Forum / Il confronto

Trento e Bolzano, Maurizio e Arno: dall’A22 a Covid, le visioni dei 2 governatori

Alla sede dell’Adige abbiamo messo di fronte i due presidenti delle Province Autonome. E’ vero che vi state antipatici? «No, anzi ci sentiamo spesso, e magari non lo facciamo sapere ai giornali»

di Paolo Micheletto

TRENTO. Il Trentino e l'Alto Adige hanno davanti un'occasione storica. Dopo aver sofferto l'inferno della pandemia, e in attesa di vincere il Covid in via definitiva grazie al vaccino, i due territori devono cogliere al meglio la grande sfida della ripartenza: si deve lavorare per divenire la terra della sostenibilità.

Su questo obiettivo - come su tanti altri - si dicono d'accordo Maurizio Fugatti (presidente della Provincia di Trento) e Arno Kompatscher (presidente della Provincia di Bolzano), che si sono trovati fianco a fianco nella redazione dell'Adige in un forum al quale hanno partecipato il direttore Alberto Faustini e i giornalisti Francesca Gonzato, Paolo Micheletto e Domenico Sartori.

Maurizio Fugatti porta sulla giacca la spilla dell'Euregio, Arno Kompatscher quella della Provincia di Bolzano, anche se i due assicurano che non si tratta di una differenza di vedute: «Ho anche la spilla della Provincia di Trento e pure dell'Asar», spiega Fugatti. I due governatori, tuttora impegnati nella gestione della pandemia ma proiettati verso una ripartenza che dovrà essere più veloce possibile, preferiscono evidenziare il terreno comune delle loro azioni invece di evidenziare le differenze, che si sono.L'emergenza Covid ha portato in secondo piano la Regione, che dovrebbe essere il luogo ideale per la vostra collaborazione.

Faccia a faccia tra i governatori di Trento e Bolzano/1. Kompatscher: «Così va cambiata la Regione»

Il nostro giornale ha ospitato il confronto tra i presidenti delle province autonome di Trento e Bolzano, Maurizio Fugatti e Arno Kompatscher, che tra poco meno di un mese si daranno il cambio alla guida della Regione. E proprio di Regione abbiamo parlato con loro, toccando temi di vario tipo, dal Covid a Mediocredito, dal futuro dell’ente all’A22.

Kompatscher: «La pandemia ha stravolto tutti i nostri programmi: è accaduto anche in Provincia, non solo in Regione. L'ordinaria amministrazione è finita in secondo piano e sono saltati molti incontri con Roma, ad esempio nel settore della giustizia».

Ma qual è l'eredità dei suoi due anni e mezzo di presidenza della Regione?

Kompatscher: «Il programma condiviso». Un programma che prevede di chiudere la Regione o mantenerla com'è oggi?

Kompatscher: «Né l'una né l'altra opzione: il programma prevede di cambiare. L'impostazione della Regione di un tempo non funziona: serve un ruolo aggiornato, che non può essere quella di mantenere la competenza legislativa residuale.

La previdenza è un esempio di come la collaborazione può funzionare, ma su altri settori bisogna cambiare».

Fugatti: «Chiudere la Regione non è un tema, lo posso confermare. Veniamo da due anni impegnativi, è stato difficile anche trovare il tempo per occuparsi della Regione. Il futuro? Se guardiamo alle tematiche regionali ed euroregionali, ci sono tanti aspetti sui quali si può collaborare».

Faccia a faccia tra i governatori di Trento e Bolzano/2. Fugatti: «Salvaguardare la cornice statutaria della Regione»

Il nostro giornale ha ospitato il confronto tra i presidenti delle province autonome di Trento e Bolzano, Maurizio Fugatti e Arno Kompatscher, che tra poco meno di un mese si daranno il cambio alla guida della Regione. E proprio di Regione abbiamo parlato con loro, toccando temi di vario tipo, dal Covid a Mediocredito, dal futuro dell’ente all’A22.

Nella gestione della pandemia spesso avete preso strade diverse.

Fugatti: «È stato detto che non abbiamo collaborato, quando invece ogni dieci giorni abbiamo avuto incontri con il Tirolo e l'Alto Adige che sono servite molto. Noi siamo stati molto più "colpiti" nella prima fase, loro all'inizio della seconda: anche questo ha portato a scelte che sono sembrate divergenti ma non lo erano. Erano diverse perché le situazioni si presentavano diverse».

Che giudizio date alla gestione che ha portato al "nuovo" Mediocredito?

Fugatti: «Il caso conferma che quando serve Trento e Bolzano sanno parlarsi e trovare accordi. Non è vero che ha vinto Bolzano: del resto il dato percentuale delle azioni bolzanine è sempre stato superiore al cinquanta per cento. Abbiamo confermato l'interesse regionale della banca e che questa debba avere una forte attenzione alle piccole e medie imprese: questo era l'obiettivo».

Kompatscher: «Siamo arrivati ad un'ottima soluzione, non solo nei rapporti e nei pesi delle singole componenti, ma anche negli obiettivi comuni, nella tutela degli interessi di tutti».

La Provincia autonoma di Bolzano cederà le proprie quote alla Provincia di Trento?

Kompatscher: «C'è stata una mozione in Consiglio provinciale a Bolzano che ci chiedeva il contrario, cioè di prevedere un vincolo contro la cessione. Noi quella mozione non l'abbiamo votata e non è stata approvata: da tempo diciamo che siamo disposti ad uscire, ma tutelando il nostro patrimonio: verremmo bacchettati dalla Corte dei conti se non fosse così. Siamo interessati a uno sviluppo positivo dell'istituto e resteremo fino a quando sarà necessario».

La gestione del dossier Mediocredito ha portato qualche malumore in Cassa centrale. Ora quali sono i rapporti con via Segantini?

Fugatti: «Non so se ci sia malumore o meno, ma l'accordo con Bolzano e le Raiffeisen non vuole mettere in discussione il ruolo di Cassa Centrale Banca in Trentino. Ma crediamo che nel nostro sistema creditizio serva chi ha una vocazione nazionale - e per fortuna il Trentino ha il sesto gruppo bancario italiano - ma anche un istituto di credito più legato al territorio».

Faccia a faccia tra i governatori di Trento e Bolzano/3. Fugatti: «Rapporti finanziari, A22, Mediocredito: quando serve marciamo uniti»

Il nostro giornale ha ospitato il confronto tra i presidenti delle province autonome di Trento e Bolzano, Maurizio Fugatti e Arno Kompatscher, che tra poco meno di un mese si daranno il cambio alla guida della Regione. E proprio di Regione abbiamo parlato con loro, toccando temi di vario tipo, dal Covid a Mediocredito, dal futuro dell’ente all’A22.

In Mediocredito entreranno partner finanziari come Civibank? Come vedete questa opportunità?Kompatscher: «Non sta a me prendere queste decisioni. L'importante è che ci sia una banca territoriale, molto vicina alle realtà locali. Che poi ci possa aprire al di fuori della regione è una bella cosa, del resto è già stato fatto in passato, grazie anche al fatto che - all'esterno - Trentino e Alto Adige - sono garanzia di efficienza».

Fugatti:«Su Civibank lasciatemi dire una cosa. Secondo voi l'autonomia del Trentino e dell'Adige e Mediocredito si devono preoccupare dell'ingresso di Civibank con il 3-5%?».

Quando ci saranno novità sull'A22?

Fugatti: «Sull'A22 ci sono due soluzioni in campo e aspettiamo una risposta dal governo. Va detto che la vicenda si è "piantata" più a Roma che qui: bisogna essere onesti».

Kompatscher: «È vero che - come ha detto il presidente Fugatti - deve essere il governo ad indicarci qual è la strada da seguire e a darci gli strumenti per percorrere quella strada. Noi siamo interessati alla gestione dell'autostrada nell'interesse dei territori, mentre una gara potrebbe portare a una gestione più attenta agli utili e ai dividendi, una soluzione cioè che non coincide con il bene dei territori».

Cosa lascerà la pandemia nel sistema sanitario delle due province? Cosa cambierà nei prossimi anni? Fugatti: «Il paradigma dell'efficienza finanziaria in ambito sanitario è saltato. Non regge più un sistema nel quale al centro fai tutto e nelle valli fai poco perché è più efficiente così. La nuova organizzazione dell'Azienda sanitaria - che abbiamo presentato due settimane fa - va in questa direzione, anche se il percorso non si cambia in un giorno, soprattutto a causa della carenza di medici e infermieri. Ma non parlare più di tagli in sanità è già un'inversione di tendenza».

Faccia a faccia tra i governatori di Trento e Bolzano/4. Kompatscher: «A22, adesso tocca al governo indicarci una strada»

Il nostro giornale ha ospitato il confronto tra i presidenti delle province autonome di Trento e Bolzano, Maurizio Fugatti e Arno Kompatscher, che tra poco meno di un mese si daranno il cambio alla guida della Regione. E proprio di Regione abbiamo parlato con loro, toccando temi di vario tipo, dal Covid a Mediocredito, dal futuro dell’ente all’A22.

E le sinergie con l'Alto Adige?

Fugatti: «Io credo che l'emergenza Covid ci abbia insegnato a lavorare insieme e che sia possibile trovare nuove sinergie: ma al momento non siamo entrati nello specifico».

Kompatscher: «Sono cadute tante certezze, il presidente Fugatti ha ragione. Da noi in Alto Adige il fatto di avere sette ospedali era stato molto criticato: in tanti dicevano che sarebbe stato meglio avere un policlinico a Bolzano e stop. Ora non si parla più di chiudere gli ospedali, ma di stabilire chi fa che cosa, con una suddivisone delle competenze sui territori. Un bel passo in avanti».

Lo stesso ragionamento procede a livello nazionale.

Kompatscher: «Infatti. Ho letto le 334 pagine del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) del governo nazionale e la territorialità del servizio sanitario è un tema centrale. Il problema vero sarà trovare la forza lavoro qualificata, cioè i medici e gli infermieri. Ciò che si può fare sul territorio si deve fare lì, quando invece serve una grande specializzazione la si trova nella "rete" di diversi ospedali, tra cui Trento e Innsbruck. Durante la pandemia io e il presidente Fugatti abbiamo sempre lavorato insieme».

Ci fa un esempio?

Kompatscher: «Un giorno ci siamo trovati senza i vaccini necessari per rispettare il programma delle seconde dosi e ho chiamato Fugatti. Ho chiesto: tra tre giorni ve li restituiamo, ce li prestate? Maurizio in un'ora mi ha detto sì e tutto si è risolto alla grande. Senza finire sui giornali. Lo stesso si può dire sulle terapie intensive: abbiamo sempre dato la disponibilità a mettere a disposizione posti per l'altra provincia. E a livello tecnico si sono sentiti almeno una volta alla settimana. Quando usciremo dalla pandemia, infine, svilupperemo l'intesa su diversi temi, come ad esempio le terapie contro i tumori, perché siamo troppo piccoli per fare da soli o anche insieme, visto che per alcune specialità la massa critica ideale è addirittura di cinque milioni di abitanti. La lotta al Covid lascerà un'altra grande lezione».

Quale?

Kompatscher: «Che in sanità bisogna puntare sempre di più sulla formazione e sui contratti del personale, ma anche sul loro contesto lavorativo: vanno create le condizioni per avere nuovi infermieri e nuovi medici».

Presidente Fugatti, lei ha ricordato che il primo obbligo della sanità non è più quello dei tagli. Ma voi non avrete un bilancio in espansione: si va in debito?

Fugatti: «Questo è un tema centrale. I soldi che diamo allo Stato, in base agli impegni assunti con lo Stato (Accordo di Milano e Patto di garanzia), sono risorse nostre che abbiamo dato e stiamo dando puntualmente a Roma ma che adesso servono per tenere in piedi il nostro sistema sanitario, così come è cambiato. Lo Stato può fare debito, noi no, o almeno lo possiamo fare in forma molto limitata».

Nei mesi della pandemia per Kompatscher è stata più dura far accettare i provvedimenti nazionali rispetto a Fugatti.

Kompatscher: «Sono stato accusato sia di essere stato "troppo" austriaco sia di non esserlo stato per nulla, obbedendo solo al governo italiano. La verità è che abbiamo sempre cercato di fare il nostro meglio, e che i dati delle singole settimane dipendevano soprattutto dal comportamento delle persone. Vi ricordate quando la Sardegna è diventata "bianca", ed era quindi la regione con la situazione migliore, e poi all'improvviso si è ritrovata in rosso? Il governo regionale sardo è stato molto prudente, ma la gente ha pensato che il Covid fosse finito: c'erano le sagre in strada, non autorizzate. Le cose più importanti che abbiamo fatto sono state riconosciute a livello nazionale. Tutti i governatori regionali hanno lavorato per il meglio, ma quando in Alto Adige si fa qualcosa di diverso viene sempre notato di più. Dicono: fate i secchioni con i soldi nostri».

Fugatti: «Ho sempre detto che sul Covid non si fa politica, e anche con le opposizioni abbiamo dialogato dal punto di vista scientifico e non politico. Ci sono stati periodi in cui quello che sembrava giusto in un momento poteva risultare sbagliato un mese dopo, per poi cambiare di nuovo. E la regola vale ancora oggi, anche se i vaccini hanno cambiato le cose».

La gente cosa vi ha chiesto, in questi mesi?

Fugatti: «La verità è che tra il primo Covid e il secondo Covid è cambiato completamente l'atteggiamento della gente verso le amministrazioni. All'inizio ti chiedevano di chiudere tutto, nella seconda parte dell'emergenza - nonostante la gravità del momento - le restrizioni non sono più state comprese. Anche per questo ci siamo omologati alle direttive nazionali, anche se quando avevamo la possibilità di "allargare" un po' di più l'abbiamo fatto.

Kompatscher: «Io credo inoltre che vada respinta l'idea che le regioni hanno lavorato male e c'è bisogno di accentrare tutto. Oggi si vede che la campagna vaccinale va molto bene: ma sul territorio gli hub non li ha organizzati lo Stato centrale, ma le regioni. Anche in questo caso la "lezione" è che bisogna organizzare meglio la collaborazione, ma che c'è un assoluto bisogno di diversi piani di governo».

Come immaginate il futuro dei vostri territori?

Kompatscher: «Ci troviamo davanti a un momento unico. Avremo una grande liquidità, non solo di risorse europee, e c'è una strategia europea, molto coraggiosa, che va verso la transizione ecologica e un'economia circolare: una svolta epocale. E noi - Trentino e Alto Adige - siamo pronti: con l'energia e uno sfruttamento sostenibile dell'acqua, la difesa e la protezione dell'ambiente, un turismo rispettoso dell'ambiente. Abbiamo davanti un'opportunità eccezionale. Ci saranno meno voli alle Maldive e più vacanze in treno o in auto, per poter tornare a casa in breve tempo. Dobbiamo convincere la gente a una nuova visione del territorio. Vogliamo diventare la terra della sostenibilità, oltre a quella della convivenza».

Fugatti: «Il ministro Franco, che abbiamo incontrato insieme, ha insistito molto sull'efficienza della "macchina", necessaria per spendere i fondi che arriveranno e per mettere "a terra" gli investimenti. A fronte di un'Europa che sta cambiando, e che ha una visione meno tecnocratica e più politica dei bilanci dello Stato, i nostri territori potranno avere davvero una marcia in più, se sapremo essere pronti a spendere le risorse».

Quanti soldi arriveranno?

Fugatti: «Al momento non possiamo quantificarlo, ma se saremo efficienti e puntuali avremo occasioni importanti. Dovremo essere pronti, oltre alla quota che ci spetterà, a fare nostri i finanziamenti che non verranno utilizzati in tempo dalle altre regioni».

Kompatscher: «Avremo due canali. Il primo sarà partecipare ai bandi pubblici che verranno pubblicati. L'altro prevede di sostituirci allo Stato, ad esempio nel programma di costruzione di nuove scuole. È certamente un compito del governo ma saremo noi a dire: assegnateci la quota di finanziamenti e saremo noi i soggetti attuatori, con gli stessi criteri del resto d'Italia».

Perché non fate la fusione tra Alperia e Dolomiti Energia holding?

Kompatscher: «Il piano industriale si fa guardando alle condizioni migliori per le società e i territori: la ricerca delle sinergie è ben presente, ma una fusione fine a sé stessa non la faremo mai».

Fugatti: «A2A non è riuscita a sfondare su Verona e Vicenza e questo tiene aperte le porte a un dialogo da parte nostra con le realtà a noi vicine».

Quante volte vi sentite alla settimana?

Fugatti: «Una. O di più, va a periodi».

Kompatscher: «Io lo chiamo più spesso, mi faccio meno problemi».

La percezione all'esterno è che non vi stiate così simpatici.

Kompatscher: «Sul piano personale andiamo assolutamente d'accordo. Sul piano ideologico non nascondo le distanze con la Lega, soprattutto a livello nazionale. Più si scende sui territori più si fa amministrazione e meno ideologia».

Kompatscher ha rivalutato l'idea di smettere alla fine della legislatura?

Kompatscher: «Sono andato a rileggermi cosa avevo dichiarato appena diventato presidente: ho detto che il limite di tre mandati mi sembrava una cosa giusta e che per me dieci anni da presidente sarebbero bastati. Oggi non escludo niente, tra qualche mese prenderemo delle decisioni».

Il presidente Fugatti si candiderà nel 2023?

Fugatti: «Prima di tutto vorrei rispondere alla domanda sui rapporti con Arno. Siamo diversi, è vero, ma c'è una montatura politica sul fatto che non andiamo d'accordo. Non si può guardare al rapporto tra Trento e Bolzano attraverso i rapporti tra i due presidenti, ma nei momenti che contano. E quando conta Trento e Bolzano ci sono. Nelle rispettive diversità facciamo l'interesse del territorio».

E il 2023?

«Non mi occupo del 2023. Ho altre priorità. Ai trentini interessa altro».

La Lega ha perso due consigliere provinciali, Alessia Ambrosi e Katia Rossato, passate a Fratelli d'Italia.

Fugatti: «Anche questo è un tema che non interessa ai trentini. No, non temo che avremo problemi in Consiglio provinciale».

Il 16 giugno Fugatti diventerà presidente della Regione. Cambierà qualcosa nella gestione della partita dell'A22, visto il suo ruolo di ponte verso i soci del sud?

Fugatti: «No, si parte da dove siamo arrivati. Anche Arno ha sempre dialogato con tutti i soci. La gara sarebbe una sconfitta politica non solo per Trento e Bolzano, ma anche per il governo».

Previdenza e non autosufficienza: quando arriveranno soluzioni nuove per affrontare un tema sempre più centrale?

Kompatscher: «Io spero a breve, anche se il tema non è così semplice. In Alto Adige stiamo cercando un sistema più efficiente possibile, nel quale chi può contribuire lo possa fare. Spero entro due mesi di arrivare a proporre un modello sul quale discutere con il Trentino».

Le province dialogano sulla ricerca e sull'università?

Kompatscher: «La collaborazione tra Eurac, la Fondazione Kessler, la Fondazione Mach e gli altri centri di ricerca è nei fatti, come tra le università. I nostri bandi premiano i progetti comuni e le collaborazioni».

Fugatti: «La conferma la si trova anche nella forte presenza regionale nei primi sessanta iscritti alla nostra Facoltà di medicina».

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