Altopiano di Piné / L'allarme

Serraia, ecco l'ipotesi di realizzare un "bio-filtro" per salvare il lago

Un team di esperti ha illustrato l'idea nella serata promossa dal neonato Comitato per la tutela e la valorizzazione dei laghi di Serraia e Piazze e del loro ecosistema. Un intervento che, secondo i promotori, in alcuni anni risolverebbe ril problema delle acque rese torbide dalle ripetute fioriture di microalghe

di Daniele Ferrari

BASELGA. Un «bio-filtro» per salvare il lago di Serraia. Questa la soluzione più interessante emersa venerdì sera al centro congressi di Baselga dove il Comitato per la tutela e la valorizzazione dei laghi di Serraia e Piazze e del loro ecosistema, costituitosi ad ottobre e presieduto dal docente universitario Fulvio Mattivi, si è presentato al pubblico illustrando situazione, prospettive e futuri scenari per liberare il bacino pinetano dal fenomeno di eutrofizzazione algale che interessa le sua acque, con ripetute fioriture di microalghe nelle sue acque (in estate più simile ad un «minestrone verde» che a un limpido lago di montagna).

Di fronte ad oltre 250 persone, tra loro molti operatori turistici, i sindaci di Baselga e Bedollo Alessandro Santuari e Francesco Fantini e l'ex-assessore e consigliere provinciale Michele Dallapiccola (Patt), i membri del Comitato Laghi, introdotti dal presidente Mattivi e dalla vicepresidente Paola Broseghini, hanno presentato logo, sito internet e obiettivi del comitato.

Il docente universitario di chimica Claudio Della Volpe, l'architetto Gilberto Giovannini ed i geologhi Daniele Sartorelli e Icilio Vigna hanno così spiegato possibili cause, sviluppi e rimedi del fenomeno di degrado ambientale che sta minando qualità e caratteristiche del lago pinetano.

Tra le novità più interessanti l'ipotesi operativa (non un vero progetto) per realizzare un «eco-filtro» nei pressi del lago di Serraia per bonificare le sue acque in modo del tutto naturale. È stato l'ingegnere Claudio Gottardi, originario di Cembra ma da tempo negli Stati Uniti (è stato presidente e Ceo di grandi gruppi industriali nel mondo dell'ottica ad illustrare la creazione accanto al bacino pinetano di una sorta di bio-filtro, costituito da una serie di zone di drenaggio delle acque con il solo uso di ghiaia, torba e varie piante sommerse ed emerse.

«Lo scopo è quello di costruire un ambiente naturale di piante endemiche e specchi d'acqua, piacevole da visitare e che si adatti all'ambiente locale - ha spiegato l'ingegner Gottardi presentando con foto e slide quanto già avvenuto per il lago S. Merit nello Stato dell'Ohio (Usa), nel depuratore della cittadina americana di Clayton County (Georgia) o ancora nel Houtan Park di Shanghai (Cina) - un sito ecologico che con un processo naturale elimina dall'acqua l'eccesso di sostanze nutritive e inquinanti.

L'acqua scorre sopra e attraverso diversi strati (rocce, ghiaia e torba), intrappolano i detriti sospesi e aggiungeranno acido tannico che riduce l'alcalinità dell'acqua: problema che affligge il lago di Serraia».Un'ampia superfice (per risanare il lago di Serraia servirà un area tale da contenere un volume d'acqua di 12.000 mc), ma un investimento relativo di circa 300-500 mila euro.

«I batteri nitrificanti della ghiaia e torba ristabiliranno il ciclo dell'azoto, e le piante dell'area del bio-fitro assorbiranno per vivere enormi quantità di nutrienti (nitrati e fosfati) - ha precisato Gottardi - il passaggio lento e costante dell'acqua (velocità media di 30/60 metri/ora) innescherà un ciclo naturale e virtuoso che nel giro di 5-10 anni consentirà di riportare situazioni ottimali di ossigeno e luce nel lago, eliminando via via le micro-alghe, riportando flora e fauna originaria e maggiore trasparenza delle acque. La zona del bio-filtro può venir abbellita da passeggiate, sentieri, gazebi e piante ornamentali: vero «polmone» e giardino naturale».

Due possibili location del bio-filtro nel lago di Serraia: la zona Lido-Giardini, o il Foss Grant e le aree a nord del lago. «Un progetto da meglio definire in dettagli, costi e modalità d'utilizzo - ha concluso l'ingegner Gottardi - ma un volta conclusa la sua funzione l'eco-filtro potrebbe diventare un parco o zona d'attrazione (tra giochi d'acqua, colorate ninfee, fiori, uccelli e farfalle), o essere smantellato ed il terreno adibito ad altro uso, senza mai creare danni al suolo».

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