Idee / Confronto

Il Piano culturale del Comune di Trento: fra innovazione e futuro, ecco la "ricetta" di Paolo Dalla Sega e Nahid Aliyari

Presentato oggi dopo il «percorso di partecipazione»: riutilizzo degli ex spazi di Lettere, revisione del regolamento per i contributi pubblici, sportello per le associazioni in cerca di co-finanziamenti privati

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TRENTO. Questo pomeriggio, nella sala di rappresentanza di Palazzo Geremia, si è tenuta la presentazione ufficiale dei contenuti del Piano di politica culturale per i prossimi dieci anni, alla presenza dell’assessora Elisabetta Bozzarelli, dei due consulenti Paolo Dalla Sega e Nahid Aliyari e di Lucio Argano, esperto di politiche e progettazione culturale.

Una platea ampia e variegata, dalle principali istituzioni cittadine ai tanti enti del terzo settore ai numerosi giovani, composizione che riflette alla perfezione i temi cardine del nuovo Piano, oltre che lo spirito aperto, trasversale e dinamico con cui - da gennaio - si sono tenuti gli incontri del percorso partecipato.

Il percorso è nato infatti dalla necessità e dal desiderio del Comune di incontrare e approfondire i cambiamenti che stanno avvenendo nella fruizione della cultura, con un approccio plurale e innovatore. Un Piano concreto e operativo che, a partire dalle principali policies di riferimento a livello globale, nazionale e territoriale (dall’Agenda 2030 al PNRR alle linee programmatiche di indirizzo per il mandato comunale 2020 - 2025), definisce linee guida fondamentali e obiettivi/strumenti pratici, che guardano alla contemporaneità e ai temi del nostro tempo, senza però tralasciare il fondamentale rapporto con la memoria e l’identità territoriale.

Un piano deciso a mettere in discussione anche il ruolo del Comune, che ne emerge non soltanto con una funzione di intervento economico sussidiario, ma anche di regia e indirizzo delle politiche, di accompagnamento e facilitazione, di progettazione diretta e di promozione di pratiche di confronto e rete (comunali, provinciali, nazionali).

Macro-temi e linee guida

Quattro i macro temi, intorno a cui ruota il futuro della Città nei prossimi dieci anni.

(1) Vivere più culturalmente: la capacità trasformativa e rigenerativa della cultura come cura umana e sociale. Verso una nuova nozione di cultura: meno settorializzata e più trasversale, in una dimensione sociale ed egualitaria ed in una dimensione turistico-economica;

(2) Più natura nella cultura: contro la poli-crisi del nostro tempo, umana ed ambientale, climatica ed energetica, nuove sfide per una nuova città (il territorio e la comunità che lo abita). Senza mai abbandonare bussole fondamentali come l’Agenda UN 2030 con i 17 SD Goals e i pilastri delle agende culturali europee;

(3) Trento contemporanea: ai grandi cantieri che ne cambieranno il volto fisico, in un enorme ridisegno di trasporti e flussi, Trento può accompagnare cantieri dell’immaginario, nuove avventure di immaginazione civica attraverso l’esperienza culturale, oggi arricchita di sguardi e sensibilità non più marginali (bambini, giovani, stranieri, donne);

(4) Comunità più aperte, vive, sicure: cambiare davvero, attraverso e le comunità di oggi che sono e devono essere plurali e mai singolari, aperte e mai chiuse: vive, quindi sicure.

Obiettivi e strumenti

Altrettanti sono gli obiettivi ambiziosi, articolati in una fitta rete di strumenti più o meno complessi, da mettere in atto nel prossimo decennio. A partire dagli spazi e dalla necessità di insistere su una spinta - ormai sempre più globale - che tende all’ibridazione e alla sperimentazione. Dallo stimolare nuove forme di fruizione e condivisione degli spazi esistenti e dei tempi della cultura, fino allo svolgimento di crash tests per spazi vecchi e nuovi, incentivando la creatività civica e dal basso. Tra gli strumenti, anche la scelta di destinare il complesso di Ex Lettere - da alcuni anni al centro del dibattito cittadino su una rifunzionalizzazione - ad un polo aperto per le imprese culturali e creative.

Centrale anche il ragionamento sulle risorse: punto cardine sarà la revisione del regolamento di assegnazione dei contributi, andando incontro a trend emergenti come l’integrazione di parametri qualitativi nella valutazione dei progetti, la necessità di valorizzare l’apporto spontaneo del volontariato, la messa in discussione del sistema di finanziamento basato sull’evento considerando anche processi, azioni ed attività di avvicinamento al mondo culturale e forme di collaborazione pubblico-privato, tra cui spicca l’attenzione verso le imprese culturali e creative e verso la promozione di nuove forme di coinvolgimento delle imprese del territorio nel sostegno alla cultura, tramite sperimentazioni virtuose come la costituzione di un fondo “Alleanza Cultura”.

Una forte svolta sarà determinata anche dalla creazione di uno sportello abilitante nel complesso di Ex Lettere con funzione di mentoring nella formazione, ricerca, selezione e accompagnamento su opportunità di fundraising, ma anche sulle tematiche del nostro tempo (dalla sostenibilità ambientale all’accessibilità) e su operatività specifiche (attestati, certificazioni ecc.).

Sempre in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030, è da menzionare l’intenzione di semplificare e digitalizzare le pratiche, anche attraverso l’istituzione di uno sportello eventi dedicato.

In risposta alla crescita di una città che ospita sensibilità nuove e sempre più diverse tra loro, è centrale anche l’attenzione ai nuovi cittadini e ai nuovi bisogni di una Trento sempre più contemporanea. Tra gli altri, protagonisti saranno i giovani, attraverso un loro maggior coinvolgimento nella produzione e nella fruizione culturale, favorendone il protagonismo nella gestione di spazi culturali “dedicati" (ad esempio la. Ex Mensa, sempre nel complesso ex Santa Chiara).

Per una politica culturale che può e deve occuparsi anche di welfare, è poi fondamentale attivare proposte culturali in via diretta che coinvolgano utenze marginali, promuovere stili di vita sostenibili e attenuare l’impatto ambientale della realizzazione degli eventi, porre maggior attenzione ai target di destinatari verso una stabile caratterizzazione delle attività per livelli di complessità, attivare un canale di finanziamento specifico per iniziative di prossimità dal basso, stimolare l’accessibilità relazionale e sensoriale degli spazi esistenti e in costruzione e rafforzare il dialogo tra scuole ed istituzioni culturali, anche sperimentando progettualità innovative.

In ultimo, ma non meno importante, c’è il tema della collaborazione. Dall’istituzione di una consulta permanente della cultura con le principali istituzioni culturali che si riunisca periodicamente, alla definizione di filoni tematici annuali per favorire la concertazione della proposta culturale ordinaria; dalla promozione di una comunicazione integrata delle iniziative durante tutto l’anno, all’istituzione della conferenza annuale della cultura aperta a tutti gli operatori culturali per la valutazione annuale dello stato di avanzamento del Piano, favorire il networking tra realtà locali e l’apertura verso esperienze esterne; dall’articolazione dei bandi per piccoli / medi / grandi soggetti per favorire la rotazione e le reti alla sistematizzazione di nuove forme di collaborazione tra realtà dal basso e istituzioni culturali. Ad ogni obiettivo, corrisponderanno poi indicatori di monitoraggio nel breve, medio e lungo periodo.

Il percorso «partecipato»

Molti sono stati i partecipanti che, nei sette incontri che si sono svolti tra gennaio e marzo, hanno provato a rispondere alle domande: Cosa può fare la cultura? Chi paga la cultura? Trento, quanti anni hai? Dove finisce la città? e hanno riflettuto sui temi «A scuola di futuro» e «Sempre in cerca di spazi» insieme ai numerosi ospiti che in collegamento da diverse realtà nazionali e internazionali hanno arricchito il dibattito con importanti contributi esterni. Tra loro, Francesca Bertoglio, project manager di Bergamo Brescia Capitale italiana della cultura 2023 e Rimini 2026, Roberta Franceschinelli ideatrice e responsabile del bando “Culturability” nonché program manager presso la Fondazione Unipolis (Bologna), Alessandro Bollo, direttore del Museo del Risorgimento Italiano (Torino), Linda Di Pietro, esperta in progettazione culturale e Chief Cultural Officer di BASE Milano, Lorenzo Micheli founder di CAMPOBASE, curatore del Programma Scuola Futura del MIM ed esperto in politiche per la formazione, l’orientamento e l’internazionalizzazione. In ultimo, Elena Granata del Politecnico di Milano. Sul canale Youtube del Comune e sul sito web istituzionale, nella sezione dedicata al Piano culturale, sono disponibili le registrazioni degli incontri per ri-ascoltare gli interventi degli esperti.

I consulenti che stanno curando il Piano sono Paolo Dalla Sega, consulente senior, trentino, docente all’Università Cattolica di Milano presso l’Interfacoltà di Economia e Lettere e Filosofia, membro della Commissione Consultiva per lo Spettacolo dal Vivo - Fondo Unico per lo Spettacolo del Ministero della Cultura, ex consigliere di amministrazione del Centro Santa Chiara, e Nahid Aliyari, consulente junior, giovane attiva da anni sul territorio in progetti di orientamento sociale e protagonismo giovanile.

 

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