Napolitano-Renzi: riportiamo in Italia i marò al più presto

Aumentano le pressioni sull'India

«Nonostante quello che è accaduto in questi tre anni, ho fiducia nelle istituzioni». Le parole di Massimo Girone, il marò rimasto in India, rimbalzano in Italia come un macigno. E il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, non le lascia cadere nel vuoto, lanciando un duro attacco a New Delhi: è mancata la volontà «politica di una soluzione equa» dice il capo dello Stato, in diretta con l'India.


Il Capo dello Stato punta il dito sul complicato e mal funzionante sistema giudiziario indiano («non è solo quello italiano che non funziona...») usando toni forti nei confronti dell'India che non ha mantenuto la parola. O almeno le rassicurazioni. Quelle che - ricorda - gli aveva fornito il nuovo ambasciatore indiano quando un anno fa, presentandogli le credenziali, gli aveva assicurato che le autorità indiane avrebbero lavorato per un processo «rapido e equo» nei confronti dei due fucilieri di Marina. Parole che sono «rimaste tali», stigmatizza Napolitano annunciando che affronterà la questione oggi con il premier. «Sono molto colpito dalla serenità mostrata da lei e le vostre famiglie», dice rivolgendosi a Girone che è rimasto in India dopo che la giustizia indiana gli ha negato il rientro (chiedendo anche il ritorno, nei tempi stabiliti, di Salvatore Latorre in Italia per curarsi dopo l'ictus).


«Ogni giorno il mio pensiero va a Salvatore Latorre che vive una situazione difficile», aggiunge il marò senza lasciar trasparire emozioni per una situazione complicata che non trova sbocco.

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