A22, si affilano le armi per il dopo Duiella

di Luisa Maria Patruno

Dopo aver portato a casa la proroga della concessione autostradale dell’A22 per altri 30 anni (fino al 2045) si apre ora la questione dei nomi da mettere al vertice della società Autobrennero, visto che a maggio scadono sia l’amministratore delegato, che è il sudtirolese Walter Pardatscher, che il presidente trentino Paolo Duiella, e con loro il resto del Cda.

La partita si gioca su due fronti: da un lato c’è il duello fra le Province di Trento e Bolzano, che insieme condividono (soprattutto attraverso la Regione) il grosso delle quote della società. Tre anni fa l’eterna diatriba su chi abbia diritto ad aggiudicarsi il comando di A22 era stata risolta con la «staffetta» tra l’incarico di presidente e quello di amministratore delegato (dopo l’introduzione di questa seconda figura nel 2010). Così Duiella nel 2013, dopo tre anni come «ad» dovette cedere la poltrona operativa all’altoatesino Pardascher. Sebbene chi vide allora il patto di sindacato trentin-sudtirolese dica che in realtà non stabiliva la rotazione ma solo la spartizione delle due poltrone di vertice fra Trento e Bolzano. Ad ogni modo, in questo giro il Trentino potrebbe rivendicare il posto di amministratore delegato in virtù della regola - anche se non scritta - dell’alternanza. E quindi Pardatscher dovrebbe retrocedere a presidente, sempre che Arno Kompatscher e la Svp vogliano confermarlo, cosa per nulla scontata, visto che si vocifera di un interesse da parte dell’ex governatore Luis Durnwalder, in astinenza da ruolo pubblico.

Il secondo fronte, che è anche il più insidioso, è quello politico, tutto interno alle forze del centrosinistra autonomista: Pd, Patt e Upt. Duiella, fedelissimo di Lorenzo Dellai, fu messo all’A22 dall’ex presidente della Provincia nel 2009 dopo lo scandalo dell’inchiesta «Giano Bifronte», che costrinse Silvano Grisenti, anch’egli allora imposto da Dellai, a dimettersi.

Ora, si dà per scontato che Paolo Duiella, ex segretario generale della Provincia, non sarà più in ballo. Ha già detto di non essere disponibile e comunque nessuno gli chiederebbe di restare. Per quanto l’Upt - o prima Margherita e prima ancora come Dc - sia abituata a considerare quella dell’A22 una poltrona di casa, questa volta è tutt’altro che scontato che riuscirà a conservarla affidandola a persona di sua fiducia. L’appetito del Patt è notorio e oggi che il presidente della Regione e della Provincia, Ugo Rossi, è un esponente del Partito autonomista, c’è da crederci che non lascerà con facilità ad altri l’opzione sulla guida della società più importante della regione.

E così il Pd, che è pur sempre il primo partito della provincia, questa volta potrebbe voler dire la sua e battere un colpo.
Si dovrà capire, soprattutto, qual è il profilo dei candidati che la coppia Rossi-Kompatscher sta cercando per guidare la nuova A22 che sarà interamente in house. Si punterà su un politico? Ma la memoria non edificante dei tempi di Enrico Pancheri e di Tangentopoli c’è ancora. Su un ex politico alla Ferdinand Willeit? O piuttosto su un manager?

Ugo Rossi è per ora evasivo e dice: «Non abbiamo ancora affrontato la questione. Prima dovevamo portare a casa la proroga della concessione». Di certo A22 non riuscirà ad essere interamente pubblica, quindi a liquidare i soci prima della scadenza del Cda in carica. Ma anche dopo la liquidazione dei soci privati gli equilibri non sono destinati a modificarsi, quindi poco cambia. L’assessore provinciale ai trasporti Mauro Gilmozzi (Upt) dice: «La società in house deve dimostrare di essere competitiva sul mercato per cui ci vogliono capacità tecniche e doti di amministrazione e relazione. Serve una squadra capace di fare funzionare bene la società». Ma non si sbilancia oltre.

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