Gossip / Il caso

Grillo: «Mio figlio non è un violentatore, arrestate me». Ma si va verso il rinvio a giudizio

La vicenda processuale vede il ragazzo indagato per stupro di gruppo nella villa del papà, e il capo dei 5 Stelle sbotta su facebook: «E allora perché non l’hanno arrestato? Vi sembra normale?»

ROMA. "Mio figlio è su tutti i giornali come stupratore seriale insieme ad altri 3 ragazzi… io voglio chiedere veramente perché un gruppo di stupratori seriali non sono stati arrestati, la legge dice che vanno presi e messi in galera e interrogati. Sono liberi da due anni, ce li avrei portati io in galera a calci nel culo".

Così Beppe Grillo si sfoga in un video su facebook: “Allora perché non li avete arrestati? Perché vi siete resi conto che non è vero niente, non c'è stato niente perché chi viene strupato fa una denuncia dopo 8 giorni vi è sembrato strano. - incalza il fondatore M5S - E' strano. E poi c'è tutto un video, passaggio per passaggio, in cui si vede che c'è un grupppo che ride, ragazzi di 19 anni che si divertono e ridono in mutande e saltellano con il pisello, così...perché sono quattro coglioni".

Di cosa parla? La VICENDA

Si va verso la richiesta di rinvio a giudizio: il processo per il figlio di Beppe Grillo e per gli altri tre giovani genovesi indagati dalla Procura di Tempio Pausania per violenza sessuale di gruppo. Già, perché i magistrati scrivono: "Costretta ad avere rapporti sessuali in camera da letto e nel box del bagno", "afferrata per la testa a bere mezza bottiglia di vodka" e "costretta ad avere rapporti di gruppo" dai quattro giovani della Genova bene che hanno "approfittato delle sue condizioni di inferiorità psicologica e fisica" di quel momento. Eccolo, nero su bianco, l'atto di accusa della Procura a carico dei quattro, tra cui Ciro Grillo, il figlio ventenne del garante del M5S Beppe Grillo.

Secondo quanto riporta l'Adnkronos, si tratta di pagine su pagine di orrori raccontati dalla giovane studentessa italo-svedese S.J, di appena 19 anni, che avrebbe subito, nella notte tra il 15 e il 16 luglio del 2019, una violenza di gruppo nella villa in Costa Smeralda di proprietà di Grillo. Come si legge nelle carte della Procura "il residence è stato individuato grazie a un selfie scattato" dalla giovane ragazza ed "è riconducibile a Beppe Grillo".

Sono ore decisive per la Procura di Tempio Pausania, nel cuore della Gallura, dove il Procuratore capo Gregorio Capasso, sta lavorando sugli atti dell'inchiesta che vede indagati Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria, per violenza sessuale sulla giovane nella villa di Grillo in Costa Smeralda. I giovani sono difesi da avvocati di Genova, che però sono blindatissimi su questa vicenda. Paolo Costa, uno dei quattro difensori, si limita a dire che i giovani sono stati interrogati il 15 aprile scorso e tutti hanno respinto gli addebiti, continuando a sostenere che si sia trattato di rapporti sessuali di gruppo, ma consenzienti.

A quanto pare, però, i pm non credono loro. Il termine sta per scadere e la Procura sta decidendo in queste ore se chiedere il rinvio a giudizio. Probabilmente lo farà lunedì prossimo. Un procedimento blindato, blindatissimo. Dalla segreteria del procuratore capo Capasso fanno sapere che "non si rilascia alcuna dichiarazione". E però a carico dei giovani ci sarebbero anche alcune fotografie che i consulenti della Procura hanno trovato sui cellulari e qualche intercettazione. Cose, secondo l'accusa, mostrerebbero e proverebbero gli abusi anche ai danni della seconda ragazza che dormiva.

Nel novembre scorso la Procura ha chiuso le indagini e ha messo gli atti a disposizione della difesa, che ha chiesto un termine per fare le controdeduzioni ed eseguire le indagini difensive perché il materiale è "enorme", come dice chi ha potuto vederlo.

La seconda ragazza, che è difesa dall'avvocata Giulia Bongiorno, ex ministra leghista nel primo governo Conte, è stata più volte dagli inquirenti e ha raccontato, fin nei minimi particolari, quanto sarebbe accaduto in quella notte. I magistrati in quasi due anni di indagini hanno anche messo sotto controllo i telefoni non solo dei ragazzi ma anche di Parvin Tadjik, madre di Ciro Grillo e moglie del comico genovese. La donna, sentita dai pm, ha sempre raccontato che quella sera dormiva nell'appartamento accanto a quello in cui si sarebbe consumata la violenza, dicendo di non essersi accorta di niente.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, grazie al racconto della vittima ma anche di alcuni testimoni, quella notte di metà luglio 2019, Ciro Grillo e i suoi tre amici avevano trascorso la serata al Billionaire. Poi, quasi all'alba, avevano lasciato il locale con due giovani studentesse milanesi. Le ragazze avevano seguito i quattro giovani nella villa di Beppe, in Costa Smeralda. Solo che su quello che è accaduto qui ci sono diverse versioni. Da un lato la ragazza, che ha raccontato di essere stata stuprata, dopo che l'amica si era addormentata. La giovanissima ha detto di essere stata costretta a un rapporto sessuale con uno dei ragazzi. E poi di essere stata stuprata anche dagli altri tre. Ma la versione fornita dai giovani rampolli della Genova bene è del tutto diversa. Hanno raccontato che il rapporto di gruppo con la giovane c'era stato ma che era consenziente.

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