Agricoltura / Il problema

La misteriosa morìa del melo preoccupa: parte un nuovo studio accurato, proprio come dieci anni fa

Oggi il vertice con Assessorato all’Agricoltura, Fondazione Mach, Apot e Codipra: se ne sa poco, saranno inviati dei questionari alle aziende colpite, soprattutto in Valsugana

TRENTO. Della misteriosa morìa del melo si sa poco, e in Valsugana si è manifestata ormai da anni. Oggi si è tenuto un incontro fra Assessorato all’Agricoltura, Fondazione Mach, Apot e Codipra per far partire un progetto di monitoraggio e di ricerca

L'incidenza della moria di piante di melo, non riconducibile a cause certe e conosciute, è ancora piuttosto limitata a livello provinciale, ma localmente, in particolare per l'ambito della Valsugana, gli effetti sono molto evidenti e significativi. E’ stato questo il tema al centro di un incontro fra Assessorato all’Agricoltura, Fondazione Mach, Apot e Codipra che hanno fatto il punto sul fenomeno della cosiddetta "moria del melo".
Le relazioni tecniche di APOT e di FEM hanno messo in evidenza quanto è stato fin qui già fatto per il monitoraggio e lo studio di questo fenomeno, sia a livello provinciale che nazionale e la situazione ad oggi rilevata in provincia di Trento. Da qui la condivisione della necessità di avviare un nuovo studio che, incrociando dati rilevati sul campo con informazioni raccolte attraverso la somministrazione di questionari presso le aziende più colpite, sia in grado di far emergere eventuali correlazioni significative rispetto alla concomitanza di fattori predisponenti.

Lo studio, curato da FEM in stretto raccordo con APOT che si prevede di attivare da subito e di concretizzare nel corso dei prossimi mesi, si pone l'obiettivo di fornire elementi a supporto delle aziende per la messa in campo di azioni colturali in grado, quantomeno, di ridurre l'incidenza di questi fenomeni.

Si riparte quindi con la ricerca. Eppure della misteriosa malattia si parlava già dieci anni fa: alla Fem nel 2011 vi venne dedicata una giornata tecnica specifica.

Scriveva la Provincia allora: «La moria del melo, chiamata anche “deperimento” o “sindrome da stress” è una malattia che sta creando una certa preoccupazione tra i frutticoltori trentini. Un problema complesso, determinato da fattori non ancora ben individuati, che l'Istituto Agrario di San Michele all'Adige sta però analizzando con molta attenzione».
Già dieci anni fa si sottolineava che «Nel 2010 il fenomeno si è aggravato interessando anche molti frutteti della Valsugana e delle Valli Giudicarie, dopo parecchi anni in cui il fenomeno era presente quasi esclusivamente in Val di Non. La malattia ha colpito oltre ai giovani impianti, anche quelli in piena produzione, con una casistica che varia sicuramente in funzione dell'età delle piante, della varietà, della zona (esposizione) e del terreno. La varietà più interessata è risultata la Renetta Canada, seguita da Gala, Golden Delicious, Red Delicious e, in misura minore, da Fuji.
La sintomatologia che si riscontra è quella tipica dei danni da freddo che si evidenzia a fine inverno con spaccature della corteccia sul fusto, con emissione di linfa. Successivamente in queste spaccature si insediano funghi secondari e batteri e le piante possono essere attaccate da insetti del legno, come il bostrico, che portano a un veloce deperimento della pianta stessa».

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