Per i suoi ottant'anni scala il Sass Maor: la festa della guida Gianpaolo Depaoli

di Manuela Crepaz

Promessa mantenuta: la guida alpina emerita Gianpaolo Depaoli ha festeggiato nei giorni scorsi gli 80 anni in famiglia. Non a casa attorno al desco, bensì sulla cima del Sass Maor, a 2.812 metri di quota.

Lo aveva anticipato l’anno scorso al giornale, quando, proprio in occasione del 79° compleanno, aveva avuto l’attenzione dell’Adige per la sua epica impresa alpinistica, riunire tre generazioni di alpinisti portando la nipotina tredicenne sul Campanile Pradidali assieme ad altre tre guide alpine: il figlio Davide, Luca papà di Christine e l’altro nonno Duilio.
Ci aveva confidato di aver anticipato la scalata per gli 80 anni «perché non si sa mai», aggiungendo subito: «Ma per il prossimo anno ho altre mete, il Sass Maor o la Cima del Coro».

E Sass Maor è stato. Accompagnato ancora una volta dalla giovane nipote che dimostra come sangue alpinistico non menta, erano con loro Luca, Davide e alcuni amici. «Da anni ormai non arrampico, era abitudine per me festeggiare i compleanni con un’escursione in qualche rifugio, andando a trovare amici cari per una bella giornata in compagnia ripercorrendo i bei tempi quando c’era ancora la voglia di arrampicare. Poi, il lavoro ha preso il sopravvento (Gianpaolo Depaoli è l’anima del ristorante La Ritonda in Val Canali, ndr), ma l’hanno scorso volevo proprio cominciare a scalare con Christine, è proprio brava».
Detto fatto: una prima ascensione di riscaldamento lo scorso anno col Campanile Pradidali e finalmente l’attacco alla cima simbolo di Primiero. Non a caso, nome scelto da alberghi e ristoranti, nonché dal famoso coro di Primiero.

Partenza dal rifugio del Velo alle nove con il maglione delle Aquile di San Martino di Castrozza e Primiero nonché la spilla del Lions Club sul cuore, alle 12 era in cima seguendo la via normale, aperta nel 1881 dal capostipite delle guide alpine primierotte Michele Bettega con i suoi compagni. Il Sass Maor è una palestra di roccia eccezionale, dove si sono scatenati i nomi più famosi dell’alpinismo. Vanta una una storia di tutto rispetto, con vie spettacolari come la mitica Solleder-Kummer o la Castiglioni-Detassis, ripetute più volte da Gianpaolo - o la Supermatita di Manolo.

E Gianpaolo non ha perso la voglia di ricordare la sua gioventù: «La prima volta che sono salito sul Sass Maor era il 1961, tre anni prima di diventare guida alpina. Allora risiedevo a Forte dei Marmi, dove frequentavo la scuola alberghiera. Tornato a casa, el Rinaldo Zagonel e el Gabro partivano per fare la Solleder. Io mi sono proposto di portar loro le birre seguendo la via normale in libera. Ma quando sono arrivati, io me le ero già bevute tutte e loro hanno dovuto aiutarmi a scendere…».

Gli rinnoviamo gli auguri e lo salutiamo non senza chiedergli a quando la salita sulla Cima del Coro: «Eh, pian, l’è fursi masa lontan. Comunque non metto limite alla provvidenza, vero è che sto molto accorto».
Sarà questo il segreto di tanta energia?

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