazione pari a quella del tirolesi tedeschi all’annessione all’Italia, nella quale una scuola e un cultura nazionalista ha cercato di degradare la loro lingua come un semplice dialetto italiano”.
Ecco perché la storia ma anche le leggende attorno al 1809 devono essere ricordate e narrate dopo gli anni di sistematica distruzione dell’identità tirolese operata dal fascismo che vietò l’insegnamento della lingua tedesca a partire dal primo ottobre del 1922 quando a Bolzano scattò l’azione fascista guidata da Achille Starace con l’occupazione della scuola di via Cassa di Risparmio e il giorno successivo del Municipio.
La fedeltà dei tirolesi all’Austria venne premiata il 17 ottobre del 1915 dalla “Circolare Governiale” nella quale si legge: “Sua Maestà si è compiaciuta, che nel Tirolo venga eretto un Reggimento di Cacciatori, composto da quattro battaglioni, portante l’Augustissimo di lui nome, e da completarsi esclusivamente con soli giovani nazionali del Tirolo e Vorarlberg. Nel Reggimento Cacciatori-Imperatore possono arruolarsi solo individui fidati”. Da ricordare che il «Manuale delle norme da osservare» per il nuovo reggimento (sono 160 pagine) venne scritto dal trentino Angelo Zorzi e stampato in italiano nel 1855 nella tipografia Fratelli Perini.

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