Nuovi tagli dal governo i Comuni non ci stanno

Almeno dieci miliardi di nuovi tagli alla spesa pubblica per sterilizzare clausole di salvaguardia (i canali previsti per rispondere all'eventuale necessità di nuove risorse) che valgono 16,8 miliardi di euro solo il prossimo anno e comprendono fra l'altro l'aumento dell'Iva. Ma gli effetti della manovra si scaricano sugli enti locali, Comuni e Regioni, che sono di nuovo in rivolta e chiedono al governo Renzi di ripensare queste linee guida del Def, il Documento di economia e finanza. Il tutto in uno scenario che prevede per il 2015 una crescita appena più sostenuta del previsto, a +0,7% invece di +0,6%, un deficit che resta comunque al 2,6% del Pil quest'anno e leggermente sopra l'1,8% nel 2016.

La riunione del consiglio dei ministri in programma oggi darà intanto il via libera al nuovo quadro macroeconomico, lasciandosi invece qualche giorno in più, fino a venerdì, per definire il piano nazionale di riforme, allegato al documento. Il piatto forte sarà appunto il piano per evitare l'aumento di Iva e accise che rappresenterebbe, secondo Confcommercio, 54 miliardi di tasse in più in 3 anni, 13 nel solo 2016, e costerebbe, secondo i consumatori, fino a 842 euro a regime a famiglia.

Un «salasso», che stroncherebbe gli sforzi di rilancio dell'economia, con un impatto depressivo calcolato dal Mef in una perdita di Pil a fine periodo (2016-2018) pari a 0,7 punti percentuali. Nuove tasse, ha assicurato Matteo Renzi, non ce ne saranno, l'Iva non aumenterà. Il premier starebbe accarezzando l'idea di destinare fondi freschi in particolare in favore delle fasce più povere, quegli incapienti che sono rimasti esclusi dal bonus degli 80 euro.

Ma l'ufficio studi della Cgia di Mestre mette in guardia contro quello che si profila come un ennesimo intervento a scapito delle autonomie locali, che sposta sui territori gli incrementi della tassazione peraltro senza impedire che alcuni servizi ai cittadini vengano meno.

 

Di sicuro, avverte intanto anche Francesco Boccia, minoranza Pd e presidente della commissione Bilancio, bisogna evitare operazioni di maquillage che spostano in là il problema, come ad esempio limitarsi a rinviare gli aumenti al 2017, senza fare tagli veri, a partire dalle società partecipate e dalle spese di grandi ministeri «che non hanno fatto cura dimagrante».

E il contributo principale dovrebbe arrivare appunto dalla spending review che si concentrerà, ha annunciato il nuovo responsabile Yoram Gutgeld, uomo di fiducia del premier, sulla riduzione dei costi della macchina pubblica.

Il Codacons suggerisce di partire dai 500 enti inutili che da soli costano come una manovra, 10 miliardi l'anno. Le forbici dei nuovi commissari (con Gutgeld anche Roberto Perotti) dovrebbero puntare a sforbiciare uffici territoriali (tutti in un unico palazzo), corpi di polizia, a partire dal contestatissimo accorpamento della Forestale alla polizia di Stato, centrali uniche di acquisto e partecipate locali, tutte misure già previste dalla legge di stabilità e dalla delega sulla pubblica amministrazione che vanno implementate.

Ma si parla anche di controlli più stringenti sulle prestazioni sociali a partire dagli assegni di invalidità e di accelerazione dell'applicazione del sistema dei costi standard (cioè gli stessi acquisti negli enti locali devono avere lo stesso costo in tutto il Paese), con le spese dei Comuni che dovranno essere tutte messe online.

Proprio i sindaci, già alle prese con la gestione dei 2,2 miliardi di minori risorse previste per quest'anno, sono i primi a lanciare l'allarme sulla impossibilità di reggere altri tagli. Giovedì ci sarà, ha ricordato Piero Fassino, una riunione delle città metropolitane per valutare il da farsi, mentre un altolà arriva anche sulla local tax, che il governo dovrebbe inserire nel Programma nazionale di riforma, e che non deve essere penalizzante per i Comuni.

In poche parole, si teme che per far tornare i conti a livello nazionale fregiandosi del mancato aumento dell'Iva e delle accise, si scarichi a valle l'onere di aumenti fiscali, sugli enti territoriali che senza ritocchi alle entrate non ptrebbero garanti i servizi ai cittadini.

Il Piano dovrebbe arrivare solo a fine settimana, dopo un approfondimento con i vari dicasteri, insieme all'allegato Infrastrutture che indicherà 49 opere davvero prioritarie, tra cui dovrebbe rimanere, ha precisato il viceministro toscano Riccardo Nencini, anche l'autostrada Tirrenica, che collegherà Livorno a Civitavecchia.

L'entità dei tagli alle Città metropolitane stabiliti nell'ambito del Def sono contestati da Fassino, che pure fra gli esponenti storici del Pd è fra quelli che sostengono Renzi: «Penso si debbano attentamente riconsiderare perché in sei anni ci sono stati chiesti più di 17 miliardi di euro come contributo al risanamento dei conti pubblici. Si chiede alle città metropolitane un onere eccessivo».

Il presidente dell'Anci e sindaco di Torino sottolinea che ai Comuni «è stato chiesto un sacrificio molto più grande di quello che è stato chiesto ad altre amministrazioni pubbliche: noi vorremmo si facesse finalmente un'operazione equa e si chiedesse alle amministrazioni dello Stato molto più di quanto è stato chiesto fin qui. »aluteremo quali siano le proposte che possiamo avanzare al governo, sapendo che noi non ci sottraiamo alla responsabilità di concorrere a un risanamento dei conti pubblici, ma bisogna farlo con equità e misura, cosa che fin qui è mancata».

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