Viabilità / Il caso

Valsugana, il raddoppio della statale non piace ai contadini: «Il 2+2 ci porterà via 30 ettari di campi ed è inutile»

Dura presa di posizione dei presidenti dei tre concorsi fondiari per la Castelnuovo-Ospedaletto: «Ringraziamo la giunta provinciale per le risorse. Ma ci vorrebbe programmazione seria, che non vediamo»

di Massimo Dalledonne

VALSUGANA. «Il progetto di riorganizzazione e messa in sicurezza della SS47 tra Castelnuovo e Ospedaletto? Uno scempio per la valle, andando avanti così di coltivabile, nel fondovalle, resterà ben poco». Il giudizio è tranciante, secco e netto. Arriva dai tre presidenti dei Consorzi di Miglioramento Fondiario di Castelnuovo, Castel Ivano e Ospedaletto.

Le tre ipotesi progettuali, quelle messe in campo dal commissario straordinario Stefano Torresani e dalla Provincia, vengono tutte respinte al mittente, la giunta provinciale. Valentino Cenci, Flavio Sandri e Fiore Nicoletti la pensano allo stesso modo. «Diciamo no all'ipotesi della 2+2 così come alla variante in sede delle quattro corsie tra Castelnuovo e la stazione ferroviaria di Ospedaletto. E non ci piace nemmeno l'ipotesi dell'affiancamento all'attuale SS47».

Un fronte del no, quello che arriva dal mondo agricolo, con qualche spiraglio. «Vogliamo ringraziare la giunta provinciale - rimarca Nicoletti - per aver trovato le risorse per mettere mano al sistema viario locale ma le soluzioni proposte ci lasciamo davvero perplessi. Ci sono altri modi per risolvere il problema». E quali sono?

Ecco la proposta di Cenci, Sandri e lo stesso Nicoletti: «Perché non proseguire nei lavori di messa in sicurezza del tratto interessato? Sono stati spesi diversi milioni per sistemare la retta di Ospedaletto e, come agricoltori, siamo disposti anche a ragionare insieme per avere una SS47 più funzionale e adeguata al traffico che attualmente gravita sulla Valsugana. Mettendo mano pure al tratto tra i ponti sul Maso e sul Chieppena nel comune di Castel Ivano».

Il messaggio è chiaro: mettiamo mano all'esistente per dotare la valle di una arteria stradale in grado sopportare il maggior numero di veicoli in transito sulla Valsugana. Secondo i tre presidenti, l'impatto ambientale e turistico che deriva dalle ipotesi progettuali in discussione sarà devastante per la Valsugana. «Parliamo di qualcosa come 30 ettari di superficie, oggi per agricole, destinate a scomparire. Per fare cosa? Nuove strade e portare nel fondovalle 20 ettari di asfalto in più». Il mondo agricolo è in fermento. Da Ospedaletto a Castelnuovo i contadini sembrano sono compatti, impegnati a respingere ogni ipotesi progettuale.

«Non si può andare avanti così. Su una questione così importante - rimarca Sandri - ci vorrebbe una regia diversa, una programmazione seria che non vedo e che non c'è. Si va avanti a spot, a progetti spezzatino che non portano da nessuna parte».

E c'è dell'altro. «Con diversi milioni di euro hanno da poco finito di mettere in sicurezza la retta di Ospedaletto. Ora che facciamo? Rimettiamo tutto in discussione per fare altri lavori? Nuove strade, nuovi svincoli e ponti sul fiume Brenta? Se questo non è spreco di denaro pubblico come può essere definito?». Tre Consorzi, tre paesi, una sola voce per dire no ad una progettualità che gli agricoltori di Castelnuovo, Castel Ivano e Ospedaletto considerano fumo negli occhi.

Si parla anche di compensazione alle aziende della zona interessate dalla nuova progettazione. «Non vogliamo nemmeno sentirne parlare. La Valsugana e i valsuganotti hanno in mente per il futuro uno sviluppo ben diverso della valle. Le nuove lingue di asfalto le lasciamo ad altri territori».

No a nuove strade. Mettiamo in sicurezza quella esistente. «Ci sono dei terreni da sacrificare? Discutiamone ma non saranno di certo i 30 ettari di cui parliamo oggi».

Cenci, Sandri e Nicoletti non chiudono la porta alla discussione. C'è tempo fino al 3 marzo per presentare tutte le osservazioni su un progetto che fa e farà ancora molto discutere in Valsugana.

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