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Mondiale per club, Inter partenza così così e adesso tocca alla Juve
Pari nerazzurro con il Monterrey: 1-1 contro i messicani all'esordio nel Mondiale per club. Domani tocca alla Juventus. Non proprio il debutto che ci si aspettava, soprattutto considerando il valore dell'avversario. Che la prima Inter di Chivu non potesse essere al massimo della forma lo si sapeva, ma l'1-1 contro i messicani del Monterrey al debutto nel Mondiale per Club ha confermato le perplessità attorno a una squadra in costruzione (si è vista un'Inter difendere a zona sui calci piazzati e utilizzare la mezzapunta), ma che soprattutto non sembra essersi scrollata di dosso le scorie di un finale di stagione che ha prosciugato energie fisiche e mentali.
Chivu si è detto soddisfatto ("Abbiamo fatto un buon primo tempo, nonostante siamo andati sotto. Nel secondo tempo siamo stati più lenti nel palleggio, è mancata la cattiveria sotto porta. Mkhitaryan trequartista? Bisogna avere sempre più soluzioni ed essere pronti alle prossime partite. Uno dietro due punte o due dietro una punta è una possibilità"), ma contro i giapponesi dell'Urawa servirà di più e, soprattutto, servirà vincere. A salvare l'Inter ci ha pensato, tanto per cambiare, il capitano Lautaro: "Abbiamo subito un gol su palla inattiva, dove dobbiamo migliorare perché abbiamo iniziato a difendere a zona, cosa nuova per noi. Dobbiamo andare avanti, il torneo è appena iniziato e dobbiamo migliorare tanto".
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Il rapporto: «L'Italia non è un luogo per padri che si prendono cura dei figli»
Studio Sosef su Spagna, Portogallo e il nostro Paese: siamo ultimi per congedi di paternità. Il Rapporto Sosef (State of Southern European Fathers, Padri dei Paesi dell'Europa meridionale: Spagna, Portogallo e Italia), diffuso oggi, secondo il quale l'Italia non solo ha il tasso di occupazione femminile più basso (53% nel 2024) ma registra il più alto divario tra congedo di maternità (21 settimane) e congedi di paternità (10 giorni lavorativi cioè due settimane); questi ultimi sono i più brevi d'Europa, la Spagna prevede 16 settimane.
Illustrato oggi dalla sociologa Annina Lubbock e dalla antropologa Barbara Vatta (entrambe della onlus Centro per la salute di bambine e bambini, Csb), in conferenza stampa all'Ordine dei Giornalisti, il Rapporto mostra una Italia "ferma bloccata da barriere sociali, strutturali e normative che frenano la piena partecipazione dei padri alla cura e una sua più equa condivisione, molto più di quello che avviene in Spagna e Portogallo".
"Il congedo di paternità dovrebbe essere più lungo e obbligatorio e contemporaneo a quello di maternità". A sostenerlo sono le neomamme intervistate nell'ambito del Rapporto Sosef, precisando che dovrebbe durare "almeno i primi 40 giorni, perché la madre ha bisogno di aiuto e lasciarla sola è un crimine".
D'accordo anche i neopapà: "L'aiuto del padre verso la madre nei primi mesi di vita è fondamentale, soprattutto se lei è coinvolta nell'allattamento. Il primo mese è di caos totale e non si può affrontarlo lasciando la partner da sola". Inoltre, i padri sono convinti che "se il congedo obbligatorio avesse la stessa durata per entrambi i genitori si ridurrebbe la discriminazione sul posto di lavoro". Perché però si raggiunga "una reale parità ed equità di genere nella cura occorre una trasformazione strutturale, a partire dalle riforme politiche. Cioè un quadro di politiche solide che garantiscano che la cura sia ugualmente valorizzata e sostenuta per entrambi i genitori e che sia garantita la sicurezza finanziaria durante il congedo".
Secondo il Rapporto è "altrettanto necessaria una trasformazione del lavoro che deve essere compatibile con la cura, senza penalizzazioni o stigmatizzazioni, così come un cambiamento culturale". In altre parole, "i padri hanno bisogno del sostegno dei propri pari e della comunità, così come della approvazione sociale per approfondire il loro impegno nella cura".
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