Povera Regina: 300 milioni ma niente cash

di Paolo Micheletto

Vale 300 milioni di sterline (415 milioni di euro) il patrimonio personale della Regina Elisabetta. Ma le casse della Casa reale inglese non ridono: mancano di liquidità, e il patrimonio della monarca è comunque diminuito di una trentina di milioni di sterline rispetto all’anno scorso.

Uno studio sulle finanze reali di David McClure rivela che la regina sarebbe «asset rich and cash poor»: ricca di proprietà e povera di contante. Alle tenute di Balmoral e Sandringham, vanno aggiunti i gioielli della Corona, diverse proprietà immobiliari nel centro di Londra e fuori della capitale. E infine, ci sono le collezioni d’arte e perfino una invidiabile accolta di francobolli, messa insieme dal padre di Elisabetta, Re Giorgio VI.

Il valore complessivo è incerto: potrebbe andare dai 10 fino a 100 milioni di sterline: basta pensare che contiene un numero imprecisato di «black penny», il «penny nero» considerato il francobollo più raro al mondo. Beni, questi ultimi, piuttosto difficili da smobilitare.

In tema di finanze inglesi, è in arrivo un giro di vite sui benefit dei membri del Parlamento inglese. Chi sarà eletto nella prossima legislatura non potrà chiedere all’amministrazione di Westminster il rimborso di cene o pranzi di lavoro, né dell’abbonamento alla televisione o per l’uso di taxi in caso di sedute d’aula e di commissione che si protraggano oltre le 23. Nessuno dei benefit revocati dalla prossima legislatura ai parlamentari britannici compete ai «colleghi» italiani di Montecitorio e Palazzo Madama, dove comunque l’indennità è più alta di quella percepita a Westminster. I nostri deputati e senatori non hanno infatti diritto a rimborsi di taxi né per pranzi o cene.

Il taglio, deciso dall’Autorità indipendente per gli standard parlamentari, entrerà inderogabilmente in vigore dall’inizio della prossima legislatura, mettendo in allarme i deputati ed i Lord, che negli ultimi anni hanno già subito considerevoli riduzioni ai loro stipendi ma soprattutto ai benefit cui avevano diritto in quanto membri del Parlamento.
Benefit che comunque, erano riferiti a spese oggettivamente poco giustificabili, come quelle per pagare il giardiniere di casa propria. Più volte la stampa britannica ha puntato il dito sulle richieste di rimborsi spese presentate dai parlamentari a Westminster: eclatante fu la vicenda di un deputato che chiedeva il rimborso dei soldi da lui spesi per l’acquisto di Dvd porno.
Tuttavia, lord e membri del parlamento potrebbero piangere con un occhio solo: la stessa Autorità che dal 2010 si occupa delle competenze dei parlamentari ha infatti proposto un aumento dell’indennità dalle attuali 67mila a 74mila sterline, quasi novantamila euro all’anno. Una somma che è comunque inferiore a quanto viene corrisposto ogni anno in Italia a deputati e senatori. Il ritocco in alto dello stipendio dei parlamentari non è stato ancora deciso, anche perchè il tema scotta in piena campagna elettorale. Il premier David Cameron è contrario all’aumento, a differenza dei leader dei Laburisti e dei Liberaldemocratici, Ed Miliband e Nick Clegg, che invece li vedono di buon occhio. Sicuro è invece l’aumento di settemila sterline all’anno dei budget per pagare i «portaborse, proprio oggi nell’occhio del ciclone perchè accusati da alcuni giornali di essere la «longa manus» delle lobby in Parlamento.
Ogni parlamentare avrà a disposizione 147mila sterline all’anno per gli stipendi dei propri collaboratori. E un minimo ritocco al rialzo ci sarà per il rimborso delle spese per l’affitto di un ufficio: una misura ritenuta necessaria visti i prezzi astronomici delle locazioni al centro di Londra.

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