La Svizzera e la Danimarca confiscano beni dei migranti

La Svizzera ha deciso di imporre ai rifugiati di consegnare fino a 10.000 franchi svizzeri (circa 9.000 euro) dei loro beni per pagare le spese di accoglienza.

Lo riporta la radio svizzera Srf precisando che all'arrivo alla frontiera ai rifugiati viene consegnato un volantino nel quale è scritto a chiare lettere "di consegnare i propri beni in cambio di una ricevuta". Solo due giorni fa una decisione simile presa dalla Danimarca, sequestrare i beni ai migranti per pagare il soggiorno nei centri, aveva scatenato critiche e polemiche.

In Danimarca i beni dei migranti saranno sequestrati per legge per pagare le spese di accoglienza e il soggiorno nei centri: sul controverso provvedimento il governo conservatore danese ha annunciato in una nota di aver trovato un accordo con l'opposizione.

Il governo danese ha detto che dal sequestro sono esclusi alcuni effetti personale, come le fedi.

Rispetto alla proposta originaria, le modifiche concesse all'opposizione di centrosinistra comprendono, oltre alla possibilità per i richiedenti asilo di tenere le fedi matrimoniali e altri oggetti di valore strettamente affettivo, e fino a 10.000 corone (circa 1.350 euro) di contanti rispetto alle 3.000 corone (circa 400 euro) previste dalla proposta originaria.

Il provvedimento ha sollevato un'ondata di critiche ed è stata da più parti bollato come xenofobo e, secondo alcuni, ricorda il sequestro praticato dai nazisti sugli ebrei deportati nei lager.

La Danimarca ha anche sospeso l'applcazioen dell'accordo di Schengen sulla libera circolazione delle persone, ripristinando i controlli alla frontiera con la Germania. "Abbiamo ripristinato i controlli ai confini ma non abbiamo introdotto l'obbligo di controllo dell'identità dei passeggeri per le compagnie di trasporti (disposto invece dalle autorità svedesi, ndr). Ma monitoriamo la situazione ora per ora. Se necessario metteremo in atto la misura e con breve preavviso". Così il ministro danese all'Immigrazione Inger Stojberg.

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