«Schettino è stato ghettizzato processualmente»

«Il comandante Francesco Schettino è stato ghettizzato processualmente. L'accusa si è concentrata solo su di lui" mentre gli altri co-indagati "sono stati premiati" col patteggiamento»: così ieri è iniziata a Grosseto l'arringa dei difensori di Schettino al processo sul naufragio della Costa Concordia. Schettino è presente in aula e lavora sul computer dei suoi legali per mostrare su un maxi-schermo slide, immagini, video mostrati a supporto dell'intervento della sua difesa. Schettino «non è, come invece lo ha voluto tratteggiare il pubblico ministero (chiesti 26 anni e 3 mesi di condanna per disastro, omicidio colposo e abbandono della nave più altri reati), un farfallone che per far gustare il dessert della signorina (la moldava Domnica, ndr) con cui cenò, fermò la nave per lei, le mise la nave a disposizione», nè «è un pirata, un corsaro nero, che volle decidere di dare l'assalto all'isola del Giglio. La manovra era stata tutta programmata prima della cena e c'erano dei tempi da rispettare». Lo ha detto ieri il difensore di Schettino, avvocato Donato Laino, nella sua arringa respingendo alcune accuse del pubblico ministero e, riguardo alla moldava Domnica Cemortan, chiamandola sempre "signorina" e mai per nome. Schettino, ha detto il difensore, «non è un pazzo che va girando per i mari a cercare scogli da evitare». Invece la procura «pezzo per pezzo costruisce la convinzione che sia così», «inizia a creare una sua condotta» unendo «la telefonata a Palombo, la mappa usata da Canessa, le testimonianze di Ambrosio e Coronica, e anche Ursino. Attraverso tutto questo materiale crea il convincimento che la colpa sia solo di Schettino, individua la colpa grave, la previsione dell'evento, tutte ipotesi di scuola classiche che non trovano evidenza nel nostro Vdr», che è la "scatola nera" della nave. «Evidenze che non sono riscontrate», ha aggiunto. «C'è disorganicità con cui il pm rappresenta l'azione del nostro assistito - ha aggiunto Laino sostenendo che la scatola nera dà delle ragioni a Schettino -. Le indagini a 360 gradi hanno il piatto forte nel Vdr e le testimonianze e sono i contorni. In questo processo andiamo avanti coi contorni e il piatto principale, invece, lo ignoriamo». Poi l'avvocato Laino: «La sera del naufragio della Costa Concordia il comandante Schettino non è stato al telefono per grattarsi la pancia, ma ha espletato un'attività ricognitiva della situazione, ha cercato di capire cosa fare, e la sua cultura" marinara "lo ha fatto attendere fino all'ultimo perchè mettere a mare oltre 4.000 persone era la cosa più pericolosa in quel momento. La nave è sempre la scialuppa più sicura. Lui ha atteso fino all'ultimo, solo quando ha sentito che la nave stava morendo, che era morta sotto i suoi piedi, ha preso le sue decisioni» - ha continuato Laino. Il difensore ha anche criticato il mancato funzionamento del sistema Napa a bordo della Concordia, che avrebbe permesso a Schettino di monitorare le condizioni di galleggiamento. «Il Napa non tiene in galleggiamento la nave, ma tiene nella testa del comandante il concetto che, sapendo di avere dei compartimenti motori ancora efficienti si può salvare ancora la gente. Schettino si è formato su questo» ha detto il difensore, rivendicando una vasta esperienza professionale che avrebbe assistito l'imputato nel naufragio. Oltre a contestare la telefonata con De Falco, tra le critiche il non aver portato in aula il timoniere indonesiano Jacob Rusli Bin, peraltro indagato solo dal 22 agosto 2012. Oggi le conclusioni dell'altro avvocato Domenico Pepe.

 

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