Polo della ricerca nell'area Expo Un miliardo e mezzo per chi?

Un grande polo della ricerca scientifica nell'area Expo a Milano. E fin qui nulla da dire, in un Paese che soffre di un grave deficit in questo settore. Ma fra gli studiosi molti sono preoccupati per la scelta indicata dal governo Renzi, che nel progetto intende stanziare ben un miliardo e mezzo in dieci anni (quasi il doppio di quanto oggi va al mondo della ricerca).

Le preoccupazioni sono state messe nero su bianco in un appello che condanna l'ipotesi che il finanziamento in questione sia destinato esclusivamente a un ente, vale a dire l’Istituto italiano di tecnologia, Iit di Genova, una fondazione di diritto privato largamente finanziata con risorse pubbliche).
Se al contrario il progetto Human Technopoleo fosse destinato ai migliori e più pertinenti progetti della ricerca italiana, si richiedono «precise e ben definite procedure di realizzazione».

La vicenda è particolarmente rilevante per il futuro dell'innovazione in Italia e non mancherà di accrescere la risonanza nelle prossime settimane e mesi.

Ecco l'appello per Human Technopole, a sostegno dell’etica della ricerca

Benvenuto il finanziamento aggiuntivo progettato dal Governo di 1,5 miliardi di finanziamenti statali ripartiti su 10 anni, che è come acqua nel deserto. Ottima la destinazione di una parte dell’area ex-Expo alla ricerca scientifica. Legittimo che il Governo indirizzi le macroscelte della ricerca pubblica, se l’area della ricerca biomedica ha per l’Italia grande importanza.

Da qui in avanti però deve cominciare l’operazione trasparenza. Con questa incondizionata esigenza noi, docenti, ricercatori, studenti, scrittori, educatori, professionisti dell’informazione e cittadini tutti, ci rivolgiamo al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca con le seguenti domande e le conseguenti richieste:

Il finanziamento in questione è destinato esclusivamente a un determinato ente, qualunque esso sia (nel caso particolare, l’Istituto Italiano di Tecnologia, Iit, una fondazione di diritto privato largamente finanziata con risorse pubbliche), o è destinato ai migliori e più pertinenti progetti della ricerca italiana?

La prima ipotesi è evidentemente inaccettabile; ma la seconda richiede precise e ben definite procedure di realizzazione. Ci chiediamo: compare il progetto Human Technopole nel Programma Nazionale della Ricerca? Quale è il ruolo di un Ministero che è appunto anche Ministero della Ricerca in una decisione di questa portata, quali sono le garanzie che essa sia in tutte le sue fasi soggetta alle procedure pubbliche, controllabili, internazionalmente in vigore per la valutazione e il finanziamento pubblico dei migliori progetti di ricerca?

Forti delle critiche nette e limpide rispetto ai metodi finora seguiti dai promotori del progetto, pubblicamente sollevate in più occasioni da personalità indiscusse della ricerca scientifica e dell’etica pubblica, come la Senatrice a vita Elena Cattaneo, come Giovanni Bignami, già presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, seguiti da svariati rappresentanti della scienza italiana all’estero e vincitori dei finanziamenti europei; convinti noi pure come la Senatrice Cattaneo che gli atenei, i centri di ricerca e i singoli ricercatori “non possono tacere”, anzi che “ogni scienziato e intellettuale deve difendere la libertà di ricerca da ogni corruzione politica”, sensibili al vincolo etico non solo verso i contribuenti, ma verso gli studenti ai quali molti di noi insegnano ogni giorno a chiedere ragione delle decisioni di chi esercita legittimamente il potere, noi ci associamo alle loro pressanti e non rinviabili richieste di trasparenza.

Chiediamo che un’Agenzia pubblica e indipendente, competente a “una valutazione oggettiva, comparativa, trasparente e partecipata tra i possibili contenuti di Human Technopole”, scongiuri da subito il rischio che si adottino metodi di cooptazione arbitraria e locale.

Questi violerebbero non solo l’etica pubblica, ma anche l’etica della scienza, che di trasparenza e di buone ragioni vive, e di sudditanza politica muore. Chiediamo che direttori e “generali” di Human Technopole siano individuati con un confronto aperto, libero, trasparente, competitivo tra ogni immaginabile proposta valutata in modo terzo, indipendente e competente. Perché accordi amicali e arbìtri di ogni forma e latitudine siano relegati a un passato non all’altezza dei valori democratici inscritti nella nostra Costituzione.
E chiediamo che questo sia solo l’inizio. Che sia l’atto di nascita di una politica pubblica della conoscenza, dell’università, della ricerca. La cui completa assenza condanna oggi l’Italia agli ultimi posti nelle graduatorie europee di attrattività di studenti e ricercatori dall’estero: segno di vero, grave declino del Paese, premessa di cancellazione della sua civiltà e della sua storia.

Roberta De Monticelli, Ruggero Pardi, Centro di ricerca PERSONA, Università San Raffaele
Remo Bodei, UCLA e Università di Pisa
Massimo Cacciari, Em. Università San Raffaele
Nando Dalla Chiesa, Università di Milano
Mario De Caro, Università di Roma Tre e Tuft University
Roberto Escobar, Università di Milano
Margherita Pieracci Harwell, Em. University of Illinois
Alfonso Maurizio Iacono, Università di Pisa
Diego Marconi, Università di Torino
Tomaso Montanari, Università degli Studi di Napoli Federico II
Stefano Rodotà, Scuola di studi superiori dell’Università degli Studi di Torino.
Salvatore Settis, Em. Scuola Normale Superiore di Pisa
Giuseppe Trautteur, Em. Università di Napoli
Nadia Urbinati, Columbia University, New York
Alberto Vannucci, Università di Pisa
Nicla Vassallo, Università di Genova
Maurizio Viroli, Università di Lugano e Princeton University
Gustavo Zagrebelsky, Presidente Emerito della Corte Costituzionale, Università di Torino, Università Suor Orsola Benincasa di Napoli

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