Montagna / Persone

Un commosso ricordo del pastore Renato Fronza, patriarca del Lagorai e «re» della Val Campelle

Il bollettino comunale di Roncegno ricorda il malgaro, scomparso quest’estate: aveva iniziato a 12 anni sul Brocon, poi si era ritirato a Conseria, con la sua passione di intagliare il legno

di Massimo Dalledonne

RONCEGNO TERME. Una intera vita vissuta fra greggi e animali da stalla. Tra i pascoli e gli alpeggi del Lagorai, in estate, e le pianure del padovano nei mesi invernali. Il pastore Renato Fronza si è spento, all’età di 69 anni, nei mesi scorsi.

Nato a Roncegno il 16 giugno del 1952, a dodici anni lavorava già in malga. Pastore al passo Brocon. Una storia, la sua, raccontata da Fernanda Beozzo nell’ultimo numero del bollettino comunale di Roncegno Terme. Passo dopo passo.

Quelli di un giovane pastore che «ogni anno, nella stagione dell’alpeggio, era lassù ai confini del cielo a occuparsi degli animali. E intanto, quella forte passione prendeva posto nella sua vita».

Passione e sacrifici, condivisa per tutta la vita con Sonia, una ragazza dai capelli biondi incontrata in alpeggio. «Dalla loro unione – si legge ancora - nacquero tre figli maschi: Claudio, Luca e Andrea; invece Marco era già con Sonia prima del loro incontro».

I primi tre hanno condiviso la passione del padre, Marco ha scelto un’altra strada. Per una quindicina di anni si divide tra i monti e la pianura. «La durezza del lavoro non ha mai scoraggiato Renato. Anzi. Più ostacoli incontrava, più si impegnava per superarli. Sotto neve o temporali o divieti di passaggio, infortuni degli animali o parti improvvisi, dove la prontezza e l’esperienza era fondamentale per la salvezza del nascituro ma anche per la salvaguardia di ogni singolo animale».

Verso la fine degli anni ’80 la sua vita cambia. Diventa custode e mungitore alla malga Conseria in Val Campelle, nel comune di Scurelle. Con lui, l’amico di sempre; Renato Costa, attuale presidente della Latte Trento. La malga diventerà la sua seconda casa. Vi lavora per circa vent’anni fino a quando viene colpito da una malattia invalidante che lo costringe, con grande sofferenza, a rinunciare al lavoro del pastore.

«Un lavoro fatto di transumanze, erti pascoli, notti ventose, accudire e governare bestiame grosso e minuto. I figli subentreranno a questo mansione e passione dando così a papà Renato la sicurezza di una tradizione che continua».

Renato decide di restare in Val Campelle. A vivere ogni anno la malga Conseria inventandosi un hobby: ricavare dal legno di betulla piccole stelle alpine. Ancora Fernanda Beozzo. «Al passaggio dei turisti, a loro richiesta, le regalava; fra ringraziamenti e complimenti per la sua creatività. Lo sguardo attento e i sorrisi della nipotina Giada lo conforterà nei suoi giorni più difficili».

Dopo la passione per la pastorizia, quella dell’intaglio del legno. Ancora oggi, presso l’abitazione di famiglia a Roncegno, c’è la sua opera più importante: un capitello ligneo raffigurante S. Antonio abate e i suoi inseparabili animali. Renato Fronza muore nell’estate del 2021. «La stessa malga Conseria, in Val Campelle – ricorda Beozzo - lo troverà anche nel suo ultimo respiro. Il luogo da lui tanto amato, nell’ultimo giorno di luglio, come in cuor suo ha sempre desiderato, lo abbraccerà per l’ultima volta consegnandolo alla volontà del Nostro Padre Eterno».

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