Migrazioni, fondamentale l'inclusione democratica

A Rovereto l'analisi dello studioso e senatore Francesco Palermo: le democrazie prendeno pieghe autoritarie dove domina la maggioranza. L'antidoto è la partecipazione delle minoranze a una democrazia inclusiva.

di Tommaso Gasperotti

Balcani: ci raccontano ancora oggi spazi indefiniti nella pancia del continente. «Sono il punto d'osservazione privilegiato sull'Europa», spiega la direttrice scientifica di Osservatorio Balcani Caucaso Luisa Chiodi. A distanza di vent'anni dalla crisi degli anni Novanta, i Balcani sono di nuovo in grave difficoltà. Ed è bene non lasciarli soli, sottolinea Chiodi, perché sono la via di transito dell'Europa.

Di rotta balcanica si è discusso al convegno "Transeuropa. Reti di società civile", tenutosi al Mart per il 15° compleanno di Obc. Ospite d'onore il professore e senatore Francesco Palermo, presidente del comitato consultivo convenzione quadro del Consiglio d'Europa per la protezione delle minoranze nazionali.

Attaccato nelle scorse settimane da Svp, destra tedesca e dal Dolomiten, che lo hanno accusato - per un intervento a un convegno scientifico a Vienna - di tradire le autonomie invece di tutelarle, il costituzionalista bolzanino passa oltre. «Toni esagerati e fuori luogo. Se non fosse per il ruolo istituzionale che ricopro li avrei già denunciati», la chiude lì Palermo.

E, accolto da un numeroso pubblico, ha aperto la sua lectio magistralis.

«Come affrontare la rotta balcanica oggi?», si chiede. «La realtà - spiega Palermo - è che il flusso non si è mai interrotto. Ha incrociato la rotta europea e aperto, oggi più che mai, una sfida per l'integrazione dell'Europa. Gli strumenti giuridici per affrontare il fenomeno sono però inadeguati».

Se la crisi balcanica degli anni '90 fu motivante, nel senso che l'impreparata comunità internazionale si dotò di alcuni strumenti per rispondere al problema, quella in corso oggi è paralizzante. Palermo non ha dubbi: «L'Europa non fa nulla. Dà solo risposte emergenziali e non strutturali, senza la minima visione del cosa fare dopo».

La definizione di integrazione nel vocabolario dell'Unione europea recita: «processo che porta le persone che non hanno cittadinanza a diventare cittadini».

«È una spiegazione banale - dice Palermo - stiamo andando in una direzione in cui gli strumenti, come possono essere la cittadinanza o la lingua, diventano esclusivi e segregativi per le minoranze. La domanda da porsi è come integrare le società più che le persone. La sfida a cui siamo chiamati è il diritto delle differenze». «Bisogna capire come gestire una società nel suo complesso mettendo in discussione il paradigma maggioritario. Perché la maggioranza non ha sempre ragione e non può vincere sempre».

La Germania accoglierà nel 2015 un milione di profughi che saliranno a 5-8 milioni se si calcolano i ricongiungimenti. Il sistema tedesco, garantendo loro un lavoro, spera che l'integrazione venga da sé.

L'Italia non garantisce né un lavoro né l'assimilazione e spera che i profughi vadano in Germania. E la Francia, con la politica dell'«assecondazionismo», non è tutta rose e fiori. Vedi la tragedia di Parigi.

Partecipazione: l'elemento indispensabile per Palermo. Estendere gli strumenti partecipativi e le forme di inclusione nei processi decisionali a tutta la società, rendendo sistematica la partecipazione delle minoranze.

Soprattutto in un contesto in cui le democrazie stanno prendendo pieghe autoritarie attraverso l'abuso del principio di maggioranza.

Dalla Russia alla Turchia, passando per Ungheria e Croazia, molti i fenomeni di autoritarismo democratico.

«L'eldorado dell'adesione all'Europa non basta più servono canali di dialogo istituzionalizzato per aumentare la partecipazione ed evitare il predominio, a volte feroce, della maggioranza. Attenti però a non contrapporre società civile e società politica, a non considerare quella civile migliore di quella politica e all'abitudine della società politica di mascherarsi da civile».

I parlamenti oggi sono solo simulacri di democrazia. Da qui, l'insorgere del leaderismo. «L'alternativa alla legge di maggioranza è quella della partecipazione che può stimolare la creazione di reti transnazionali. Non è facile la lettura del tempo in cui viviamo e troppo spesso, ci poniamo le domande sbagliate - conclude Palermo - Momenti come questo ci aiutano a porre le domande giuste e aiutano gli altri a porsele».

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