Un nuovo grido di dolore dalla montagna: il mondo del turismo e del commercio è sceso in piazza per ripartire
A Fiera questa mattina la manifestazione con negozianti, albergatori, ristoratori, baristi, rifugisti e maestri di sci, tutti vestiti di nero per lanciare un appello a Provincia e governo centrale
LE FOTO L'esasperazione degli operatori
FIERA DI PRIMIERO. Primiero porta in piazza la sua terza protesta nel giro di un paio di settimane, sempre con pacatezza nei toni, ma ferma e precisa nei contenuti e soprattutto solidale.
Dopo le due manifestazioni contro la chiusura delle scuole e la didattica a distanza, questa mattina, dalle 10,30 alle 12, alcuni rappresentanti delle categorie commerciali e turistiche si sono ritrovati nel centro storico di Fiera di Primiero in un corale appello alla politica provinciale e governativa affinché la montagna sia considerata una microzona, con la possibilità di preservare le attività lavorative affinché si possa garantire la sopravvivenza in un contesto che vive di turismo e legame stretto con la comunità.
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Partita da un coeso gruppo di donne che hanno “vestito” i loro piccoli e riforniti negozi di abbigliamento e moda del centro con carta da pacco oscurando le vetrine per protesta, ha raggruppato albergatori, ristoratori, baristi, rifugisti e maestri di sci, tutti vestiti di nero, tutti pronti a prendere in mano il microfono per far sentire il loro grido di dolore e di affanno.
Ma sono saliti sul palco pure le ragazze e i ragazzi a rappresentare chi, da mesi, non può più utilizzare palestre e piscine.
Certo, chiedono ristori, ma è il lavoro che manca, la possibilità di continuare a rimboccarsi le maniche per uscire da 13 mesi pandemici che non hanno lasciato solo strascichi finanziari, ma pure danni psicologici che tolgono la voglia di guardare con ottimismo al futuro.
L'approfondimento domani sull'Adige.
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