Italia / La tragedia

Niente carcere per il giovane youtuber che travolse un'auto uccidendo un bimbo: polemiche

L'estate scorsa a Roma lo youtuber ventenne Matteo Di Pietro, durante una "sfida social" ad alta velocità, finì con una Lamborghini contro l'auto in cui viaggiavano una donna, figlioletto e sorellina. La condanna è a 4 anni e 4 mesi, per omicidio stradale aggravato, ma esclude la detenzione. Il legale della famiglia della vittima: frutto del patteggiamento, ma per la madre è difficile accettare. L'Associazione vittime: "È una pena irrisoria"

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ROMA. "La sentenza corrisponde al calcolo fatto sulla base delle norme, è chiaro che per la mamma della vittima è faticoso comprendere e accettare che il condannato ora non andrà in carcere", sono parole con le quali il legale della famiglia del piccolo di cinque anni, Matteo Melandri, ha riassunto in un'intervista all'Ansa le reazioni all'esito della vicenda giudiziaria sul tragico incidente dell'estate scorsa a Roma (Casal Palocco), nel quale uno youtuber, durante una "sfida social", finì contro l'auto in cui viaggiavano una madre con il figlioletto e la figlia.

La vicenda si è risolta nel processo di primo grado, per quanto riguarda l'ambito penale, con un patteggiamento a 4 anni e 4 mesi per omicidio stradale aggravato che non  porterà in carcer Matteo Di Pietro, il 20enne, legato al collettivo youtuber dei Theborderline, che il 14 giugno scorso era alla guida del suv Lamborghini, preso a noleggio, che travolse una Smart a Casal Palocco uccidendo un bimbo di cinque anni che era a bordo assieme alla madre e alla sorellina, rimaste ferite.

Un esito processuale che ha fatto molto discutere.

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Sull'entità della pena è intervenuto anche il ministro Matteo Salvini, che sui social commenta: "4 anni per avere ucciso un bimbo di 5 anni? Una riforma della giustizia è quanto mai necessaria".

Anche per all'Associazione vittime incidenti stradali (Avisl) siamo in presenza di una "pena irrisoria"."La sentenza corrisponde al calcolo fatto sulla base delle norme, è chiaro che per la mamma della vittima è faticoso comprendere e accettare che il condannato ora non andrà in carcere", sono parole con le quali il legale della famiglia del piccolo di cinque anni, Matteo Melandri, ha riassunto in un'intervista all'Ansa le reazioni all'esito della vicenda giudiziaria sul tragico incidente del

Di Pietro non andrà in carcere, perché ha già scontato una parte della pena e quel che rimane da scontare è inferiore ai 4 anni, termine che la legge indica come massimo per la concessione dei domiciliari.

La condanna a 4 anni e 4 mesi è stata inflitta dal Gup per omicidio stradale aggravato, una fattispecie di reato non ostativo (che consente cioè di accedere ai benefici penitenziari) che prevede la possibilità di ricorrere al patteggiamento, previo accordo con la Procura.

Ed infatti l'intesa è arrivata al termine di una serie di interlocuzioni tra le parti alle quali il Gup ha dato l'ok, riconoscendo al ragazzo le attenuanti generiche e revocandogli la patente.

Il giovane era stato arrestato e posto ai domiciliari - dove si trova tutt'ora - subito dopo l'incidente e, dunque, ha già scontato quasi 8 mesi. Un 'presofferto' - come si chiama in gergo tecnico - che fa scendere la pena residua a meno di 4 anni e che consente appunto a Di Pietro di evitare il carcere.

Quando la sentenza sarà passata in giudicato, inoltre, lo youtuber potrà fare richiesta di misura alternativa, chiedendo l'accesso ai servizi sociali.

Poco prima della sentenza il giovane, pantaloni chiari e camicia azzurra, ha fatto dichiarazioni spontanee al gip chiedendo "scusa per quanto compiuto" e spiegando di "provare dolore". "Mi impegnerò in futuro - ha sostanzialmente detto l'imputato - in progetti che riguardano la sicurezza stradale".

Così come confermato dal suo difensore, l'avvocato Antonella Benveduti, Di Pietro non finirà dietro le sbarre. "Credo che questa sia una condanna in linea che sono le finalità del nostro ordinamento, di rieducazione, di risocializzazione proprie della sanzione penale", ha detto la penalista. In aula era presente anche la madre del piccolo rimasto ucciso, provata e commossa. Dopo la pronuncia del giudice ha lasciato piazzale Clodio senza rilasciare dichiarazioni.

"Eravamo preparati, non è stata una sorpresa. Resta la tragedia per una famiglia, per una madre", ha commento ancora l'avvocato Matteo Melandri.

Il drammatico incidente si consumò nel corso di una 'sfida' social del collettivo di youtuber. Nell'ordinanza cautelare, con cui il gip dispose i domiciliari per Di Pietro, è emerso che l'auto viaggiava a oltre 124 km orari "immediatamente prima dell'impatto" con la piccola Smart.

A bordo del Suv erano presenti altre quattro persone che stavano effettuando riprese con il cellulare. Il ventenne aveva preso a noleggio il potente suv con "l'unico ed evidente fine - scriveva il gip nell'ordinanza - di impressionare e catturare l'attenzione di giovani visitatori del web per aumentare i guadagni della pubblicità, a scapito della sicurezza e della responsabilità e di conseguenza a procedere ad una velocità superiore ai limiti indicati.

Tanto più che alcuni dei passeggeri presenti all'interno della Lamborghini avevano più volte invitato a ridurre la velocità che percepivano eccessiva rispetto al limite dei 50 km/h". Negli atti dell'indagine viene ricostruita la dinamica di quanto avvenuto.

Secondo i dati del Gps "il Suv al momento di imboccare via di Macchia Saponara alle ore 15.38, si fermava. Dopo avere imboccato la via riprendeva velocità raggiungendo in soli 14 secondi i 124 chilometri orari immediatamente prima dell'impatto. L'assenza di tracce di frenata - si legge nei documenti - dimostra verosimilmente che la decelerazione improvvisa e rapidissima è stata conseguenza dell'avvistamento dell'auto in prossimità del punto in cui si è verificato l'incidente".

ANCHE ROMA PUNTA SULLE ZONE 30

Saranno circa 70, diffuse in tutta la città, dal centro storico alle periferie "La sentenza corrisponde al calcolo fatto sulla base delle norme, è chiaro che per la mamma della vittima è faticoso comprendere e accettare che il condannato ora non andrà in carcere", sono parole con le quali il legale della famiglia del piccolo di cinque anni, Matteo Melandri, ha riassunto in un'intervista all'Ansa le reazioni all'esito della vicenda giudiziaria sul tragico incidente deloltre il Raccordo anulare, e permetteranno ai pedoni, alle bici e anche alle auto di convivere serenamente, in spazi riqualificati e più verdi: è la 'via romana' alle Zone 30, le aree della città in cui gli automobilisti devono tenere il piede ben lontano dall'acceleratore. La questione delle Città 30 è stata nelle scorse settimane al centro del dibattito, dopo le scelte di Bologna.

Nella Roma del sindaco Roberto Gualtieri la linea è chiara: sulle grandi direttrici immaginare un limite a 30 non si può, ma sulle strade secondarie invece è un obiettivo raggiungibile.

L'idea, spiegava giorni fa il primo cittadino, è arrivare gradualmente al 70% delle strade romane con il limite a 30 all'ora. Intanto, si procede zona per zona, andando a riqualificare punti particolarmente critici della città nonché bisognosi di un intervento non solo estetico.

Il Campidoglio ha stanziato 3,5 milioni di euro per realizzare le prime 'Isole ambientali', le zone a traffico gentile, e alcune sono già state completate.

All'Aventino, per esempio, ma anche nelle periferie di Casal Bertone, Ostia Antica, Quadraro Vecchio, largo Millesimo a Torrevecchia fino a Casal Monastero, estrema periferia nord est della Capitale, oltre il Raccordo Anulare. E' qui che proprio questo pomeriggio Gualtieri, con l'assessore alla Mobilità Eugenio Patanè che ha in mano il dossier, ha inaugurato una Isola Ambientale-Zona 30 su uno stradone - via Ratto delle Sabine - dove affacciano oltre alle palazzine dei residenti una scuola e la parrocchia di Sant'Enrico. Il centro della strada, dove erano parcheggiate le macchine, dopo pochi mesi di lavori è una 'piazza verde', curata a prato, con panchine e spazi di aggregazione; la nuova segnaletica verticale e orizzontale indica chiaramente il limite di velocità a 30 all'ora.

"Era un garage a cielo aperto, non a misura d'uomo - ha detto l'assessore Patanè - ora la abbiamo ridata ai cittadini e ai ragazzi, saranno messi dei giochi, abbiamo abbattuto le barriere architettoniche. La sicurezza stradale è uno degli obiettivi di questa amministrazione". Gualtieri ha spiegato la 'filosofia' delle sue Zone 30: "Lo spazio urbano può cambiare in meglio anche con interventi 'leggeri'. Può cambiare la sicurezza e il rapporto con lo spazio in cui abitiamo. Non è solo un luogo di abbassamento della velocità ma un recupero dello spazio, con il verde. L'abbassamento della velocita rende la strada più abbordabile. Per noi, questo e altri interventi sono dei passi avanti. Non solo tappare le buche: Roma deve essere non solo aggiustata ma trasformata, e questi interventi hanno un altissimo tasso di trasformazione anche con tempi e risorse limitate".

Da parte del M5s non sono mancate voci polemiche: "Il solito monologo in stile Gualtieri - ha detto la capogruppo Linda Meleo - Si è limitato a esaltare quanto fatto dalla sua Giunta negli ultimi sette mesi, senza disturbarsi a citare tutti i progetti approvati negli anni passati. Men che meno è stato fatto riferimento ai veri autori del bando, ossia la Giunta Raggi".

Il lavoro di progettazione dell'assessorato di Patanè, intanto, continua, e l'elenco degli ambiti su cui si intende intervenire è lunghissimo: le isole ambientali allo studio al momento riguardano anche il cuore storico della Capitale: Navona, Ansa Barocca, Pantheon, Portico d'Ottavia, Trevi-Quirinale, Tridente. Per altri ambiti è già stata affidata la progettazione: Trastevere, per esempio, ma anche Balduina, Colli Aniene, Torre Spaccata, Tor Pignattara, Villa Certosa, Pigneto.

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