Salute / Polemica

Servizio assistenti sociali accentrato a Pergine, ma è rivolta a Levico e negli altri quattro Comuni interessati

L’ambulatorio serve un bacino di 19 mila persone: una nota comunica il trasferimento, giunta comunale levicense sulle barricate: «La motivazione economica è irrilevante, qui funziona bene»

di Valentina Fruet

LEVICO. Sembra condannato il Servizio socio assistenziale dell’ambito territoriale che comprende i Comuni di Levico Terme, Altopiano della Vigolana, Calceranica al Lago, Caldonazzo e Tenna. L’attuale sede a cui fanno riferimento tutti i residenti di questi comuni, che rientrano nell’ambito due, è a un passo dall’essere chiusa per accentrare il tutto a Pergine stando a quanto emerge dalle comunicazioni ufficiali tra la Comunità di Valle, che gestisce il servizio, e il Comune di Levico, proprietario dell’immobile in cui è dislocata la sede.

«Il Poliambulatorio di Levico, oltre agli altri servizi in convenzione con l’Azienda sanitaria provinciale, ospita anche fin dal 1984, questo fondamentale servizio», ha spiegato l’assessore alla sanità levicense Patrick Arcais che, insieme alla giunta del sindaco Gianni Beretta, ha preso un posizione in netto contrasto con questa decisione improvvisa e calata dall’alto.

«Si tratta di un servizio a cui fanno riferimento ben cinque comuni, un bacino di 19 mila abitanti». E la storia sembra ripetersi: si torna negli anni ‘80 quando, non senza discussioni, fu chiuso l’ospedale di Levico per diventare l’attuale Poliambulatorio che offre i servizi sanitari di base.

Tuttavia, dal fitto dialogo tra amministrazione comunale e Comunità di Valle, emerge la perentorietà della decisione annunciata dai responsabili tramite una nota e sembra che difficilmente la scelta sarà ripresa in considerazione.

Il motivo ufficiale per la chiusura della sede, scrive la Comunità di Valle il 17 agosto, è una «riorganizzazione strutturale approvata durante la deliberazione del bilancio di previsione 2021-2023» che prevede «un accorpamento presso la sede centrale (Pergine n.d.r.) del personale assistente sociale e la costruzione sul territorio di recapiti territoriali», ovvero sportelli a cui possono rivolgersi i cittadini che non sono in grado di spostarsi.

«Il trasloco dalla sede periferica a quella centrale», aggiunge poi la comunicazione, «si dovrà compiere entro giugno 2022». Una scelta ingiustificata secondo Arcais che si preoccupa per questa programmazione di chiusura di un servizio di prossimità largamente utilizzato e apprezzato. «Ad oggi, nonostante le richieste, non mi sono mai stati comunicati i dati complessivi di accesso al servizio per tutto l’ambito territoriale, indipendentemente dal Comune di provenienza; evidentemente i numeri non giustificano la scelta. Solo per quanto riguarda il Comune di Levico, sia nell’anno 2019 che nell’anno 2020 sono state oltre 400 le persone che si sono rivolte alla sede.

Come spesso accade, a pagare le conseguenze della “riorganizzazione” sono i cittadini fruitori di un servizio che funziona bene ed è non solo apprezzato ma fondamentale, soprattutto in questo difficile periodo. Rinunciarvi significa mettere in gravi difficoltà le famiglie».

I cittadini dell’ambito territoriale di competenza infatti rappresentano ben il 35% del totale degli abitanti della Comunità di Valle Alta Valsugana e Bernstol.

«In realtà la questione economica è irrisoria; il fatto è che il servizio di Levico funziona molto bene ed è la punta di diamante nel suo campo. Accorpando si spera di potenziare il servizio della sede centrale che al momento pare essere in difficoltà», ha dichiarato Arcais. «Anche dall’incontro avuto di persona poco tempo fa, non è emerso nulla di positivo, ma si tratta per noi di una battaglia politica e personale che porteremo avanti anche attraverso la Provincia, la Conferenza dei comuni e l’Azienda sanitaria per non far venir meno un servizio importante e non creare disagio alla popolazione. Smantellare un presidio diretto, apprezzato, composto da professioniste per accentrarlo presso un altro Comune e sostituirlo con degli sportelli a cui possono accedere solo alcuni cittadini su appuntamento è inaccettabile».

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