I lupi fra Barco e S. Giuliana affollato incontro con gli abitanti "Non c'è odio, ma fanno paura"

di Valentina Fruet

Ha attirato l’interesse della popolazione di Levico la serata di presentazione del fenomeno lupo che nelle frazioni di destra Brenta del Comune valsuganotto è stato avvistato ripetutamente negli ultimi mesi, fotografato e filmato. I cittadini che si sono riuniti mercoledì sera nella sala dell’oratorio di Barco sono stati tantissimi e hanno ascoltato con attenzione la presentazione completa e dettagliata del dottor Claudio Groff, maggior esperto di grandi carnivori della Provincia di Trento, l’intervento dell’assessore all’agricoltura Giulia Zanotelli, dei custodi forestali Giorgio Zattoni e Gabriele Vettori e del primo cittadino di Levico Gianni Beretta. «Il lupo è sempre stato parte dell’ecosistema alpino ma per 150 anni, un tempo brevissimo nella storia della specie, è sparito per questo non siamo più abituati: la prima segnalazione in territorio trentino è stata nel 2009 e da allora - ha spiegato Groff - i branchi che si muovono nella regione e nelle aree limitrofe sono cresciuti a 7 nel 2018, e hanno raggiunto i 10 nel 2019». Il ritorno del lupo è dovuto al generale abbandono dei boschi da parte dell’uomo negli ultimi 30 anni, che ha portato ad un aumento di ungulati, fatto che ha attirato i grandi predatori. Il gruppo che è stato avvistato tra la Vigolana e Levico è «un branco di massimo 7 animali che coprono un territorio della grandezza tra i 20 e i 25 mila ettari; dovrebbe trattarsi di un gruppo familiare che ha trovato una riserva da caccia favorevole. Lo dimostrano le predazioni di muflone tra Levico e Caldonazzo, circa 30 esemplari». Queste le parole del forestale Gabriele Vettori, responsabile per la prevenzione dei danni da lupo nel territorio dell’Alta Valsugana. Gli esperti hanno dato la loro massima disponibilità nell’aiutare i residenti che fossero spaventati dalla presenza di uno o più esemplari nelle immediate vicinanze delle case. Nel caso in cui manifestassero interesse verso un’abitazione in particolare, hanno detto i forestali, «contattateci senza esitare e condurremo dei rilievi per vedere cosa li attrae». Importantissimo però, hanno sottolineato, «non lasciare residui di natura animale e non abbandonare rifiuti; questi infatti possono non solo attirare il lupo ma anche abituarlo all’odore umano, rischiando poi che nella bestia che ha trovato un pasto facile possa venir meno la caratteristica diffidenza delle specie che fa sì che da oltre un secolo non si verifichino aggressioni». Avvertiti quelli che abbandoneranno rifiuti nella zona che potranno incorrere in multe salate fino a 750 euro, 600 per abbandono di rifiuti e 150 per disturbo della fauna selvatica. Se è vero che dal 1800 non si verificano aggressioni all’uomo bisogna però tener presente che «quando si parla di lupi non esiste il rischio zero» ha detto Groff «e non può essere quindi del tutto escluso che questa specie mostri comportamenti aggressivi nei confronti dell’uomo». Nonostante le informazioni, i residenti restano impauriti e si sentono «privati delle loro libertà: non possiamo più passeggiare per il bosco in tranquillità con il cane e non ci fidiamo più a uscire la sera». Non sono contro i lupi i residenti di Levico e frazioni, ma verso il fenomeno di ritorno di questi animali c’è diffidenza che ad ogni avvistamento si trasforma in paura, con i cittadini che si trovano ad affrontare «una cosa nuova che può spaventare fino a che non si trova il giusto equilibrio. Noi non viviamo in città» hanno spiegato alcuni dei presenti «le nostre case spesso confinano con il bosco e sentire gli ululati fa paura e ci tiene bloccati in casa». Non si fidano più a uscire, si sentono in trappola e si chiedono: «Dobbiamo restare noi relegati nelle nostre case oppure devono essere meglio contenuti i lupi per permetterci di avere di nuovo la nostra libertà?»

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