Comunali, domani il primo turno Oggi a Trento i candidati Raggi e Fassino

Scatta il silenzio elettorale e la caccia all’ultimo voto. Chiusi i comizi, oggi pausa di riflessione.

Domani si aprono le urne per le consultazioni elettorali per le amministrative nelle regioni a statuto ordinario, Friuli Venezia Giulia, Sardegna e Sicilia.

Nessun verdetto appare scontato e tanti sono gli indecisi ancora da convincere, a quarantotto ore dall’apertura delle urne.

E anche se, avverte Matteo Renzi, quello di domenica «non è un voto sul governo», i partiti si contendono le più grandi città d’Italia: Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna, Trieste, Cagliari.

E fanno le prove generali in vista del referendum costituzionale di ottobre, che deciderà le sorti dell’esecutivo. Perciò non si risparmiano i leader nell’ultimo giorno di campagna elettorale.

Il premier fa la spola tra Bologna, Rimini e Ravenna, ma passa anche da Napoli, per provare a conquistare al Pd un ballottaggio assai difficile.

Beppe Grillo fa un passo «di lato» e non c'è sul palco di piazza del Popolo (ma parla via telefono), dove il M5S concentra tutte le sue energie per vincere a Roma con Virginia Raggi, che oggi alle 18 sarà al Festival dell'economia nel dibattito «Centro e periferia: la crescita delle città», con un altro candidato, sindaco uscente di Torino, l'ex ministro Piero Fassino (Pd) e due primi cittadini Guido Castelli (Ascoli Piceno) e Flavio Tosi (Verona).

Concludono invece da separati in casa Silvio Berlusconi e Matteo Salvini.

Renzi sa che gli avversari sono pronti a rinfacciargli un eventuale risultato non brillante del Pd alle amministrative.

Perciò a poche ore dal primo turno torna a mettere in chiaro i termini della sfida: «Non è un voto sul governo, ma è molto importante per scegliere il futuro delle città», afferma il premier. Il referendum, ribadisce, sarà «la partita vera», con «in gioco» la vita del governo: «Ci divertiremo e vinceremo - assicura - ma se si perde si va a casa». Intanto però, sottolinea, il Pd è mobilitato per i suoi «candidati liberi e autorevoli».

E il partito mette in sordina anche le polemiche interne. Tanto che in platea a Napoli, per il comizio finale di Valeria Valente con Renzi e Vincenzo De Luca, si fa vedere anche Antonio Bassolino. E lo stesso Renzi, che sceglie di chiudere a Ravenna, mette da parte le diversità d’idee con Virginio Merola, per tirargli la volata per la conferma a sindaco di Bologna.

Al secondo mandato puntano anche il Dem Piero Fassino a Torino e l’arancione Luigi De Magistris a Napoli. Ed è ancora polemica tra il sindaco partenopeo e il premier: Renzi lo accusa di pensare «solo a insultare gli altri» e De Magistris, pacato più del solito, replica che «a volte c’è bisogno di far sentire la voce». Sinistra italiana chiede intanto di tenere alta la sorveglianza nei seggi a Napoli e solleva il ‘casò del festival di Trento, dove - rompendo il silenzio elettorale - parleranno domani Raggi e Fassino e domenica Maria Elena Boschi.

«Se vinciamo al primo turno Renzi si dimette», suona la carica la Virginia Raggi, M5S.

Mentre i contendenti Roberto Giachetti e Giorgia Meloni trascorrono l’ultimo giorno di campagna in giro per la capitale, Stefano Fassina sceglie il quartiere Centocelle e Alfio Marchini chiude a Ostia, il M5S sceglie di chiudere a piazza del Popolo e portano sul palco Dario Fo, Claudio Santamaria e Fiorella Mannoia.

Se Raggi sarà sindaco, assicura Luigi Di Maio, avrà «l’ultima parola su ogni atto»: nessun controllo dall’alto, come sostiene il Pd. «Renzi è ossessionato da noi e ci attacca», urla Alessandro Di Battista mentre i militanti in piazza gridano «onestà».

Il centrodestra, che prova a impensierire il Dem Beppe Sala a Milano, guarda alle comunali come a un test per pesarsi in vista delle sfide future. Ma la chiusura della campagna segna ancora la distanza tra Berlusconi da un lato e Salvini e Meloni dall’altro.

Il leader di Fi decide infatti di non partecipare, se non con una telefonata, all’evento finale della campagna di Stefano Parisi - candidato unitario del centrodestra - in un mega-store di abbigliamento a Milano, ma preferisce essere a Roma, dove i voti di centrodestra sono contesi da Marchini e Meloni. «Mi spiace che sia lontano da Milano, io tengo all’unità della coalizione», lo punzecchia Matteo Salvini.

Ma il Cavaliere, che debutta anche con un messaggio di invito al voto su Whatsapp, preferisce scagliarsi contro la «bulimia di potere» e il tentativo di instaurare un «regime» da parte di Renzi.
Perché, a dispetto di quanto dice il premier, per il leader di FI questo voto sarà un test anche per il governo.

Le operazioni di voto si svolgeranno dalle 7 alle 23. Per il turno di ballottaggio si torna a votare il 19 giugno.

Complessivamente sono interessati 1.363 comuni, di cui 1.175 appartenenti a regioni ordinarie e 188 a regioni a statuto speciale.

Si voterà in ventisei comuni capoluogo di provincia, fra cui Bologna, Cagliari, Milano, Napoli, Roma, Torino e Trieste che sono anche capoluogo di regione.

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