Guerra in Iraq senza motivo Blair se la cava con «Sorry»

"L'azione militare contro Saddam Hussein non era l'ultima opzione". Lo ha detto sir John Chilcot presentando il tanto atteso rapporto sulla partecipazione britannica alla guerra in Iraq all'epoca di Tony Balir, spiegando che il conflitto è stato basato su dati di intelligence "imperfetti" e portato avanti con una progettazione "totalmente inadeguata".

"Gli Usa e la Gran Bretagna minarono l'autorità dell'Onu", aggiunge sir Chilcot. Blair presentò all'opinione pubblica prove sul fatto che Saddam Hussein avesse armi di distruzione di massa "con una certezza che non era giustificata", prosegue il Rapporto sottolineando che le circostanze con cui è stata stabilita una base legale per la guerra contro l'Iraq erano "lungi dall'essere soddisfacenti".

Tony Blair ha commentanto spiegando di aver preso la decisione di entrare in guerra contro l'Iraq nel 2003 "in buona fede" e in quello che riteneva "essere il miglior interesse del paese". "Mi assumo tutta la responsabilità", ha aggiunto Blair

Andare in guerra in Iraq è stata "la decisione più dolorosa che io abbia mai preso", aggiunge Blair. "Ma il mondo è un posto migliore senza Saddam Hussein", ha aggiunto.

Durrisimi i famigliari delle vittime britanniche in guerra, che accusano Blair di "crimini di guerra".

In realtà, anche qualora fosse riconosicuto che la guerra fu fatta su basi illegali, l'ex premier potrebbe non essere incriminato e le sue scuse di oggi potrebbero bastare. Ma i famigliari dei morti potrebbero avviare cause civili e forse anche penali.

Paradossalmente, a chiedere scusa a nome del partito laburista è stato l'attuale leader, Jeremy Corbyn, esponente dell'ala del partito, ostile ai blairiani e alla guerra in Iraq. Il tutto proprio nei giorni in cui i fedeli di Blair stanno cercando di far saltare la eladership di sinistra sull'onda della Brexit.

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