La Lega di Salvini a Pontida «La ruspa? È per Renzi»

Lega Nord o Lega nazionale? Mettendo in fila gli striscioni di Pontida - fra antica voglia di indipendenza da Roma e nuovi appelli all'italianità suscitati dallo sbarco elettorale al Sud del segretario Matteo Salvini - il dubbio è venuto. Ma la spianata tutta in verde e pienissima come non accadeva da tempo è riuscita ad amalgamare facilmente le contraddizioni del variegato popolo di Salvini, in attesa della prima vera prova elettorale a livello nazionale.

La ruspa, una ruspa vera, è stata messa accanto al palco del tradizionale raduno a simboleggiare che i problemi sociali sono tutti uguali, dal Brennero a Lampedusa. Le magliette con il nuovo totem, messo sul lato opposto del gigantesco Alberto da Giussano, il simbolo di sempre, sono state il gadget più ambito e indossato.

I nemici della ruspa sono il Governo Renzi, i clandestini, i rom, i tecnocrati di Bruxelles. Non i «polentoni» o i «terroni». Almeno per adesso. Facendo leva su questo, Salvini è convinto di poter federare tutti i «leghismi» d'Italia, che in altri periodo sarebbero nemici, come ieri non ha dimenticato di fargli notare il vecchio Capo, Umberto Bossi. Ma anche oggi dal palco Roberto Calderoli.

In effetti, sul «sacro prato» c'è chi ha scritto a caratteri cubitali: «I-taglia di merda, secessione». Vicino al palco lo stesso messaggio: «Itaglia Stato parassita, nazione mai esistita. Indipendenza». E non c'erano tricolori, anzi lo stesso Salvini ha fatto issare prima dei comizi la bandiera della Padania con il Sole delle Alpi sulle note del Và Pensiero.

In mezzo a questa rivendicazione di padanità, c'erano però anche molti striscioni per dire «Prima gli italian». Bandiere autonomiste di Lombardia, Veneto, Piemonte (in palese maggioranza) si sono mischiate per la prima volta a quelle dei sostenitori di «Noi con Salvini», il movimento gemello che dal Lazio in giù sostiene il progetto di Salvini ed è pronto anche a esprimere un candidato, proprio in nome di un'offerta politica nazionale. Se c'erano i veneti a invocare, come sempre, la libertà dei Serenissimi o i lombardi a chiedere di poter gestire da soli le tasse, quest'anno a Pontida c'erano delegazioni anche dalle Marche o dalla Basilicata e dalla Puglia.

I rappresentanti del Centro e del Sud sono saliti sul palco, hanno preso la parola e sono stati sommersi da applausi: i loro «basta» sono uguali a quelli dei nordisti.

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