Anziani / Il nodo

Rsa e posti letto che mancano in Trentino, li sindacati a Upipa: «Belle parole, però pensate anche al personale»

La frecciata all’assessore Tonina: «Annunciare tavoli di confronto non risolve i problemi gravi. Qui stiamo rinnovando un contratto sulla base del 6%, quando l’inflazione è al 17». La Fenalt: aumentare i posti letto? Inaudito

TRENTO. «Apsp, la richiesta di Upipa di attivare almeno 200 posti già potenzialmente disponibili dei 1400 mancanti non può prescindere dal rafforzamento e dalla valorizzazione del personale». Lo scrive il sindacato Funzione Pubblica Cgil. E sul tema sono intervenuti tutti e tre i sindacati confederali, ma separatamente.

La FP Cgil scrive: “Prendiamo atto della rilevazione dei posti mancanti nelle Rsa Trentine a fronte dell’aumentata richiesta e degli stessi parametri provinciali previsti, ma l’attivazione di nuovi posti equivalenti, a quel che leggiamo, a circa tre nuove RSA, pur auspicabile, deve prioritariamente prevedere nuove assunzioni di personale a tutti i livelli, oltre a dare risposte urgenti a quello che già oggi assicura i servizi ai nostri anziani, in condizioni di grande difficoltà sia per carenze di organico che per il mancato riconoscimento giuridico ed economico del proprio lavoro”, così Luigi Diaspro e Alessandro LAzzarini rispettivamente Segretario Generale e Funzionario del Settore Apsp della Fp Cgil del Trentino.

Le condizioni di difficoltà del personale delle Apsp sono arcinote ad Upipa, all’Assessorato e alle singole Strutture. Infermieri, Oss, Ausiliari, Amministrativi danno il massimo malgrado obiettivi carichi di lavoro esorbitanti, continui rientri da riposo, difficoltà a fruire di ferie e a conciliare vita e lavoro.

Non secondaria la questione contrattuale, per cui si sta rinnovando il CCPL 22/24 al 6,31% a fronte di un’inflazione al 17% e, per responsabilità specifica di Upipa, si è in attesa da mesi della convocazione dei Sindacati per la chiusura dell’Accordo di Settore. Come pure operare in fretta l’equiparazione dell’utilizzo del buono pasto con quanto stabilito in Sanità grazie all’ultimo accordo sindacale: il personale ha diritto a fruire del buono pasto in caso di turni che non consentono l’accesso alla mensa: si tratta di un’operazione di equità e dignità per il personale, spesso costretto a saltare il pasto con risparmio, peraltro, da parte degli enti.

“Salutiamo positivamente interventi che vanno nella direzione di dare risposte, per quanto parziali, alle difficoltà di accesso alle Apsp da parte dei nostri anziani, ma continuiamo a ribadire che il nodo fondamentale continua ad essere quello del personale, per il quale non vediamo una reale presa in carico da parte della Giunta e della stessa Upipa. Le belle parole non bastano, ribadiamo la richiesta di incontro con l’Assessore Tonina: occorrono investimenti sul settore, a partire dalla prossima manovra di assestamento, e occorre chiudere in fretta la discussione sulla revisione dell’Ordinamento Professionale per riqualificare le professionalità e offrire prospettive concrete di riconoscimento e crescita”, concludono i sindacalisti.

Cisl e Uil. "La valorizzazione del personale che opera all’interno delle Rsa pubbliche enel terzo settore accreditato del Trentino deve passare anche attraverso un adeguato riconoscimento delle retribuzioni del personale al pari di quanto previsto nel recente protocollo con l’Assessore Tonina”.Questa la certezza dei segretari generali di Cisl Fp e Uil Fpl Enti locali, Giuseppe Pallanch e Andrea Bassetti, che riprendono le dichiarazioni di Mario Tonina.

L'assessore si è recentemente complimentato con gli operatori per il servizio a beneficio della società. L'impegno della Provincia è quello di riconoscere ulteriori risorse. "Una richiesta forte e chiara ribadita dalle lavoratrici e dai lavoratori, inquadrati nei vari profili, durante i lavori dell’attivo dei delegati delle Rsa trentine del 12 aprile scorso. La politica deve fermarsi per iniziare a dialogare con i sindacati: si deve garantire un tavolo tecnico permanente con l’obiettivo di ricercare nuove strategie risolutive alle criticità di tutti i giorni nelle strutture residenziali, dove i carichi di lavoro e l’assenza di conciliazione lavoro/famiglia portano all'azzeramento dell'attrattività di questo comparto,l’assistenza non si misura a minuti ". I sindacati chiedono all'assessore di accelerare sul fronte delle risposte e di approfondire le relazioni con i rappresentanti delle lavoratrici e dei lavoratori del settore sanitario e assistenziale. "Il protocollo sottoscritto e rivendicato come necessario dall’assessorato sul comparto sanità pubblica è un segnale che va a riconoscere economicamente la differenza accessoria sui professionisti che operano all’interno dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari, ma analogamente ricordiamo a Tonina che nelle stesse Apsp e Rsa private, a oggi attenzionate 'dall’operazione ascolto', abbiamo professionisti di pari responsabilità sanitaria e assistenziale che non vedono le proprie indennità accessorie adeguate da molto tempo ".

Urgente e necessario, per Cisl Fp e Uil Fpl Enti locali, prevedere lo stanziamento di risorse anche sul comparto delle Autonomie locali da inserire in Accordo di settore delle Apsp es ull’integrativo provinciale delle cooperative sociali, per raggiungere un corposo aumento delle indennità accessorie nei contratti di riferimento. "La salute e il benessere dei nostri cittadini, istituzionalizzati nelle Rsa del Trentino, passa attraverso una nuova e giusta valorizzazione a 360 gradi di professionisti che a vario titolo garantiscono al nostro territorio di ritrovarsi, ancora oggi, ai primi posti nella classificazione Istat nazionale rispettoalla qualità dei servizi erogati in campo socio-sanitario", concludono.

Il sindacato Fenalt. Resta stupito Roberto Moser, responsabile Fenalt per le case di riposo, nell’apprendere dell’appello di Upipa per ulteriori posti letto nelle RSA trentine: “Se Upipa dice che mancano 1.400 posti letto, noi diciamo che mancano 1.400 operatori. Sono sconcertato dal fatto che Upipa enfatizzi la mancanza di posti letto e non quella degli operatori. Significa non aver capito, da parte di chi ha responsabilità in materia, che le case di riposo non sono dormitori, non sono un business, ma luoghi di assistenza basati sulla relazione umana”.

Fenalt ricorda come la grave carenza di personale, determinando carichi di lavoro non sostenibili per chi è in servizio, pregiudichi gravemente la qualità dell’assistenza, soprattutto per gli ospiti non autosufficienti o in gravi condizioni di salute: “Non possiamo considerare i nostri anziani dei pacchi da relegare in soffitta!” – esclama Moser. “Si tratta di persone che hanno bisogno di aiuto e di relazione umana perché le case di riposo oggi sono cliniche per soggetti gravi, spesso non autosufficienti”.

L’appello di Upipa cade proprio nel periodo dell’anno in cui gli operatori stanno programmando le ferie estive. “Nella gran parte delle strutture – racconta il sindacalista - si stanno delineando situazioni paradossali. Per consentire ai colleghi due settimane di ferie estive, quelli che restano al lavoro si troveranno a fare i salti mortali più di quanto facciano ora”.

Malgrado il recente aumento delle rette e gli stanziamenti della PaT per salvare i bilanci in rosso, il Sindacato lamenta la mancanza di assunzioni: “Al punto in cui siamo giunti, bisogna avere il coraggio di abbandonare la logica emergenziale e di avviare una riforma del settore in cui sia completamente rivisto il rapporto fra operatori e posti letto e in cui si intervenga per rendere più attrattiva la professione. Senza una progettualità di questo tipo, chiedere posti letto in più significa solo peggiorare l’assistenza. E questo non lo vogliono neppure i familiari.”

Fenalt confida nella recente promessa dell’assessore provinciale alla salute, Mario Tonina: “L’assessore si è impegnato a convocare nei prossimi mesi un tavolo per fare il punto sul settore” – ricorda Moser. “Quello sarà il contesto in cui confrontarsi e assumere decisioni che mirino al benessere di ospiti e operatori. Bisogna che sia ben chiara una cosa: la qualità dell’assistenza percepita dagli anziani è direttamente proporzionale al benessere degli operatori. Se chi lavora sta bene, è più facile che siano contenti anche gli ospiti. Altrimenti rassegniamoci pure a trattare i nostri anziani come pacchi da accatastare in soffitta. Ma è questo quello che vuole la società trentina?”  conclude Moser.

 

 

 

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