Transacqua, il lupo arriva vicino al paese e sbrana una pecora di Simone Scalet

di Manuela Crepaz

Lui è Simone Scalet, ha 34 anni e da due alleva capre e pecore per passione. Giovedì mattina, la macabra scoperta, vicino alla casa di mamma e papà, a due passi dal centro di Transacqua: una delle sue 15 pecore era stata sbranata nella notte dal lupo. Probabilmente lo stesso che a metà aprile ne aveva predata un’altra poche centinaia di metri più su, in località Lach.

Quest’inverno i lupi si sono avvicinati ai centri abitati a più riprese, un esemplare è stato pure filmato a poche centinaia di metri dal paese di Mezzano, mentre faceva razzia di ovini.
Questa volta però l’assalto ha fatto scalpore, destando allarme nella popolazione perché il canide è arrivato in un recinto adiacente le case, dove abitano famiglie con bambini, che passano il tempo a scorrazzare su e giù per i prati.
È saltato nel recinto, ha assalito una pecora, si è preso il tempo di sbranarla in maniera chirurgica lasciando solo le interiora, la testa e le zampe, proprio sotto la luce del lampione, lungo la strada principale. Poi se n’è andato con un altro balzo senza intaccare le reti.
Simone Scalet è sconcertato: «La situazione lupo in Primiero si sta facendo seria. Ce ne sono molti in valle, più di quanti si creda. Già da un paio d’anni, con il suo ritorno, molti hanno abbandonato l’idea di “montegar” e portare gli ovini allo stato brado nei pascoli d’alta quota nei mesi estivi, una tradizione che da secoli andava avanti, e siamo costretti a tenerle nei recinti vicino al paese. Qui siamo tanti che alleviamo pecore e capre per passione e per hobby e, come quasi tutti sanno, teniamo puliti i prati e i vari fondi che altrimenti sarebbero abbandonati. Utilizziamo infatti suoli non appetibili ai contadini, perché i trattori non ci arrivano e gli animali farebbero buchi profondi. Se nessuno li utilizzasse, il bosco arriverebbe sempre più vicino alle case. Purtroppo anche questa soluzione sta diventando insostenibile, visto che il numero di lupi presenti inizia a diventare consistente. Il prossimo passo, se la situazione va avanti in questa direzione, sarà abbandonare questo tipo di allevamento con ricadute negative sulla conservazione del territorio e non solo».

Simone aggiunge: «A livello locale la popolazione comprende le nostre preoccupazioni, ma in generale la “vox populi” sta dalla parte del lupo. Ci consigliano doppi recinti, recinti anti lupo, ci dicono di riportare i capi nella stalla la notte… tutte soluzioni poco applicabili. E intanto la montagna viene abbandonata, perdendo le tradizioni secolari dell’utilizzo del suolo. Io portavo gli animali allo stato brado in località Palughet d’estate, ma mi è stato vivamente sconsigliato causa presenza del lupo. Bene, anche quella zona sarà abbandonata, salvo poi tra qualche anno rilevare la necessità di costosi interventi».
Solidale Giacomo Broch, presidente degli allevatori di Primiero: «Se il lupo è arrivato vicino alle case, dove si spingerà? Nei giardini privati? Confermiamo la nostra preoccupazione, ora il lupo, è acclarato, non vive più solo nelle zone alte, gira nella primissima cerchia del paese. Finora fa predazioni tra gli ovini di proprietà degli hobbysti, e non è secondario, perché il loro servizio sul territorio e per il territorio è fondamentale, perché i piccoli allevatori mantengono fondi che altrimenti sarebbero abbandonati».
E un’ultima parola la chiede Simone Scalet: «Sento spesso dire “saralo che par na feda, tanto i te la paga”. Volevo ricordare che per noi è come un altro animale domestico, cane o gatto che sia, e vorrei sfatare il mito che le pecore sono tutte uguali. Per 5 mesi durante l’inverno, mattina e sera, se va a guernarle e per il resto dell’anno le controlliamo al pascolo: c’è quindi anche un valore affettivo, perché ci guida la passione».

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