Pinè / Il caso

I dubbi sul progetto del rifugio Tonini: confronto fra Sat e Comune

I tempi per l'apertura del cantiere si allungano ancora dopo le divergenze e le critiche sul progetto architettonico proposto
IL PROGETTO Ecco come sarà il «nuovo» rifugio Tonini
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di Flavia Pedrini

PINÉ. Doveva essere l'ultimo passo, quello che consentiva di staccare l'agognata concessione edilizia per il nuovo Rifugio "Giovanni Tonini". Ma la vetta, per dirla in termini alpinistici, non appare così vicina.

Il via libera da parte del consiglio comunale di Baselga di Piné alla costruzione in deroga al Prg (per destinazione e volumetria), almeno per ora, non arriverà. Non se il progetto della Sat resta quello attuale. Il passaggio formale ancora non c'è stato, ma il sindaco Alessandro Santuari non si nasconde. E non solo per le osservazioni negative arrivate - una dozzina, contro le due positive - dopo il deposito di planimetrie e schede tecniche lasciate in visione presso l'ufficio tecnico comunale.

«Al netto di quelle - spiega - e dei molti commenti arrivati anche attraverso i social, è chiaro un certo dissenso espresso dalla comunità. In questa situazione non ce la sentiamo di avvallare questa scelta», dice.

Che accade ora? Mercoledì pomeriggio, proprio a fronte delle perplessità emerse, è stata la stessa presidente uscente della Sat, Anna Facchini, a contattare il primo cittadino di Baselga, per aprire un dialogo.

«Avevo intenzione di parlarle e alla fine è stata lei a contattarmi - conferma il sindaco -. C'è una disponibilità totale al dialogo e quindi direi che siamo sulla strada giusta. Non c'è alcuna volontà di fare ostruzionismo, né da una parte né dall'altra. La Sat ha compreso che questo progetto è molto sentito dalla nostra comunità e che serve una proposta condivisa.

Anche se si tratta di una struttura privata, la comunità la sente come propria». La strada più rapida, dopo un iter già lungo e complesso, potrebbe essere quella della modifica del progetto attuale. Ma il sindaco di Baselga, come peraltro già suggerito dal consigliere provinciale della Lega, Gianluca Cavada, non esclude nemmeno il concorso di idee: «Non abbiamo ancora deciso come procedere, vedremo nei prossimi giorni, anche dopo che ci saremo incontrati come maggioranza. L'obiettivo, comunque, è quello di contenere i tempi e di rendere una eventuale modifica, la più rapida possibile».

Di volontà di «scegliere insieme il sentiero da fare» parla anche Facchini. Che pure non nasconde una certa amarezza, anche a fronte del lungo iter a cui è stato sottoposto il progetto (già soggetto a modifiche). «Che ci sia possibilità di dialogo è chiaro. La comunità deve farsi sentire, anche in modo costruttivo, non solo attraverso i "leoni da tastiera" sui social. Si guarda insieme una cartina per vedere la strada», osserva. «A gennaio 2019, quando abbiamo fatto la riunione pubblica, quello sembrava il progetto migliore del mondo e tutti auspicavano che potessero partire quanto prima i lavori».

Nel frattempo, però, è cambiata anche l'amministrazione.

«È passata la sensazione - aggiunge - che la scelta progettuale fosse recente, invece era sul tavolo di Sat già all'indomani dell'incendio (28 dicembre 2016 ndr). Il nuovo consiglio della Sat si è dato da fare per accelerare l'iter autorizzativo e promuove anche un incontro pubblico, da cui siamo usciti tutti convinti che mancasse solo la licenza edilizia. Ma credo di avere lavorato nell'ottica di trovare la soluzione migliore e cercando un confronto pubblico con le sezioni, gli uffici competenti, visto che stiamo parlando di un progetto che ha avuto il via libera della Commissione di coordinamento, oltre che del consiglio centrale della Sat. Non abbiamo fatto le cose in modo carbonaro. Ma c'è la disponibilità al confronto».

Ma quali sono le perplessità emerse? «Da una parte - spiega il sindaco - c'è la schiera dei nostalgici, che vorrebbero una ricostruzione fedele. Ma c'è anche chi critica la configurazione architettonica proposta, rispetto ad una varietà di soluzioni moderne, che si inserirebbero meglio nel contesto».

Il progetto attuale prevede che il rifugio sorga sul sedime del precedente (verrà conservato un tratto della muratura e riutilizzato il porfido bruciato per il rivestimento della facciata), con l'utilizzo di materiali locali come il larice e il porfido. L'obiettivo era di concludere l'iter autorizzativo entro l'estate, per poi procedere con la gara d'appalto. Ma i tempi sembrano destinati ad allungarsi.

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