Io sto con Profiti: no alle riforme

Io sto con Profiti: no alle riforme

di Sergio Divina

Le argomentazioni del dottor Profiti che abbiamo letto sull'Adige riguardo il referendum sulla riforma istituzionale non fanno una piega. Ineccepibili. Se il procuratore, però, mi permette, vorrei allargare il campo della discussione per far meglio comprendere ciò che accadrebbe se la riforma dovesse ottenere il «sì» degli Italiani. 

Userò termini molto meno tecnici dei suoi ma vorrei che comprendesse anche la mia nonna Aidina che col diritto non ha mai avuto molta confidenza. Procediamo. Nel «recinto» della discussione vanno messe tre cose che si compenetrano: la riforma istituzionale, la nuova legge elettorale ed infine la riforma della Rai. Per meglio intenderci usiamo il termine «famiglia» al posto di «partito».

La nuova legge elettorale per la Camera (voluta da Renzi) prevede che una sola famiglia vinca le elezioni. Non più premi di coalizione, ma un premio di 340 (su 630) deputati alla famiglia che prende un voto in più delle altre. Essendo le liste con capilista bloccati, il capofamiglia sceglie (non servono preferenze ai capilista) i suoi fedelissimi che verranno eletti in modo automatico. Due terzi della nuova Camera sarà composta da questi fortunati (non votati) prescelti dai capifamiglia. Questo è il prodotto dell'Italicum, la nuova legge elettorale per la Camera. La riforma istituzionale fa il resto. Il nuovo Senato non avrà più poteri sul Governo: non approverà più i bilanci, ma soprattutto non darà più la fiducia in quanto il Governo risponderà soltanto alla Camera dei Deputati.

Stante le cose, la famiglia che vincerà le elezioni avrà la maggioranza dei seggi alla Camera che esprimerà un Governo monocolore formato da membri della stessa famiglia. Ed il capofamiglia che si è scelto i capilista (poi deputati) diverrà automaticamente Capo del Governo. Non votando più i futuri senatori, la stessa famiglia che sceglierà fra i consiglieri regionali quelli a cui delegare i compiti di senatori avrà buon gioco a sceglirsi il futuro Presidente della Repubblica, che sarà espressione della stessa famiglia, poi Presidente e Camere nomineranno la maggior parte delle più alte cariche giurisdizionali di controllo a partire dalla Corte Costituzionale.

Non è finita qui. La riforma della Rai (sempre voluta da Renzi) prevede che si riducano i membri del CdA dell'Ente da 9 a 7, ma 6 su 7 saranno nominati da Governo (Ministro competente) e dalla Camera, sempre stessa famiglia, membri che a cascata nomineranno tutti i Direttori di rete e Direttori di testata della Rai, che a quella famiglia saranno eternamente riconoscenti.

Mi scuso se ho brutalizzato una serie di riforme giuridicamente dotte, piene di buone affermazioni e degne di grandi aspettative, ma se passasse il «sì» ad ottobre si combinerebbero esattamente gli eventi prefigurati.
Gli equilibri ricercati dai Padri costituenti centrati sulla sovranità popolare andrebbero subito in fumo ed un Capofamiglia (con dei suoi sodali prescelti e senza mandato popolare) prenderebbe im mano il Paese, le sue istituzioni, al punto che non sussisterebbe più la «divisione dei poteri» elemento cardine di tutte le democrazie, ma lo stesso Capofamiglia avrebbe in mano «Legislativo», «Esecutivo» e la parte più pesante del «Giudiziario».

Renzi si rivolgerà alla pancia dei cittadini affermando che ha tagliato una delle due Camere (anche se non è vero perché il Senato pur menomato rimarrà), ma gli Italiani dovranno rispondere con la testa e ricordare quanto la democrazia ci è costata.

Sergio Divina
Senatore della Lega Nord

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