Commercio / La crisi

Fiemme, si "chiude" bottega: dal 2010 chiusi 64 negozi, è la valle più colpita in Trentino

Pierluigi Brigadoi, rappresentante dei commercianti della val di Fiemme: “A cosa è dovuto, secondo lei, questo calo? In primo luogo alla diffusione del commercio elettronico, che sta "mangiando" tutte le piccole aziende. Ce l'ho in particolare con il sistema Amazon, dove le tasse, molto basse, vengono pagate all'estero, e l'Iva non si paga proprio”

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di Andrea Orsolin

FIEMME/FASSA. L'indagine del Centro studi di Confcommercio trentino traccia un quadro impietoso: i 64 negozi al dettaglio in meno rispetto al 2010 fanno di Fiemme la Comunità di valle più colpita del Trentino, dove negli ultimi 13 anni le perdite sono state complessivamente 764. Il numero della crisi dei negozi di Fiemme può essere riassunto con una percentuale significativa: -22,4%. Fanno un po' meno peggio la Valsugana e Tesino (-21,2%), le Giudicarie (-19,4%) e la Val di Non (-18,6%), mentre la val di Fassa si "difende" bene, restando sotto la media provinciale (34 negozi in meno, cioè il -11,2%).

In val di Fiemme le localizzazioni dei negozi (un'impresa può avere più punti vendita) al 31 dicembre 2023 sono complessivamente 411. Di queste, 43 riguardano commercio e riparazione di autoveicoli e motocicli, 35 intermediari del commercio all'ingrosso, 67 commercio all'ingrosso, 245 commercio al dettaglio in sede fissa, 21 commercio al dettaglio di fuori dei negozi.Guardando agli addetti, alla stessa data sono 993, numero in crescita rispetto al 2015 (erano 937). Per Fassa, invece, sono passati da 811 a 876.

«Non necessariamente la diminuzione dei negozi comporta la contemporanea diminuzione dei lavori del commercio - spiega Matteo Degasperi dell'Ufficio studi della Camera di Commercio di Trento -. Il commercio rimane un settore importante, è la modalità che cambia. Prevalgono i grandi centri, vengono meno i servizi di prossimità e si perde la capillarità dei territori periferici». Tra i settori più colpiti c'è sicuramente l'abbigliamento e il tessile.
Ma come si spiega la sostanziale differenza tra Fiemme e Fassa?
«Le valli molto turistiche, come può essere per Fassa, tengono meglio rispetto ad altri territori. Dove la gente gira, resiste anche il commercio».

Pierluigi Brigadoi, rappresentante dei commercianti della val di Fiemme, a cosa è dovuto, secondo lei, questo calo?  
«Principalmente alla diffusione del commercio elettronico, che sta "mangiando" tutte le piccole aziende. Ce l'ho in particolare con il sistema Amazon, dove le tasse, molto basse, vengono pagate all'estero, e l'Iva non si paga proprio. Inoltre, acquistando online il cliente può confrontare i prezzi, comprando dal sito che fa pagare di meno».
Le piccole aziende potrebbero convertirsi all'e-commerce?
«Ci ho provato anche io, che ho un'agenzia di rappresentanze e vendita di prodotti di arredobagno, ma per vendere i prodotti online serve pagare una persona ad hoc che se ne occupa. È un lavoro che non si può improvvisare, e comunque per un piccolo negozio non sarebbe conveniente».
In che senso?
«Per essere concorrenziale non posso permettermi di vendere un solo articolo al giorno. Il ricarico (differenza tra il prezzo di vendita e il prezzo di acquisto, ndr) è troppo basso, il guadagno si fa sulle grandi quantità».
Il Covid ha influito sulla crisi del commercio locale?
«È stata una bella botta. In quel periodo erano tutti a casa sul divano, avevano tempo per navigare su internet e chi non aveva mai acquistato online ha scoperto una nuova pratica, che si è rivelata comoda. Poi però vedo gente che vende cose per errato acquisto, quindi mi viene da sorridere. Il mio invito è di andare ad acquistare nei negozi: per far vivere il piccolo paese, la valle e il Trentino».
C'è un modo per risollevarsi?
«Confcommercio del Trentino ha attivato da più di un anno una piattaforma dedicata (Benny - Benefit territoriali, ndr) attraverso la quale le aziende donano dei buoni ai propri dipendenti, che possono essere usati solamente in negozi fisici. In questo modo si invoglia la gente a non andare su internet e a mantenere vivi i punti vendita locali».

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