Trento / Grandi opere

Bypass ferroviario, un anno di ritardo per il cantiere: problemi con il finanziamento?

di Chiara Zomer

TRENTO. Le frese per il bypass stanno arrivando, ma non troveranno in cantiere lo spazio pronto per essere montate. Aspetteranno parcheggiate in un sito a Ravina. Quanto? Un anno, mese più mese meno. E un anno è il ritardo rispetto al cronoprogramma annunciato pubblicamente l'autunno scorso. Non è, si badi, un ritardo di tipo contrattuale, di quelli che fanno scattare penali tra i soggetti coinvolti, il committente Rfi e Italferr e il Consorzio Tridentum che si occupa dei lavori. Perché formalmente il cantiere nemmeno è partito.

È una dilazione dei tempi nei confronti delle aspettative di chi sperava - palazzo Thun su tutti - che l'uscita dal Pnrr non avrebbe comportato che slittamenti minimi. Quel che non è dato sapere è il perché. Ma il dubbio che c'entri il finanziamento, francamente, viene.

Un po' di chiarezza sul quadro generale è arrivata ieri, quando nel corso della seduta del Comitato tecnico scientifico dell'Osservatorio per la sicurezza ambientale e sul lavoro, all'ingegnera Barbara Matteotti (Italferr) è stata chiesta una relazione sullo stato dei lavori. Il verbale della seduta non sarà disponibile che tra qualche tempo, ma qualcosa della riunione trapela comunque.

E quel che sembra emergere, appunto, è di uno scollamento rispetto ai tempi previsti. Non sfugge a nessuno che sia all'imbocco sud che a nord il cantiere non brulica esattamente di gente. Segnali di vita ce ne sono, ma non si vede né l'avvio dei lavori preparatori per la chicane prevista su via Brennero, né tanto meno i lavori per la realizzazione della sede in cui dovranno essere montate le frese.

Perché? Perché - è emerso ieri - i lavori del lotto A sono a loro volta stati divisi, in tre parti: i propedeutici, che riguardavano le demolizioni, il lotto A1 che è poi lo spostamento della Trento Malè e l'A2 che riguardano la realizzazione della rettifica di via Brennero e la realizzazione dello scavo per la sede in cui installare le frese e il montaggio, in sede, delle stesse talpe. Ora, quanto durano quei lavori è uno dei temi di interesse primario, per la città. In Comune più volte si è ribadito il timore di un cantiere decennale, ora che è uscito dai vincoli del Pnrr.

E da settimane, alla domanda se ci fossero ritardi, la risposta ufficiale era che non ce n'erano. Solo che bisogna intendersi, sul concetto di ritardo.

Dal punto di vista contrattuale - quindi nel rapporto tra Italferr e Consorzio Tridentum - probabilmente non ce ne sono.

Il conto dei giorni inizia, in ogni cantiere, dal momento in cui c'è l'affidamento lavori. Che poi è un momento, anche formale, in cui si dice: questo è lo stato dei luoghi, ora si parte. Ieri si è appreso che, tra consorzio e Italferr, nel momento in cui si è valutata la necessità di ulteriori analisi ambientali, si è deciso di fare affidamenti distinti dei lavori.

Quindi, e qui arriviamo al nocciolo della questione, il lotto A2, che è poi quello che riguarda chicane e scavo per le frese, non è stato ancora affidato. Dal momento dell'affidamento si prevede serva circa un anno per concludere le opere preparatorie. Solo per montare le talpe in sede, una volta concluso lo scavo, serviranno due mesi. Prima va fatto il buco, banalizzando molto. E prima ancora la chicane di via Brennero. Insomma, venisse affidata domani quella parte di cantiere, le talpe non saranno operative prima di un anno circa.

Rispetto al cronoprogramma presentato alle circoscrizioni, uno sfasamento di un anno.

La domanda è perché quei lavori non vengono affidati, posto che le frese saranno a Trento nel giro di poche settimane e tenerle ferme un anno è un costo (valgono 100 milioni, non è irragionevole pensare a 3 milioni persi nell'attesa). A questa domanda, ad oggi nessuno risponde. Ma il dubbio che il nodo siano i finanziamenti, a questo punto, sembra legittimo.

[nelle foto di Alessio Coser, i cantieri del bypass a Mattarello e all'ex scalo Filzi a Trento nord]

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