Impresa / Il nodo

L’edilizia riparte ma non trova operai: «Serve manodopera»

Il bonus 110% spinge il settore, ma il problema è la manodopera: l’allarme dell’Ance e degli Artigiani, pochissimi i trentini e gli stranieri sono tornati a casa loro perché la vita costa meno

PROVINCIA Assestamento di bilancio, sindacati critici

di Barbara Goio

TRENTO. Mentre uno dei problemi più seri è la disoccupazione, che ha raggiunto livelli di guardia soprattutto tra i giovani, vi sono settori in cui, paradossalmente, quella che manca è proprio la forza lavoro. Un po' per scelte passate non proprio felici, un po' per l'onda lunga della crisi del 2008, nell'edilizia e anche in tutta la filiera ad essa collegata, dall'impiantistica all'artigianato del legno, dall'idraulica ai rivestimenti, c'è grande richiesta di personale specializzato. Andrea Basso, presidente di Ance (Associazione trentina dell'edilizia) ammette che si tratta di «un problema vero».

«Ne abbiamo parlato anche in assemblea - spiega - coinvolgendo anche i vertici della Provincia, a cui abbiamo avanzato alcune proposte operative per attivare la ricerca del personale. La volontà di intervenire c'è, e di questo siamo soddisfatti, anche se il problema è a monte. In questo momento in cui l'edilizia sta andando alla grande anche per effetto del bonus al 110 per cento, la situazione è seria, servono operai specializzati. Tuttavia bisogna ammettere che adesso è già tardi: dobbiamo lavorare su un orizzonte più ampio e considerare i prossimi anni, se vogliamo che il settore non vada in sofferenza».

Le cause per cui si è arrivati a questo paradosso sono molteplici, a partire dalla crisi del 2008 per cui più della metà delle circa 250 ditte del Trentino hanno chiuso, e solo un 40 per cento di quelle sopravvissute fa fatturati di tipo industriale.

«Quanto agli stranieri - riprende Basso - quelli che 15 anni fa sono arrivati soprattutto da Albania, Macedonia e Romania, e che hanno messo su famiglia in Trentino, sono restati. Gli altri sono tornati nei loro Paesi d'origine un po' perché la vita da noi è più cara e un po' perché anche queste zone sono in ripresa e quindi di lavoro ce n'è».

Basso punta il dito anche sull'educazione. «Abbiamo bruciato due generazioni - dice senza mezzi termini - ed il numero di ragazzi iscritti alle scuole professionali è calato drasticamente. Anche nella mentalità dei genitori, il cantiere è associato ad un lavoro faticoso, nella polvere, ma noi non siamo più i muratori con la carriola ed il secchio: ci sono gru che vengono comandate da sofisticati software e, anche se resta un lavoro manuale, è bello e vario, e servono competenze avanzate. I giovani sono migrati a Meccatronica, dove ora c'è quasi un surplus di offerta. Anche per quanto riguarda le paghe, i bravi lavoratori sono tra i meglio retribuiti. Serve una campagna per invogliare i ragazzi a lavorare nell'edilizia».

Dello stesso avviso anche il presidente dell'Associazione artigiani e piccole imprese della Provincia di Trento Marco Segatta. «La crisi della manodopera nella filiera dell'edilizia - ammette - è una realtà importante e con cui fare i conti. Stiamo concordando con la Provincia un piano per reperire personale, anche attingendo a chi si ritrova senza lavoro. Con l'Agenzia del lavoro si sta lavorando a dei corsi di formazione: si tratta di una soluzione valida, soprattutto nel momento dell'emergenza, anche se va considerato che buona parte di queste persone ha superato i 50 anni, e comunque in cantiere alcuni lavori sono pesanti».

Prosegue Segatta: «Dobbiamo assolutamente investire nel futuro, coinvolgendo famiglie e orientatori perché non scartino a priori una scuola professionale: il lavoro manuale non ha nulla da invidiare ad altre occupazioni e anche le paghe, soprattutto se ci si specializza, possono essere decisamente buone».

«É accaduto - riprende Basso - che anche chi è già laureato abbia deciso di seguire un'alta formazione all'Enaip, proprio per integrare conoscenze pratiche a quelle teoriche».

La ricetta della Provincia: “due azioni concrete”. 

Due percorsi in parallelo per potenziare la capacità del sistema Trentino di attrarre i lavoratori che servono alla crescita dei settori turistico ed edile e di rimando allo sviluppo di tutto il sistema economico locale. Sono le risposte in tema di fabbisogno di manodopera per le imprese trentine offerte dal piano della Provincia autonoma di Trento, illustrato oggi a categorie economiche e sindacati nella sala di rappresentanza della Regione. La doppia risposta - presentata dal presidente Maurizio Fugatti, dall’assessore allo sviluppo economico, ricerca e lavoro Achille Spinelli e dalla dirigente generale Laura Pedron - prevede da un lato gli accordi con le Agenzie del lavoro di altre realtà territoriali in Italia, al fine di valorizzare negli ambiti di riferimento le opportunità offerte dal mercato del lavoro trentino. Dall’altra si delinea la costruzione di corsi ad hoc - in collaborazione tra i Dipartimenti provinciali Lavoro e Istruzione-Cultura, le scuole di formazione professionale e gli enti bilaterali - per aggiornare e riconvertire le competenze professionali delle persone che fanno altri mestieri o che si trovano momentaneamente senza occupazione e che quindi possono trovare in questi settori un’adeguata opportunità di riqualificazione professionale.

“Conosciamo quali sono le criticità evidenziate dagli operatori del settori del turismo e dell’edilizia in Trentino” ha detto Fugatti, che ha partecipato all’appuntamento promosso dall’assessore Spinelli per rispondere alle sfide occupazionali nella fase post-Covid. Una ripartenza nella quale il tema delle risorse umane e della loro disponibilità è diventato ancora più centrale.

“Di fronte a queste evidenze - ha continuato il presidente -, la Giunta provinciale ha l’obbligo di impostare un percorso di soluzione alle problematiche. Se per il settore turistico attendiamo di comprendere appieno i fenomeni in corso, augurandoci che la fase attuale sia legata alla portata post-lockdown, e quindi che il mercato del lavoro possa trovare una nuova fase di stabilità ed equilibrio, per l’edilizia sappiamo che il fabbisogno è dovuto alla ripartenza improvvisa del settore dopo una pesante contrazione negli ultimi dieci anni”.

Secondo Fugatti, favorire un incrocio positivo tra domanda e offerta produttiva è centrale per permettere al Trentino di vincere la partita del rilancio. “In un periodo nel quale sono di attualità numerosi interventi e incentivi, dal Superbonus 110% per l’edilizia al Piano nazionale di ripresa e resilienza fino alle risorse provinciali, non possiamo non provare a dare prospettive al mercato del lavoro. Altrimenti rischiamo di avere gli investimenti e non le imprese. Sarebbe paradossale. Sappiamo invece quanto la Giunta creda nelle opere pubbliche per lo sviluppo locale”.

Spinelli introducendo i due percorsi ha sottolineato quanto la capacità di attrazione di forza lavoro rappresenti un’opportunità di crescita per l’economia locale. “Vogliamo incentivare i nostri giovani ad approcciare mestieri che sembrano aver perso appeal e allo stesso tempo attirare nel nostro territorio nuove forze, per una crescita collettiva e di sistema. Nella consapevolezza che le donne e gli uomini che animano il mercato del lavoro non solo permettono alle aziende di poter operare e crescere, ma portano indotto e fanno vivere il nostro sistema economico e sociale. Impostiamo ora percorsi che potranno dare sicuramente ulteriori frutti in futuro”.

La Cgil: «per attrarre manodopera servono politiche inclusive», anche per gli stranieri. 

Anche il sindacato ha da dire la sua sul problema. “La difficoltà di trovare manodopera nell’edilizia come nel turismo è un problema non nuovo per il Trentino che si risolve solo mettendo in campo soluzioni pragmatiche che puntino a valorizzare contrattualmente i giovani, a riqualificare i disoccupati, ma anche a gestire l’arrivo e l’inserimento di personale proveniente da paesi esteri”. E’ quanto hanno sostenuto Cgil Cisl Uil del Trentino a margine del confronto con l’assessore Achille Spinelli e la dirigente del Dipartimento Sviluppo Economico, Ricerca e Lavoro, Laura Pedron focalizzato sui fabbisogni occupazionali di edilizia e turismo.

“Valutiamo positivamente l'analisi del fabbisogno formativo delle imprese e delle risorse disponibili all'interno del mercato del lavoro che ci è stata presentata questa mattina e la conseguente attivazione di percorsi formativi di riqualificazione. Tuttavia se non si gestisce con adeguato pragmatismo e puntando all'efficacia delle politiche per il.mercato del lavoro in questa fase rischiamo la tempesta perfetta – fanno notare Maurizio Zabbeni, Michele Bezzi e Matteo Salvetti - provocata dalla bassa presenza di giovani, dall'invecchiamento della forza lavoro e dal contemporaneo avvio di investimenti pubblici straordinari soprattutto nelle infrastrutture al Sud che rischia di ridurre la mobilità dei lavoratori. L’edilizia infatti già risente in tutta Italia da un forte bisogno di manodopera, che con l’arrivo delle risorse del Pnrr destinate alle opere pubbliche verrà ulteriormente ampliato”.

Da qui la richiesta di non puntare su un’unica direzione, ma di mettere in campo un insieme di strumenti, dalla riqualificazione dei disoccupati a misure specifiche per i giovani. “E’ difficile pensare di dare risposte alle imprese locali solo riqualificando i disoccupati presenti sul nostro mercato del lavoro, perché c’è un’età media elevata che rende più complesso l’inserimento di addetti senior nei cantieri”, proseguono i tre sindacalisti. Attualmente su circa 2000 disoccupati con pregresse esperienze lavorative in edilizia, ce ne sono 850 con più di 50 anni, cioè il 40 per cento. Quindi la loro ricollocazione in un settore complesso come l’edilizia non è semplice e non è un caso se imprese e sindacati a livello contrattuale nazionale stanno cercando di gestire questa fase anche in termini di prepensionamenti e staffette generazionali.

C’è poi il fronte giovani, su cui bisognerebbe puntare con progetti specifici per promuovere l’appetibilità del settore, in cui, comunque, ci sono ancora buone possibilità di carriera e buone retribuzioni. Senza perdere di vista che anche in Trentino una fetta sempre più consistente di ragazzi ha un titolo di studio medio alto dunque, se non si qualifica il lavoro in edilizia, aspirerà a posizioni diverse sul mercato del lavoro.

“Accanto a questi due assi importanti, giovani e disoccupati, dunque per facilitare l’incontro tra domanda e offerta bisognerà trovare una soluzione per fare arrivare in Trentino in maniera regolare manodopera straniera, di cui il nostro tessuto economico non può fare a meno”. Anche perché nei prossimi mesi e nei prossimi anni rischia di essere sempre più esiguo il flusso di operai edili che si spostano da sud a nord, proprio perché l’avvio di importanti cantieri legati al piano di rilancio nazionale riguarderanno tutte le regioni.

La situazione non è molto diversa anche nel turismo dove, come certifica Federalberghi, il 40 per cento del personale delle imprese turistiche del Nordest è straniero.

“In questo quadro non si può rinunciare, per posizioni preconcette, a gestire i flussi di manodopera dall’estero come si fa ormai da anni nell'agricoltura. Allo stesso tempo serve mettere in campo una proposta qualificata, che valorizzi la dimensione contrattuale anche provinciale, la trasparenza e la regolarità”, insistono Zabbeni, Bezzi e Salvetti.

Anche in questo senso un’opportunità potrebbe essere rappresentata anche dai contratti di rete, oggi scarsamente usati in Trentino come ha certificato Euricse. “Si tratta di una tipologia contrattuale che soprattutto nei settori molto parcellizzati potrebbe garantire una risposta occupazionale trasparente e continuativa al personale e potrebbe facilitare il reperimento di manodopera visto che le imprese condividerebbero uno stesso bacino di addetti. Il Trentino ha ancora spinto poco in questa direzione. Crediamo invece si possa sviluppare sotto la regia di Agenzia del Lavoro e con il coinvolgimento degli enti bilaterali”, aggiungono Zabbeni, Bezzi e Salvetti.

Infine il tema della certificazione di competenze: per rendere più mobile il mercato del lavoro e facilitare le transizioni è importante puntare in questa direzione anche rafforzando il legame tra sistemi di istruzione e mondo del lavoro.

comments powered by Disqus