«È certo che la pallottola che ha ucciso è stata sparata da un’arma della polizia»

In Turchia la tensione resta alta a tre giorni dall’omicidio del capo degli avvocati curdi Tahir Elci, assassinato sabato nel centro storico di Diyarbakir, «capitale» curda del sud-est.

«È certo che la pallottola che ha ucciso è stata sparata da un’arma della polizia», ha denunciato Selahattin Demirtas, leader del partito filo-curdo Hdp, che si è visto respingere la richiesta di creare una commissione parlamentare d’inchiesta sul delitto.
«Sarebbe molto facile - ha aggiunto - trovare gli esecutori se venisse trovato il bossolo del proiettile. Dal nostro punto di vista è molto chiaro che in quel momento, in quell’area e in quella strada nessuno a parte agenti di polizia stava sparando. Ma per quale scopo e da quale arma» è stato colpito Elci «può essere svelato solo attraverso una corretta indagine».

Ieri, intanto, esplosione nella metropolitana nel quartiere periferico di Bayrampasa, in un passaggio stradale sopra la stazione: lo scoppio di un ordigno artigianale ma molto potente ha causato almeno cinque feriti, Atilla Aydiner.

Un bilancio che all’inizio si era temuto ancora più grave, visto che in quel momento la zona era molto trafficata e dopo l’esplosione le schegge sono volate a diversi metri di distanza.

Le indagini per capire chi abbia lasciato quell’ordigno all’ora di punta non escludono nessuna pista. Secondo i media turchi l’obiettivo della bomba potrebbe essere stato un mezzo della polizia turca. Ma le autorità restano prudenti su dinamica e obiettivi. Anche perché le modalità non rimandano immediatamente a un’azione terroristica altamente organizzata.
Ma a poche settimane dalla strage di Ankara contro il corteo dei pacifisti e filo-curdi, nessuna pista può essere esclusa.

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