Via le greggi da Juribrutto i giovani pastori tornano a valle dopo le predazioni dei lupi

Ora il rischio è concreto: l’abbandono dell’alpeggio estivo, più volte minacciato dagli allevatori, sta diventando realtà. La “desmontegada” degli animali, per alcuni, è cominciata quest’anno con un mese di anticipo, visto che la convivenza tra i grandi predatori e il bestiame non trova ancora una soluzione. 

Come gli allevatori del Lagorai, a malga d’Ezze e malga Stellune, e le loro pecore e manze tartassate dai lupi e dall’orso M49, anche i giovani allevatori primierotti Eleonora Cemin (24 anni di Siror), Matteo Tavernaro (18 anni di Transacqua) e Giovanni Tomas (24 anni di Imer) hanno deciso di dire basta. Dopo l’ultima predazione, avvenuta venerdì scorso a Cima Juribrutto, per le quaranta pecore del loro gregge è già arrivato il momento di ritornare a valle. Due di loro sono state sbranate dal lupo, altri due agnellini sono dispersi. La scoperta delle carcasse è stata fatta venerdì mattina dai forestali, che stavano effettuando un censimento delle pernici bianche sul sentiero che dal Lago Juribrutto porta all’omonima cima. Sul posto sono giunti Matteo (che lavora alla vicina Malga Vallazza) e Giovanni - entrambi già «attaccati» più volte dal lupo negli scorsi mesi - che tra rabbia e sconforto hanno caricato le pecore per riportarle nei prati del fondovalle, dove finiranno di trascorrere l’estate, rinchiuse e segnate dalla paura dell’attacco subito qualche giorno fa.


Le predazioni nella valle di Primiero non sono ormai più una rarità. Negli scorsi mesi se ne sono segnalate anche poco sopra l’abitato di Transacqua, nonostante l’installazione di doppi recinti e delle reti anti lupo. Gli allevatori locali ne hanno le tasche piene e la scelta dei tre giovani allevatori di abbandonare l’alpeggio è stata dettata sì dalla pericolosità di tenere il gregge a facile portata del lupo (anche se ha già colpito vicino alle case), ma è anche il segno di una pazienza che ormai non c’è più.

Michele Tavernaro, che aiuta il figlio Matteo nella gestione degli animali, è sconfortato: «Se il problema non sarà presto risolto, la prima conseguenza sarà che il territorio verrà abbandonato. Non ci sarà più la cura del paesaggio garantita da chi porta gli animali in montagna. Viviamo in una zona dove il turismo è la risorsa principale, le persone che dovrebbero prendere delle decisioni probabilmente non si accorgono che se andiamo avanti così i nostri bei verdi prati diventeranno semplice boscaglia. Noi allevatori siamo stufi di sentire, ogni volta che avviene una predazione, le persone che ci dicono: “tanto la pecora ti viene risarcita”.

La gente comune non capisce cosa provano gli animali dopo essere stati a contatto con un predatore. Ci vogliono anni per far sì che le pecore siano addomesticate e seguano il loro padrone, poi passa il lupo, si preda delle bestie migliori e bisogna ricominciare da capo. Non si può più convivere, è ora di trovare una soluzione, sono troppi i punti interrogativi sulla gestione di questi predatori. Forse, prima di provare a risolvere il problema, si vuole aspettare che attacchino anche l’uomo».

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